Papa Francesco ha affidato Roma all’Immacolata Concezione

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Come da tradizione papa Francesco si è recato a Santa Maria Maggiore, per una preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani, accompagnato dal card. Angelo de Donatis, vicario per la diocesi di Roma, per un omaggio floreale alla Madonna.

Papa Francesco ha recitato la preghiera da lui composta per l’Atto di venerazione dell’Immacolata: “Tu, Madre, ci rammenti che non è la stessa cosa essere peccatori ed essere corrotti: è ben diverso. Una cosa è cadere, ma poi, pentiti, confessarlo e rialzarsi con l’aiuto della misericordia di Dio. Altra cosa è la connivenza ipocrita col male, la corruzione del cuore, che fuori si mostra impeccabile, ma dentro è pieno di cattive intenzioni ed egoismi meschini”.

Papa Francesco ha affidato alla Madonna tutti gli uomini e le donne: “Tu, Madre, ci ricordi che noi siamo peccatori, ma non siamo più schiavi del peccato! Il tuo Figlio, con il suo Sacrificio, ha spezzato il dominio del male, ha vinto il mondo. Questo narra a tutte le generazioni il tuo cuore terso come cielo dove il vento ha dissolto ogni nube”.

Ha chiesto alla Madonna di discernere tra peccato e corruzione: “Quanto bisogno abbiamo di essere liberati dalla corruzione del cuore, che è il pericolo più grave! Questo ci sembra impossibile, tanto siamo assuefatti, e invece è a portata di mano”.

Ed ha affidato alla Madonna la città: “Per questo, o Vergine Maria, oggi io ti affido tutti coloro che, in questa città e nel mondo intero, sono oppressi dalla sfiducia, dallo scoraggiamento a causa del peccato; quanti pensano che per loro non c’è più speranza, che le loro colpe sono troppe e troppo grandi, e che Dio non ha certo tempo da perdere con loro.

Li affido a te, perché tu non solo sei madre e come tale non smetti mai di amare i tuoi figli, ma sei anche l’Immacolata, la piena di grazia, e puoi riflettere fin dentro le tenebre più fitte un raggio della luce di Cristo Risorto”.

Infine papa Francesco ha affidato i peccatori all’Immacolata Concezione: “Per questo, o Vergine Maria, oggi io ti affido tutti coloro che, in questa città e nel mondo intero, sono oppressi dalla sfiducia, dallo scoraggiamento a causa del peccato; quanti pensano che per loro non c’è più speranza, che le loro colpe sono troppe e troppo grandi, e che Dio non ha certo tempo da perdere con loro”.

Ha concluso la preghiera con un ringraziamento alla Madonna: “Ti ringraziamo, Madre Immacolata, di ricordarci che, per l’amore di Gesù Cristo, noi non siamo più schiavi del peccato, ma liberi, liberi di amare, di volerci bene, di aiutarci come fratelli, pur se diversi tra noi – grazie a Dio diversi tra noi!

Grazie perché, col tuo candore, ci incoraggi a non vergognarci del bene, ma del male; ci aiuti a tenere lontano da noi il maligno, che con l’inganno ci attira a sé, dentro spire di morte; ci doni la dolce memoria che siamo figli di Dio, Padre d’immensa bontà, eterna fonte di vita, di bellezza e di amore”.

Nell’Angelus il papa aveva sottolineato la bellezza del dogma dell’Immacolata Concezione, stabilito da papa Pio XII: “Maria non si perde in tanti ragionamenti, non frappone ostacoli al Signore, ma con prontezza si affida e lascia spazio all’azione dello Spirito Santo. Mette subito a disposizione di Dio tutto il suo essere e la sua storia personale, perché siano la Parola e la volontà di Dio a plasmarli e portarli a compimento.

Così, corrispondendo perfettamente al progetto di Dio su di lei, Maria diventa la ‘tutta bella’, la ‘tutta santa’, ma senza la minima ombra di autocompiacimento. E’ umile. Lei è un capolavoro, ma rimanendo umile, piccola, povera. In lei si rispecchia la bellezza di Dio che è tutta amore, grazia, dono di sé”.

Ha sottolineato che si è professata la ‘serva del Signore’: “Il ‘sì’ di Maria a Dio assume fin dall’inizio l’atteggiamento del servizio, dell’attenzione alle necessità altrui. Lo testimonia concretamente il fatto della visita ad Elisabetta, che segue immediatamente l’Annunciazione. La disponibilità verso Dio si riscontra nella disponibilità a farsi carico dei bisogni del prossimo.

Tutto questo senza clamori e ostentazioni, senza cercare posti d’onore, senza pubblicità, perché la carità e le opere di misericordia non hanno bisogno di essere esibite come un trofeo. Le opere di misericordia si fanno in silenzio, di nascosto, senza vantarsi di farle. Anche nelle nostre comunità, siamo chiamati a seguire l’esempio di Maria, praticando lo stile della discrezione e del nascondimento”.

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