Una costatazione, una riflessione, una considerazione, una proposta e l’elogio della sedia gestatoria

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“Elogio della sedia gestatoria
A seguito dell’episodio che ha visto Papa Francesco stizzito per essere stato strattonato da una fedele, a molti è finalmente parso – meglio tardi che mai – che manchi qualcosa: per alcuni si è persa la pazienza, per altri l’educazione, per altri ancora la devozione. Dato che ritengo si siano smarrite tutte queste cose, proporrei – a mali estremi, estremi rimedi – la riscoperta della sedia gestatoria. Per tante ragioni.
Anzitutto perché il Santo Padre è, di fatto e di diritto, un monarca assoluto (e un trono mobile ben gli sta), in secondo luogo perché l’abbandono di quella sedia alla Chiesa non ha portato affatto bene (chiese e seminari si sono desertificati), inoltre abbatte le disparità tra fedeli vicini e lontani (tutti devono poter vedere il Papa, così che egli tutti benedica) ed è perfino rispettosa dell’ambiente (ingombra e inquina meno di ogni papamobile).
La sedia gestatoria non può neppure essere accusata d’essere arnese da papi cattivi e preconciliari (l’ultimo a mostrarsi su di essa fu Giovanni Paolo I), e comunque non dovrebbe essere rispolverata sempre, ma solo in alcune occasioni. Quante? Quelle che servono a ricordare a tutti che il Papa non è un «amicone», la Chiesa non è una Ong e il Cristianesimo è sì qualcosa a misura d’uomo, ma non troppo. Richiede pur sempre, a ciascuno di noi, di alzare lo sguardo” (Ricky Fox).

“Sono completamente d’accordo anche perché il Santo Padre fa fatica a camminare e muoversi, si vede. Anche se, da quel che si dice, Sua Santità è contraria! Secondo la mia modesta opinione potrebbe essere una soluzione acuta perché le lunghe camminate aggraverebbero ancor di più un andatura precaria. Credo sia un rimedio ormai necessario se vogliamo preservare la incolumità fisica di Sua Santità Papa Francesco” (Vincenzo Dalli Cardillo).

“Questo scendere in piazza, in mezzo alla gente comune e ai fedeli più accesi, da parte del Santo Padre, comporta inevitabili mescolannze e contraddizioni. Da che mondo è mondo si è sempre creata la distanza tra i fedeli e la Santità. Eliminata questa condizione, è facile andare incontro a questo ed altro. È arduo mantenere due piedi in una staffa. Il Santo Padre potrebbe evitare certe sorprese, rimettendosi sul trono che gli compete, come vuole la tradizione” (Rubens Pitt).

Già per San Giovanni Paolo II fu fatta la stessa costatazione, riflessione, considerazione, proposta. Fu scartata la sedia gestatoria (come anche la sedia a rotelle, ma non da lui) e furono escogitate delle “soluzioni” più o meno felici. In alcuni casi le “invenzioni” furono disastrose, come per esempio il piccolo ascensore rudimentale montato sulla papamobile (che pochi hanno potuto vedere in funzione – anche perché nascosto dietro le tende al ridosso del palco papale e anche perché fu velocemente abbandonato – e i laceranti dolori che trasparivano dal volto del Santo Padre nel usarlo).

La sedia gestatoria veniva utilizzata soprattutto in occasione delle cerimonie solenni, quali l’incoronazione del nuovo Sommo Pontefice, a partire dal XVI secolo. Oltre a queste occasioni, a seconda dei tempi e dei pontefici, la sedia gestatoria venne utilizzata in altri avvenimenti, anche meno solenni, come le udienze e gli incontri con i fedeli, per rendere meglio visibile il Papa a tutti.

Erano usati diversi tipi di sedie gestatorie, più o meno ricche, a seconda della solennità del momento in cui venivano utilizzate.

