L’epifania è una festa dei popoli

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Celebrazioni Eucaristiche presiedute dai vescovi, momenti di incontro e festa: è avvenuto nelle feste dei Popoli promosse nelle diocesi italiane sono avvenute lunedì 6 gennaio, solennità dell’Epifania; popoli che diventano un popolo solo, ‘il popolo di Dio’.

A Torino mons. Cesare Nosiglia ha incentrato l’omelia sulla parola ‘luce’, come narra il vangelo di Giovanni: “C’è in questa espressione un messaggio decisivo per noi tutti, per la Chiesa e per l’umanità. L’incarnazione   del Signore ci rivela lo scambio di doni tra Dio e la nostra umanità: Dio si fa carne e dunque riceve da noi mediante Maria sua Madre la nostra stessa umanità. A sua volta Lui ci dona la sua divinità e ci unisce a sé facendoci diventare figli di Dio. Sì, Il Verbo di Dio non solo si è fatto uomo ma si è unito ad ogni persona umana fino a identificarsi con ciascuno di noi”.

Quindi tutte le parole sono annullate dall’avvenimento di Dio fattosi uomo: “Qui sta il cuore del messaggio cristiano. Dio non si è rivelato solo con parole orali o scritte, proclamate da un profeta di turno che dice di parlare in suo nome. Dio è passato dalle parole alla Parola fatta carne nella persona del Figlio suo unigenito diventando uno di noi, in carne e ossa, sentimenti, cuore , dolori e speranze come è ciascuno di noi”.

La manifestazione di Dio al mondo indica la manifestazione di vita: “Dio ci insegna, dunque, cosa significa vivere il quotidiano con realismo e responsabilità e trarre dalle concrete esperienze di vita motivo di gioia e di sofferenza, di vita e di morte, di delusione e di speranza.

Niente di ciò che è umano il Figlio di Dio ha disprezzato o rifiutato. Solo il peccato gli è stato estraneo, ma non ha esitato anche a farsi carico del peccato di tutti per liberare l’uomo da questa schiavitù che lo priva della sua vera umanità e lo priva della sua piena libertà”.

E la festa dei popoli nella festività epifanica indica l’universalità della salvezza: “Operare e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali, che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia superando discriminazioni, indifferenza, rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile:

il diritto alla cittadinanza   in primo luogo a partire dai minori nati nel nostro Paese, il diritto al lavoro che in questo tempo di crisi sta diventando sempre più precario o è assente del tutto, alla casa,   il diritto alla scuola per i ragazzi alla salute e così via; diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo”.

Da Milano mons. Mario Delpini ha parlato di una festa condivisa, perché è un invito a mettersi in viaggio: “L’unica meta indicata dalla stella ha convinto a percorrere insieme l’unica strada, mantenendo l’unico passo. La speranza che si affida alla promessa diventa il cammino di un popolo: insieme per perseverare nella lunga pazienza che è la storia”.

Per questo la Chiesa è temuta dagli Erodi della storia: “La Chiesa è sale e lievito, invocazione di giustizia e coraggio della testimonianza se è unita, un cuor solo e un’anima sola, anche per far fronte alle ingiustizie e alle cattiverie della prepotenza. Quale grazia è stata concessa dalla grandissima gioia di adorare il bambino!.. Intorno al bambino i popoli radunati cantano insieme le lodi del Signore”.

La Messa dei popoli celebrata nella cattedrale bolognese nella festa dell’Epifania, presieduta da mons. Matteo Maria Zuppi, ha espresso la manifestazione della luce del Signore a tutto il mondo: “Gesù è la luce. Quanto abbiamo bisogno di questa luce, come quando siamo nell’oscurità, costretti dalle situazioni a camminare a tentoni, senza riuscire a distinguere il cammino, come dei ciechi che vogliono vedere.

Abbiamo bisogno di luce nell’oscurità grande della malattia e in quella più grande e definitiva della morte, che inghiotte la vita dei nostri cari e anche la nostra. Abbiamo bisogno di luce nelle tenebre fitte della guerra che cancella interi paesi con la violenza che non fa riconoscere più l’uomo perché è solo un nemico.

Nel buio aumentano le paure, anzi tutto ci mette angoscia, appare minaccioso perché noi non siamo più niente e sembra nessuno ci riconosca più. Alzati! Rivestiti di luce. E’ per te. Questo amore è per te, diventa la tua luce e tu stesso diventi raggiante, perché l’amore accende la vita, la rende luminosa. Ci viene affidata per tenerla in alto, non per nasconderla tenendola per sé, ma mostrarla con gioia a tutta la casa.

I magi cercano proprio quella luce, quella che la stella nel cielo mostra ma che troviamo sulla terra. Siamo tutti magi e sono tutti magi, viandanti che non vogliono restare sul loro divano, ma affrontano con umiltà rischi e fatiche di chi cammina”.

Da Trieste mons. Giancarlo Crepaldi ha incentrato l’omelia sulla manifestazione di Dio: “Il Verbo fatto carne nell’evento di Betlemme, la Parola che era preesistente accanto al Padre e allo Spirito Santo e per mezzo della Quale era stato creato il mondo, il Verbo della vita ora si rende manifesto per dare salvezza al mondo intero.

Tale manifestazione attira e unifica tutti i popoli, creando unità e comunione e mostrando a ciascuno di essi, come pure ad ogni singolo soggetto umano, che Dio è Padre che genera figli per Sé che si riconoscono come fratelli e sorelle tra di loro. Tutto ha origine nella casa di Betlemme che, dopo i pastori, viene raggiunta dai Magi i quali, con atti di prostrazione, adorazione e donazione, professano la loro fede in Gesù, il Dio-Bambino, Signore, Re e Salvatore di tutti e di tutto”.

Mentre dall’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, ha sottolineato il rapporto tra la città e la casa: “L’Epifania, la manifestazione del Signore non può renderci indifferenti alla costruzione di una città-casa, dove ognuno incontri la via, la verità, la vita del Natale. E un ultimo aspetto sottolinea il cammino dei Magi: il dono.

Una città-casa accoglie i doni di chi arriva riconoscendo in essi la verità di un incontro. Il dono è il segno con cui riconosciamo l’altro: come amico, in un momento importante della sua vita, in un tempo di difficoltà.

Una città-casa promuove il volontariato, cioè il di più che una persona regala alla città, alle persone diverse di una città: al povero, al malato, al giovane e all’anziano, alla famiglia e all’impresa sociale. Una città-casa promuove la cittadinanza, perché riconosce il cammino delle persone come la realtà che trasforma, cambia la città, la apre al nuovo valorizzando anche l’antico”.

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