Rapporto ‘Povertà a Roma: un punto di vista’: città povera

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Gli ‘equilibristi della povertà’ sono le persone che hanno un reddito sufficiente a pagare un affitto o anche un mutuo, ma che riescono a malapena a pagarsi di che mangiare o a pagare le utenze. Una vulnerabilità che li fa camminare costantemente sull’orlo del precipizio della povertà vera e propria, in cui cadono di fronte a imprevisti anche minimi.

E’ questo il dato emerso dal terzo Rapporto ‘Povertà a Roma: un punto di vista’, realizzato dalla Caritas di Roma e presentato al Vicariato di Roma. La pubblicazione, 188 pagine ricche di dati e infografiche, riporta un quadro generale della situazione socio-economica della Capitale e tre ambiti di approfondimento su sovraindebitamento delle famiglie, l’esigibilità dei diritti e il problema casa.

Non manca anche un report sull’attività dei 157 centri di ascolto promossi dalle parrocchie romane.

Dal dossier risulta che diminuiscono i romani: nel 2018 la capitale perde 16.605 abitanti, in particolare nel primo municipio. Ma, soprattutto, invecchiano: l’indice di vecchiaia nel 2018 era 170 over65enni ogni 100 minori under14enni. Nel 2014 l’età media era di 44,7 anni, nel 2017 arriva a 45,3, con punte di 47,1 anni nel primo municipio, di 47,2 nel XII, di 47,3 nell’VIII. L’incidenza della popolazione straniera è a Roma di 13,4% a fronte di Milano con il 19,8 %, Firenze con il 16,3 %, di Torino con il 15,1%.

I municipi con maggiore popolazione straniera (superiore alle 30.000 persone) sono il VI con 45.350 e il V con 42.555.Peraltro il 44 % degli stranieri proviene da un Paese europeo, il 33% da uno asiatico, il 12% da uno africano e l’11% da uno americano. Sono dati che fanno emergere la sovrarappresentazione del fenomeno immigrazione realizzata dai media.

Inoltre circa il 40% della popolazione romana ha un reddito fino ad € 15.000, un altro 40% tra € 15.000 ed € 35.000. Solo il 17,5% della popolazione presenta redditi imponibili tra € 35.000 ed € 100.000. L’assottigliamento della fascia media registrato a livello nazionale è confermato anche a Roma, giacché la quota di individui con reddito fino ad € 15.000 supera il 40%.

E’ utile confrontare la distribuzione dei redditi imponibili medi nei diversi municipi con la presenza di indicatori di forte vulnerabilità (presenza di analfabeti o senza titolo di studio, numerosità famiglie, presenza di famiglie con forte disagio assistenziale-es. composte solo da anziani e con un ultraottantenne-famiglie monogenitoriali, affollamento grave, incidenza NEET, famiglie con forte disagio economico).

Le famiglie con figli minori e reddito inferiore ad € 25.000 si stima siano 125.560 (incidenza media 9,2 %) con una particolare incidenza nel VI Municipio (15,5%) nel X, nel XV, nel V, nel XIV e nell’XI. Secondo il dossier della Caritas si tratta prevalentemente di famiglie di 4 persone con circa € 1700 netti al mese, che, se si considera un affitto o un mutuo medio a Roma, arrivano ad € 1000 al mese. Una vera e propria condizione di povertà se si pensa che l’Istat stima per questa specifica tipologia di famiglie la soglia di povertà sotto € 1.541,25 al mese.

Per quanto riguarda l’inverno ‘demografico’ nello scorso anno le nascite a Roma sono state 19.941, più di un quarto in meno delle nascite del 2008.In base al ‘Mother Index’ messo a punto da Save the Children in collaborazione con Istat si evidenzia che le madri che vivono nel Lazio affrontano difficoltà mediamente maggiori tanto a livello generale che per quanto riguarda l’ambito dell’offerta di servizi specifici di sostegno alla maternità e all’infanzia.

Stime attendibili indicano nei prossimi anni un ulteriore calo delle nascite. Si registra una forte discordanza tra desiderio genitoriale e sua realizzabilità. A Roma tra il 2006 e il 2018 si è assistito a un calo di circa un terzo dei bimbi nati da madri di 25-34 anni. Il Municipio con la natalità più bassa è il primo cui si contrappone il VI con il tasso di natalità più elevato.