Papa Giovanni Paolo I, che inizialmente aveva deciso di sospenderne l’uso, venne convinto a riutilizzarla, con la motivazione di essere più facilmente visibile ai fedeli.

Dal 1978, a partire dal pontificato di San Giovanni Paolo II, l’utilizzo della sedia gestatoria fu abbandonato, purtroppo. Sarebbe ora ritirarla fuori dai musei.

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Per quanto riguarda le accuse mosse al Servizio di sicurezza vaticano, da leggere il commento della vaticanista Franca Giansoldato del Messaggero, su Ilgazzettino.it del 3 gennaio 2019: “L’episodio del giorno di San Silvestro a San Pietro – in cui si vede il Papa assestare due schiaffi (a Roma si direbbe due ‘pizze’) sul dorso della mano di una signora decisamente esaltata e molesta – ha di nuovo messo in evidenza i rischi che il pontefice corre ogni volta che si trova in mezzo alla gente senza avere alcun filtro. Già, perché a non volere accanto a sé un cordone di protezione e di guardie del corpo è lui stesso, allergico alle strette misure di sicurezza. Sin dal primo momento del pontificato Francesco si è lamentato per l’ossessione ai dispositivi previsti a difesa della sua persona.
A lui piace più godere della libertà nei movimenti e avere un contatto diretto con le persone. Anche se questo a volte è difficile da gestire. L’emozione e l’entusiasmo dei fedeli gioca brutti scherzi. Durante le udienze generali o in mezzo alle folle sterminate e scomposte dei viaggi esteri, la moderazione o l’educazione della gente che entra in contatto con il Papa, esattamente come è accaduto alla signora asiatica che ha strattonato violentemente Francesco, va a farsi benedire. Il Papa lo sa ma tira dritto. In Vaticano però ormai nessuno osa contrastarlo su questo terreno e i suoi collaboratori hanno imparato a conoscere bene il carattere impetuoso e spontaneo di Bergoglio.
Preso dalle circostanze a volte si lascia andare a gesti fuori dal protocollo. Gli è capitato, per esempio, di fermarsi a raccogliere galantemente la borsetta caduta ad una anziana signora (è successo nell’Aula Paolo VI) o ad assistere una poliziotta caduta da cavallo, facendo bloccare improvvisamente l’intero corteo papale durante il viaggio in Cile. Poi però al tempo stesso il Papa si è visto che si sottraeva spazientito al baciamano (previsto dal protocollo) nella basilica di Loreto.
Stavolta la mancanza di pazienza lo ha portato a difendersi come poteva dall’irruenza fastidiosa della pellegrina asiatica. A Napoli gli era, invece, toccato tenere a bada l’assalto molesto di un gruppo di suore carmelitane. Per fortuna quella volta stava seduto su uno scranno e non ha perso l’equilibrio mentre, invece, l’altro giorno a San Pietro poteva davvero essere trascinato in terra. La sua reazione è stata umana. Quasi spaventata. Certamente una debolezza, come lui stesso ha ammesso pubblicamente. Ma del resto capitava anche a Papa Wojtyla – ora San Giovanni Paolo II – quando perdeva le staffe con i suoi aiutanti e non era difficile sentire la sua voce baritonale alzarsi di qualche decibel nell’appartamento pontificio.
Esporsi alla folla senza avere sufficienti paracaduti resta però uno dei rischi maggiori per il Papa anche se da questo orecchio non ci sente. La scorta è stata da tempo ridotta all’osso e se fosse per lui la ridurrebbe ancora. Ai giornalisti in diverse occasioni, tornando dai voli papali, ha spiegato di non avere paura di subire attentati e nemmeno il gesto di qualche folle. Il suo timore non è tanto per la sua vita ma per quella degli altri.
Ieri il sito Vatican News minimizzava sull’accaduto mettendo in evidenza che la confessione del Papa all’Angelus è stato un fatto «bello» perché ha avuto «il coraggio di ammettere la propria debolezza, chiedendo scusa davanti al mondo per il gesto d’impazienza che ha avuto durante la visita al presepe in Piazza San Pietro».
Ci sarebbe, invece, da chiedersi se la confessione non sia stata studiata a tavolino per tamponare l’evidente distanza, quasi una contraddizione, tra il gesto impulsivo del giorno prima – avere alzato le mani stizzito su una donna invadente e petulante – e la bellissima omelia di Capodanno a San Pietro contro tutte le forme di violenza sulle donne.

