Il papa al Csi: sport scuola di incontro

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Il Centro Sportivo Italiano (CSI) ha celebrato 75 anni di impegno sportivo educativo in Italia con un’udienza con papa Francesco sabato 11 maggio, proseguendo quel cammino associativo, cominciato nel primo dopoguerra e quella tradizione di raccogliersi nelle grandi ricorrenze intorno al papa.

Un modo efficace per testimoniare un’appartenenza alla Chiesa suffragata dall’essere oggi ‘associazione di animazione cristiana’, come ha affermato il presidente nazionale del Csi, Vittorio Bosio: “In questi anni gli interventi dei Pontefici, sono sempre stati momenti di guida nel nostro percorso. Se abbiamo camminato su strade sicure è perché abbiamo beneficiato di una luce straordinaria emanata dalla presenza della Chiesa nel nostro servizio.

75 anni fa abbiamo ricevuto un mandato ricco di fatiche ma traboccante di fiducia, di amore, di sostegni morali e anche concreti. Il nostro servizio è diventato il dono più grande che abbiamo ricevuto perché ha consolidato i valori della nostra vita costituendone il senso più profondo”. Con i vertici associativi hanno partecipato circa 400 dirigenti ciessini, rappresentanti del territorio associativo. Al termine hanno consegnato gli zainetti, contenenti prodotti per l’igiene personale, destinati alle persone bisognose, ed ai senza tetto accolti dal papa.

Ringraziandoli della visita il papa ha sottolineato il valore dell’attività sportiva svolta dal Csi: “Le competizioni e le attività che organizzate, rivolte in particolare ai più giovani, ma aperte a tutte le fasce di età, abbracciano un gran numero di discipline, più di cento! Non sarei neanche capace di individuare una quantità così grande di discipline diverse, e questo mi lascia immaginare la varietà delle vostre proposte e l’immensa fantasia del mondo dello sport, dove ognuno può trovare la specialità per la quale si sente portato”.

La missione evangelizzatrice avviene anche attraverso lo sport: “E’ attraverso questo grande impegno di animazione sportiva che il Centro Sportivo Italiano porta avanti la sua missione, quella di offrire ai giovani, attraverso lo sport, uno stile di vita sano e positivo, che abbia alla base la visione cristiana della persona e della società.

Lo sport, infatti, è una grande scuola, a condizione che lo si viva nel controllo di sé e nel rispetto dell’altro, in un impegno per migliorarsi che insegni la dedizione e la costanza, e in un agonismo che non faccia perdere il sorriso e alleni anche ad accettare le sconfitte”.

Quindi ha sottolineato che lo sport è una scuola di regole, mostrando la sua competenza sportiva: “Una grande lezione dello sport, che ci aiuta ad affrontare anche la fatica quotidiana dello studio e del lavoro come pure le relazioni con gli altri, è che ci si può divertire solo in un quadro di regole ben precise. Infatti, se in una gara qualcuno si rifiutasse di rispettare la regola del fuorigioco, o partisse prima del ‘via’, o in uno slalom saltasse qualche bandierina, non ci sarebbe più competizione, ma solo prestazioni individuali e disordinate.

Al contrario, quando affrontate una gara, voi imparate che le regole sono essenziali per vivere insieme; che la felicità non la si trova nella sregolatezza, ma nel perseguire con fedeltà i propri obiettivi; e imparate anche che non ci si sente più liberi quando non si hanno limiti, ma quando, coi propri limiti, si dà il massimo. Dobbiamo essere padroni dei nostri limiti e non schiavi dei nostri limiti”.

Lo sport apre al giovane molti ‘orizzonti’: “Ecco quali orizzonti ci apre il mondo dello sport, e quante sono le conseguenze benefiche, per voi stessi e per tutta la società, di una pratica sportiva vissuta come occasione di aggregazione, di crescita e di fraternità. Ecco perché nel vostro Statuto si dice che il Centro Sportivo Italiano intende testimoniare il valore dello sport come strumento per promuovere l’accoglienza, la salute, l’occupazione, le pari opportunità, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la coesione e l’integrazione sociale”.

Il papa ha ribadito che lo sport educa all’incontro e non allo scontro: “E’ questo il cuore della visione cristiana dell’uomo, che per voi è la base anche dell’attività sportiva. Con questo atteggiamento, con questo cuore così allargato, ogni attività sportiva può essere chiamata gioco, giocare. Giocano i bambini; il gioco è l’attività della gioia, sempre. Solo a partire da questa base potremo conseguire degli ideali così alti e belli”.

E rivolgendosi ai giovani li ha invitati a vivere lo sport con speranza nella vicinanza ai più ‘deboli’: “Vi incoraggio a vivere con questo spirito negli oratori e nelle parrocchie dove operate, e a custodire la fede che vi viene donata, che è il bene più prezioso per la vostra vita. Possiate essere sempre grati a chi vi educa e vi accompagna, agli allenatori, agli educatori, ai genitori e alle vostre famiglie.

Possiate essere portatori di speranza in tutti gli ambienti nei quali vi trovate a vivere; e stare sempre vicino a chi tra voi è più debole a causa di una disabilità, in modo che partecipi alle varie attività insieme agli altri e non si senta mai escluso”.

Il pensiero finale è rivolto anche a coloro che partecipano al volontariato sportivo: “Possiate anche accompagnare, con la vostra amicizia e il sostegno fattivo, quanti fra voi si dedicano ai progetti di volontariato sportivo internazionale, che state realizzando in diversi Paesi e rappresentano un segno prezioso per il nostro tempo. Questa è gratuità. La vostra attività deve essere ispirata alla gratuità: dare! E per questo è importante nello sport custodire la dimensione amatoriale. E’ molto importante, perché custodisce la gratuità, la gratuità dell’essere, del darsi”.

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