L’età delle madri si va spostando sempre più verso l’alto: la percentuale delle 35-44enni è aumentata di due punti percentuali rispetto alle 25-34enni che hanno registrato un -2 punti percentuali. L’unica fascia d’età che registra dal 2006 ad oggi un aumento eclatante dei nuovi nati è quella delle madri ultra45enni che passa da 76 a 376, cioè per le madri sopra i 45 anni i nati si sono quasi quadruplicati.

Inoltre la presenza delle madri straniere sta fungendo in parte da ammortizzatore rispetto al precipitare della natalità nel comune di Roma. Quindi l’invecchiamento della popolazione ha una serie di effetti collaterali: a Roma nel 2018 l’indice di dipendenza degli anziani è pari a 34,7 (in crescita rispetto all’anno precedente).

Significa che ci sono 35 persone in età non attiva ogni 100 persone in età lavorativa con una tendenza in crescita: un dato nettamente superiore a quello dei paesi UE, che per il 2018 presentano un indice previsionale di 30,5.

Cresce il numero dei residenti over65enni con un reddito inferiore ad € 11.000. Negli anni 2006-2018 sono cresciuti dell’8% gli over65, del 14% gli over70 anni, del 25,3% gli over80. Nello stesso lasso di tempo i minori sono aumentati solo del +3,1 % e comunque tutto riconducibile agli stranieri, considerato che i minori romani sono diminuiti (-3,1) e gli stranieri minorenni hanno avuto un reale aumento del +41%.

Quindi negli ultimi 30 anni è aumentato il numero dei celibi/nubili, diminuito il numero dei coniugati, i vedovi sono rimasti stabili, sono aumentati i divorziati e le divorziate. I matrimoni, sia civili che religiosi, registrano un calo del -35% negli ultimi 20 anni. Il trend negativo si è rafforzato a partire dal 2008 fino ad arrivare a 7413 matrimoni nel 2017.

Oggi le famiglie monocomponenti sono oltre il 50% nel I Municipio (quasi 60 %) e nel II Municipio (53%), mentre solamente nel sesto e nel decimo scendono sotto il 40%. Guardando all’intera città su 1.360.158 famiglie il 44,3% (602.695) sono nuclei formati da una sola persona.

Per quanto riguarda la sicurezza nel 2017 Roma ha registrato quasi il 70% degli atti persecutori (o stalking) del Lazio e il 74,6% dei maltrattamenti familiari. Questo vuol dire che vivere a Roma espone le donne a rischio superiore rispetto a quanto si registra nei piccoli centri. Comunque i maltrattamenti in famiglia sono superiori rispetto a quelli subiti da estranei.

Anche i dati sulle violenze sessuali sono sconfortanti: tra il 2000 e il 2017 nel Lazio i casi di violenze sessuali sono quasi raddoppiati, passando da 275 a 514.Tra il 2000 e il 2018 le donne uccise nel Lazio ammontano a 257, con una media di 14 vittime all’anno.

Infine la condizione delle abitazioni popolari a Roma costituisce una questione seria che le politiche di welfare non sono ancora riuscite a fronteggiare in modo adeguato, considerando anche il numero di persone e famiglie in stato di bisogno alloggiativo. Attualmente sono 76.000 gli alloggi popolari nella Capitale e 200.000 il numero delle persone che vi abitano, mentre circa 12.500 sono i nuclei in lista d’attesa dall’ultimo Bando 2012.

Di questi alloggi, 28.000 sono gestiti dal Comune e 48.000 dall’Ater di Roma. Le zone con maggiore presenza di alloggi popolari sopra le 5.000 unità sono: Ostia Nord, Tor Bella Monaca e S. Basilio. In questi quartieri si registrano indici di disagio sociale superiori a quelli del contesto: essi rappresentano la periferia nella periferia e gli interventi mancano di politiche e servizi di inclusione degli assegnatari degli alloggi nelle zone di contesto o di sostegno alle difficoltà di carattere economico.

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