Papa Pio XII sulla sedia gestatoria nelle strade di Roma per la Festa dell’Immacolata, 8 dicembre 1939.

Sedia Pontificale Gestatoria, Hexaphorum, Sella gestatoria apostolica, Sedes portatilis Papalis
[Tratto da “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni” di Gaetano Moroni, Vol. LXIII, Venezia, 1853, pp. 195-201]
Le Sedie vescovili furono dalla Chiesa stabilite in luogo eminente perché il vescovo ivi giudichi e scorga il popolo e lo sorvegli e quello veneri la maestà del prelato, quindi con maggiore ragione il Trono portatile del Papa, capo della Chiesa Universale è giusto di portarsi sollevato in alto dai suoi famigliari […] Questo rito antichissimo fu introdotto e mantenuto non mai per fasto vanità ed orgoglio, come declamarono gli eterodossi, i novatori e tutti quanti i nemici della Sede Apostolica con invettive e detrazioni ma sibbene per quanto rimarcai e per indizio di pastorale e universale vigilanza sopra i fedeli come avverte il Magri nel Hierolexicon verbo Sellare o sedia ove il Papa si porta in certi giorni solenni dicendosi Sellari o Lettigari i portatori secondo l’Ordine romano. Dappoichè se il vescovo altro non è per i greci che Superinspector ac invigilans, ed essendo il Papa vescovo dei vescovi ben conviene ch’egli sia condotto sedia più eminente e si faccia vedere ai suoi sudditi spirituali come fanale della fede. Tutto spiega a meraviglia mg. Stefano o Stevano dicendo che il Papa è portato in sedia gestatoria “ut populum ovesque Christi sibi creditas circumspicere eisque fausta precatione benedicere et populi rursum illum in sublimi loco praesidentem commode spectare et ex vultu pastorem possent agnosccre ut inde protestationem fidei conciperent maximam quoties aspicerent Christi Vicarium et Petri in eo quasi Throno gloriae successorem“. Si legge nella Vita del p. Possevino gesuita (par. I, p. 262) da Gregorio XIII mandato nunzio allo zar di Russia Ivan IV (o Basilio) che, censurando questi il rito rispose il nunzio: Se in certi giorni particolari il sommo Pontefice si fa portare in seggia ciò non fa egli per fasto o per morbidezza ma per benedire il popolo adunato in certe feste più solenni né lo benedice già in suo nome ma nel nome della Ss. Trinità. Del rimanente egli tratta e passeggia senza contegno con quelli cui esso onora di sua confidenza e spesso in ispirito di religione e di pietà va per Roma a piedi a visitare i luoghi santi come facevano gli antichi Papi (ond’ebbe origine il Letto de paramenti). Dice l’altro gesuita p Bonanni (Numismata Pontificum, t. 2, p. 739), illustrando la medaglia in cui è rappresentato il ven. Innocenzo XI portato in S. Pietro nella sedia gestatoria e in atto di benedire, che non è degno di rimprovero che il capo de fedeli sia portato non dai baroni ma dai suoi stessi sediari e palafrenieri e ciò solamente nei giorni più solenni allorché egli va ornato dei molti paramenti pontificali non potendo con essi comechè pesanti, condursi a piedi per la calca del popolo affollato, il quale non l’avrebbe altronde ravvisato nell’atto di essere benedetto da lui; aggiungasi a tutto ciò il doversi affaticare nelle lunghe cerimonie, l’avanzata età che per l’ordinario accompagna i sommi Pontefici e sarà giustificato il rito della sedia gestatoria.
