Come se vedessero l’Invisibile: l’esperienza del Centro Diocesano Vocazioni di Catania

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La prossima domenica, dedicata alla figura di Cristo Buon Pastore, la Chiesa celebrerà la LXVI Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il cui tema, tratto dall’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, è Come se vedessero l’Invisibile (EG 150).
Contemporaneamente, nell’Arcidiocesi di Catania, giungerà a compimento il percorso di discernimento vocazionale rivolto ai giovani, iniziato l’8 novembre dello scorso anno, con un ritiro presso la sede della Società San Paolo.

A testimoniare la ricchezza di questo cammino, le parole e, prima ancora, gli occhi che sprizzano gioia di Suor Cristina Catapano, Pia Discepola del Divin Maestro, dell’equipe del Centro Diocesano Vocazioni: quale è stato il filo conduttore dell’itinerario di discernimento proposto?

“Come Centro Diocesano Vocazioni, abbiamo scelto di offrire ai giovani la possibilità di accostarsi al Signore attraverso adorazioni eucaristiche con cadenza mensile, ognuna delle quali improntata ad uno specifico aspetto del passo del Vangelo secondo Luca, nel quale si narra la chiamata di Zaccheo. Cinque i temi evidenziati: la ricerca, l’incontro, la risposta, la gratuità, l’annuncio. Queste parole scandiscono l’esperienza di chi percepisce che il visibile non basta più e, con la Grazia di Dio, si mette in cammino verso l’Invisibile che dà senso alla vita”.

Come se vedessero l’Invisibile: non è un pensiero forse troppo ottimistico in un momento di crisi vocazionale?
“La sfida pastorale della guida e del discernimento è veramente complessa e richiede un serio confronto, anzitutto con la propria vita. La citazione, posta come tema della Giornata Mondiale per le Vocazioni, richiama quanto San Paolo VI scriveva, più di 40 anni fa, nell’Evangelii Nuntiandi, indicando l’urgenza di testimoni che agiscano come se proiettati già verso Dio, l’Invisibile che si è fatto carne per redimere l’uomo.

Perciò, la tematica si impone a tutti noi cristiani come un monito all’autenticità e alla coerenza, rinunciando fermamente ai compromessi e alla doppiezza di vita. Solo così, Come se vedessero l’Invisibile non sarà uno slogan, ma la riaffermazione del carattere decisivo della sequela. In altre parole, siamo chiamati a essere quei vasi di creta (2Cor 4,7), che, nonostante le fragilità, conservano e portano il dono di Dio per l’umanità”.

Qual è il feedback ricevuto dai giovani?
“L’esperienza del percorso ha messo in luce la sete di Dio nascosta nei giovani, ritenuti a torto insensibili ad ogni sollecitazione spirituale. Anzi, la concretezza del taglio catechetico, frutto di una condivisione di testimonianze tra noi componenti dell’equipe, prima ancora di una trasmissione di nozioni, ha favorito il dialogo e l’incontro, mostrando così che le deboli e temporanee relazioni, che contraddistinguono la quotidianità, non possono sostituire il rapporto faccia a faccia, talvolta segnato da scontri, ma pur sempre orientato alla verità, che stimola a crescere. Infatti, i partecipanti hanno mostrato costanza lungo tutto il cammino, lasciandosi guidare e interpellare dagli interrogativi profondi e aprendosi anche a forme di un più incisivo accompagnamento”.

A conclusione, quale è la tua esperienza di vocazione?
La sete di un senso profondo nella vita è ciò che mi ha spinto ad incontrare il Signore, nel carisma del Beato Giacomo Alberione. Anche io ero bombardata da tantissime realtà, ambizioni, impegni, amicizie, responsabilità… Ero spinta dalla volontà di realizzarmi, eppure ogni traguardo non mi rendeva felice in pienezza.

La scoperta di questo vuoto mi ha dato l’occasione di fermarmi e di mettermi in ascolto di me stessa, prendendo coscienza che c’era Qualcuno che voleva per me qualcosa di più bello e più grande dei miei progetti. Ripensando agli anni prima del mio incontro con il Signore, ricordo il sabato sera dedicato al divertimento con gli amici, con la ‘musica a palla’, in una continua alienazione.

Contemporaneamente, però, dovevo mostrare, nel mio impegno da catechista in parrocchia, la migliore presentazione: dovevo dare a tutti, compreso Dio, quella parte di vita che credevo spettasse loro, in modo da sentirmi in pace con me stessa, ma ciò non bastava. Grazie appunto ad un incontro vocazionale con le Pie Discepole del Divin Maestro, ho iniziato a scorgere la verità in mezzo alle tante menzogne: proprio in quel momento è iniziato il mio cammino per vedere l’Invisibile e donarlo con gioia agli altri”.

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