Diocesi di Termoli: il vescovo invita a vivere in Cristo

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“Nel Battesimo è accaduto qualcosa di molto semplice e nello stesso tempo straordinario: è accaduto un ‘passaggio di proprietà’: da ‘consegnati al potere della morte’, a ‘viventi in Cristo’”: lo ha scritto mons. Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino, nella lettera per la Quaresima rivolta alla diocesi.

Il presule ha invitato alla scoperta del tesoro, che è unico ma ignorato: “Proprio la mancata scoperta di quel tesoro crea, nelle relazioni interpersonali e nel vivere sociale, scompensi e conflitti, rifiuti e competizioni, intolleranze e aggressioni, sospetti e paure che turbano l’esistenza personale e il vivere civile. C’è di più: questa mancata scoperta, falsa anche il rapporto con l’ambiente nel quale viviamo e produce effetti che risultano poco controllabili e lo saranno sempre meno se quel tesoro non viene trovato e messo in circolo”.

Ed ha spiegato, attraverso l’ausilio di una storia, l’importanza del battesimo: “In realtà il punto focale e centrale dell’esistenza cristiana, la sua rilevanza nella vita sociale e il suo compito nella storia, sono racchiusi nella comprensione del Battesimo e nella possibilità di vivere e far vivere in noi il Battesimo”.

Alla luce di ciò, il vescovo ha chiesto di mettere in pratica la Parola di Dio: “Queste parole vanno prese per quello che sono: Parola di Dio. E Dio quanto dice, fa. Se quello che la Parola annuncia non diventa fatto, significa che la Parola è impedita, bloccata. Chiederai: ma chi può impedire Dio, chi può bloccarlo? La risposta è semplice: io, tu, ognuno di noi. Perché la Parola possa compiersi occorre il nostro ‘sì’ personale.

Così è da sempre e non può che essere così. Senza il mio ‘sì’, Dio non può far niente in me, per me e attraverso me. Con il mio ‘sì’, Dio può far tutto in me, per me e attraverso me. A Lui, infatti, niente è impossibile. Maria è il paradigma di questo che dico; così come, in negativo, lo sono Adamo ed Eva”.

Ed ha precisato di nuovo che attraverso il Battesimo Cristo ‘abita’ in ciascuno: “Non più io ma Cristo in me, direbbe Benedetto XVI. Paolo nelle sue lettere parla dei cristiani come di: con-morti, con-sepolti, con-risorti con Cristo. C’è la possibilità reale di vivere e crescere con Gesù, condividere la sua Pasqua”.

Citando un teologo bizantino, Nicola Cabasilas, che afferma: ‘Il Battesimo dona l’essere, cioè il sussistere conforme al Cristo: esso è il primo mistero: prende gli uomini morti e corrotti e li introduce nella vita’, mons. De Luca si è soffermato sul significato delle ‘tre nascite’:

“Nella Chiesa orientale si insegna che l’uomo deve passare attraverso tre nascite: la prima è quella naturale, per cui si nasce dal grembo di una donna; la seconda è la nascita battesimale che avviene in seno alla Chiesa e ci fa passare, per pura grazia, dall’essere un uomo ad essere figlio di Dio; la terza è la nascita secondo la volontà e accade quando il cristiano aderisce al dono del Battesimo ricevuto dell’infanzia e lo rende attivo nella sua esistenza.

Questa terza nascita ci fa passare dalla vita dell’ ‘uomo esteriore’, segnato e condizionato da ciò che passa e si consuma, a quella dell’ ‘uomo interiore’ che vive secondo lo Spirito e si rinnova di giorno in giorno, compiendo così ciò che realmente è: figlio di Dio, partecipe della Sua vita”.

Purtroppo il battesimo rimane spesso dimenticato nella vita quotidiana; ma la Pasqua ne ricorda il valore: “La luce e il gusto del Battesimo e la conseguente vita nuova che da esso emana, rimane, in molti casi, invisibile nella vita delle persone. Sa anche che essa, una volta avvenuta, esige un cammino e una crescita progressiva.

Proprio per questo la sua vita è scandita dalla Pasqua settimanale (l’Eucaristia domenicale) e l’anno liturgico, che ne segna il cammino, ha come centro il Triduo Pasquale che culmina nella Veglia Pasquale, all’interno della quale si celebrano i Battesimi dei catecumeni e in cui tutti rinnoviamo le nostre promesse battesimali”.

Ma se si prende seriamente la Parola di Dio ecco schiudersi nuove possibilità di vita ‘nuova’, che apre ad un nuovo cammino: “E’ avvenuta per te la terza nascita? Potrai dare una risposta esauriente a questa domanda se avverti saporita e gustosa la tua vita di tutti i giorni. Saporita e gustosa perché dentro quello che accade, e oltre quello che vivi, c’è e cresce la consapevolezza di appartenere a Dio, di essere amato da Lui, accompagnato e sostenuto dalla Sua premura paterna.

Se attorno a te e attraverso te si attivano processi di accoglienza, di rispetto, di comprensione, di armonia e di pace; se non cerchi comunque di essere amato, compreso, lodato, ringraziato; se riconosci ed accogli in ciascuno un fratello e nelle situazioni cogli il positivo che comunque c’è e nelle relazioni sai valorizzare ciò che unisce e non ti lasci condizionare da ciò che divide; se comunichi speranza piuttosto che rassegnazione e disgusto; se quando sbagli non cerchi scuse, giustificazioni e nemmeno ti scoraggi, ma sai ricominciare una volta di più di quanto sbagli, consapevole che il Suo Amore per te è per sempre e senza condizioni: questo accade e può accadere perché Gesù, il suo Amore, vive in te”.

E riprendendo la lettera dell’apostolo Paolo agli Efesini il vescovo di Termoli-Larino ha sottolineato la nuova vita in Cristo: “Proprio questa comunione con Gesù porta a riconoscere, accogliere e amare ogni altro come fratello: un amore che si compie nella reciprocità e, attraverso la comunione eucaristica, ci fa ‘esperti’ (partecipi) dello stesso amore di Cristo, perciò capaci di amare come ama Lui, con il suo stesso amore che vive in noi.

In questo modo si entra nella piena comunione con il Padre e si vive da veri figli suoi, proprio come Gesù ed in Gesù. Troviamo qui una sintesi sublime della vita cristiana: l’esistenza dei credenti, frutto dell’iniziativa gratuita e potente di Dio, accolta e corrisposta nel Battesimo, è una permanente comunione di amore con Cristo nello Spirito; è un continuo progredire e maturare in questa esperienza, in unione di amore con tutti gli altri nella comunità, che ha una dimensione universale, anzi cosmica”.

La lettera si conclude con un invito a vivere da cristiani: “Sarebbe una perdita innanzitutto per noi personalmente, perché non diventiamo ciò che siamo: a questo proposito un Padre della Chiesa ha scritto che risulteremmo come un feto abortito. Sarebbe, poi, una perdita per l’umanità intera che, per la nostra indolenza e superficialità, risulterebbe privata di luce e di sapore, del lievito necessario che la faccia fermentare verso il compimento del suo disegno di vita e di amore”.

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