Ed io osserverò ad onore dei Papi che tra le cerimonie della Coronazione, mentre il Papa nel mezzo della basilica Vaticana procede in sedia gestatoria per tal funzione, hanno conservato quella in cui per tre volte si brucia innanzi a lui la Stoppa e tre volte gli si dice Sic transit gloria mundi. Quindi e sedendo sulla sedia gestatoria si recitano sul Papa le orazioni per l’imposizione del Pallio pontificio, suprema insegna della sua giurisdizione, indi vi rìceve il Presbiterio pro missa bene cantata e poi nella gran loggia Vaticana viene coronato col triregno sul trono appositamente eretto donde imparte la solenne benedizione, mentre le altre in seguito tutte le dà dalla sedia gestatoria.
[…] Già a Sedia rilevai che i romani usarono le sedie curuli, ch’erano piccole sedie gestatorie: i loro schiavi le portavano in spalla con due stanghe infilate negli anelli laterali. La Cattedra di s Pietro di avorio è una di tali sedie curuli portatili e nel rame pubblicato col Ragguaglio dal cardinal Wiseman, si vedono due anelli o maniglie di ferro per parte, per mezzo dei quali si trasmettevano due aste o sbarre per portarla, ed è chiamata Gestatoriam sellam apostolicae confessionis da Ennodio vescovo di Pavia e da altri Cathedram ligneam ebore ornatam. Servì sino al secolo XIV per intronizzarsi il nuovo Papa e poscia fu lasciata alla venerazione dei fedeli nel centro dell’abside del tempio Vaticano.
[…] Antichissima fu l usanza praticata dai Gentili di elevare in alto e portare alla vista del popolo quelli i quali eleggeva per capi o condottieri di esso o degli eserciti, come si legge di Giuliano l’Apostata che eletto imperatore impositus scuto pedestri et sublatus eminens populo silente Augustus renunciatus jubebatur diadema proferre come riporta Appiano. Tacito poi riferisce Impositusque scuto more gentis et sustinentium humeris vibratus dux eligitur. Né solamente gl’imperatori ma i prefetti di Roma comparivano in un carro mentre erano acclamati dal popolo. Anche i sacerdoti antichi e le vestali per onore furono portati in alto. Molti scrittori investigarono l’origine della sedia gestatoria nel Romano Pontefice osservando non solo il ricordato costume degli antichi romani ma quello pure d alcune nazioni, come di Clodoveo I re dei Franchi, nel declinar del V secolo di portare in alto sopra uno scudo il loro principe […] Anche l’imperatore della Cina è trasportato in alto in una specie di sedia da 8 uomini come si vede in molte stampe cinesi, oltre i palanchini usati dai mandarini e da altri. Anticamente la sedia gestatoria l’usarono diversi vescovi ed il concilio di Braga del 675 descrive quella su cui i vescovi erano portati dai leviti quando andavano alla chiesa. Secondo l’antico stile della chiesa Gallicana i vescovi novelli erano trasportati in una sedia d’oro o dorata, sostenuta dalle mani di altri vescovi come testifica Eddione nella Vita di Wilfrido arcivescovo di York morto nel 709 […] .
Si è dunque usato fino dai tempi i più remoti che i vescovi fossero portati in sedia sulle spalle non solo di nobili personaggi ma sino di altri prelati: ripeterò dunque ch’era molto più convenevole che ciò si facesse col Pastore dei pastori perché possa benedire i popoli nella moltitudine che si reca a ossequiarlo e meglio vedere l’ovile di tutto il gregge cattolico alla di lui cura commesso.

Foto: Papa Giovanni Paolo I prende possesso della Cattedra di Roma a San Giovanni in Laterano, 23 settembre 1978.

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