La ‘mostra allegra’ di Bud Spencer a Napoli

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Fino all’8 dicembre al Palazzo reale di Napoli è stata allestita una mostra dedicata a Carlo Pedersoli, noto con il nome d’arte di Bud Spencer; a Palazzo Reale è stata infatti allestita una mostra dedicata a lui, a pochi passi dalla casa dove l’attore nacque 90 anni fa, nel quartiere Santa Lucia. Una statua nel centro di Budapest (e una a Livorno), una piscina in Germania, paese in cui è adorato (‘sich budspenceren’, ovvero ‘picchiare come Bud Spencer’ è diventato un verbo) sono alcuni omaggi, che dimostrano la sua popolarità nel mondo, come hanno spiegato gli organizzatori nel giorno inaugurale:

“Il suo volto, la sua voce, la sua straordinaria gestualità fanno ormai parte dell’immaginario collettivo condiviso da tutte le generazioni, rendendolo un personaggio familiare a livello internazionale… Dedicargli questa mostra non sarà solo il modo di celebrare la carriera di uno dei protagonisti della cinematografia internazionale, tengono a spiegare, ma anche l’occasione per restituire l’immagine completa di un grande interprete del cinema italiano, dagli spaghetti western (gli unici ammessi all’epoca nell’est europeo, dove è stato un vero divo) a opere come ‘Cantando dietro i paraventi’ di Olmi, alla fiction tv”.

Il percorso espositivo è curato da Umberto Croppi, co-produttori Equa e Istituto Luce-Cinecittà con il supporto di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori e l’ospitalità del Polo museale della Campania. Progetto allestimento e video installazioni sono a cura di Art Media Studio – Firenze.

La mostra multimediale racconterà tutti gli aspetti dell’attore italiano: Bud, nome ispirato a una birra, mentre il cognome è un omaggio a un divo buono per antonomasia, Spencer Tracy; dalla sua attività sportiva giovanile quale atleta di nuoto a quella di attore, uomo poliglotta e dai mille interessi. Nel percorso sono ricostruiti i set dei film più noti a cominciare dal saloon di ‘Trinità’ con un grande cartonato di Bud Spencer e Terence Hill, impegnato per lavoro ma che ha promesso di venire a visitare l’esposizione.

E poi l’ambientazione della scazzottata di ‘Altrimenti ci arrabbiamo’ e le scene di ‘Piedone’ proiettate sui panni stesi, mix tra i vicoli di Napoli e l’antica definizione partenopea di ‘imbroglio nel lenzuolo’ per definire il cinema. Sarà dunque un’immersione nel mondo intorno a lui, a cominciare naturalmente dal suo straordinario partner e amico vero Terence Hill, senza dimenticare i tanti importanti registi che lo hanno diretto: Steno, Olmi, Festa Campanile, Montaldo, Colizzi, Clucher e ancora Argento, Castellari, Deodato.

Non manca la musica, perché celebri furono le colonne sonore dei suoi film, scritte da Micalizzi, dai fratelli De Angelis, da La Bionda, solo per citarne alcuni. Sarà un viaggio guidato dalla riproduzione della sua voce, tra impianti multimediali, videomapping, proiezioni su pannelli, oggetti di scena, premi italiani ed internazionali ricevuti sia come artista che come sportivo, articoli di giornali in tante lingue, poster, manifesti di film, bozzetti originali, foto pubbliche e private, gadget. Il progetto espositivo sarà completato da una monografia contenente anche documenti non presenti nell’esposizione: un’occasione in più per conoscere l’incredibile vita vera di Carlo Pedersoli.

E la moglie, Maria Amato, ha raccontato l’affetto da parte di tanti suoi fan: “Nelle lettere che ricevo ogni giorno emerge come Carlo abbia sollevato una tale ondata di affetto che io non so arginare. E’ stato mio marito; l’ho conosciuto sin da ragazzo, per me non era l’attore ma è bello ogni giorno riceve tante lettere, in cui molti fan spiegano che vedono con i loro figli i film che vedevano con il loro padre. Resta quindi qualcosa da tramandare in una società che sta polverizzando tutto”.

Nel sito ‘Breviarium’ don Samuele Pinna, che gli ha dedicato una monografia, intitolata ‘Spaghetti con Gesù Cristo! La teologia di Bud Spencer’, ha scritto: “Questa mostra multimediale di famiglia per le famiglie, sapientemente curata da Umberto Croppi, è imperdibile per chi ha ammirato il gigante buono, il quale ha sempre cercato di essere buono –perbene, come era solito ripetere – nel suo quotidiano.

A tre anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo e l’affetto di molta gente sono ancora straordinariamente vivi e intensi, lui che davanti al pensiero della morte non era angosciato, ma da cattolico provava la curiosità di sbirciare oltre. Ciò gli ha permesso di non vivere nell’attesa o nel timore, bensì di rimanere libero e sereno, ancorato cioè con i piedi ben piantati a terra, lo sguardo verso il cielo e il cuore vicino a Dio”.

Concludiamo la presentazione della mostra con il dialogo dell’autore del libro e la moglie dell’attore, raccolto nel libro biografico sopracitato: “Possiamo dire che mai come nella nostra coppia sia vero il detto che gli opposti si attraggono! Con tutte le nostre diversità, pero, sia io che Carlo abbiamo sempre creduto nei valori del matrimonio e della famiglia.

Carlo era un uomo libero e ‘leggero’, ma molto borghese quando si trattava della sua famiglia! Se siamo rimasti tanti anni insieme, oltre all’amore che ci legava e pur avendo attraversato momenti difficili, e perché avevamo gli stessi principi… Non nego che c’è voluta tanta fede e fiducia nei primi anni di matrimonio, quando Carlo stava fuori per mesi su set lontani e io a casa con i bambini!

Quando poi loro crebbero, cercammo sempre di stare tutti assieme… scuole permettendo! Sicuramente il nostro è stato un matrimonio che ci ha fatto crescere insieme, ci siamo conosciuti e sposati molto giovani ed anno dopo anno abbiamo ‘costruito’ il nostro legame, la nostra casa spirituale”.

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