A Terni mons. Piemontese invita la città a seguire san Valentino

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Il 14 febbraio è considerato da tutto il mondo occidentale la festa degli innamorati. San Valentino è stato vescovo di Terni nel III secolo d.C. e fu decapitato a causa della propria fede per ordine dell’imperatore Aureliano nel 273. Nel 494 papa Gelasio I istituì la festa di san Valentino in questo giorno probabilmente per ‘cristianizzare’ la festa delle Lupercali del 15 febbraio, che era una festa dedicata alla lupa che aveva allattato i fondatori di Roma e in onore del dio romano della fertilità Luperco. Le fonti concordano con il fatto che il culto di san Valentino sia stato portato in Francia ed Inghilterra, dai monaci benedettini.

Ed a Terni, la domenica precedente la festività mons. Giuseppe Piemontese ha presieduto il pontificale in onore del Santo, che è stato per la città un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro di questa città, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore:

“La memoria del nostro Patrono richiama la sua vita, gli aspetti dei suoi insegnamenti, che sono oggi ancora attuali le ragioni della identità di questa città, che si onora di vedere richiamato da secoli, il suo nome accanto a quello del suo Patrono: Valentino, che per 70 anni ha custodito, difeso il suo popolo, per il quale alla fine, all’età di 97 anni, ha sacrificato la propria vita.

L’esperienza della sua vita e il suo martirio hanno consentito di difendere la vita e la fede del popolo a lui affidato. Valentino, fedele a Dio ha dato conferma e autorevolezza al suo insegnamento come custode e guida del popolo, maestro della fede e padre dei giovani, intenti a far crescere e maturare l’amore e la famiglia”.

Lo ha indicato alla città come esempio da seguire anche civilmente: “Anche oggi nella nostra città, Valentino indica e propone al Vescovo, ma anche a chi è rivestito di autorità, ai governanti, l’amore per il popolo nello stile del Buon Pastore e non del mercenario, che opera solo per interesse. Ed anche il popolo sa riconoscere la voce dei veri pastori che lo amano, quelli che ne riconoscono i bisogni, le circondano di cure, di calore e di tenerezza.

Siamo il popolo di Valentino, che accoglie la proposta di porre al centro l’amore, quello fatto di sentimenti autentici, di oblatività, di generosità, di promozione della libertà, di rispetto, di servizio alle persone sane e malate, di dono anche della propria vita per favorire e salvare la vita degli altri. Una consegna nobile e alta per una società gioiosa, pacifica, tollerante e rispettosa di tutti. Che non ha nulla a che vedere con passioni sganciate dalla nobiltà dei sentimenti, amorazzi di stagione, amori imposti, possessivi, maniere violente, femminicidi”.

Facendo riferimento alla situazione della città, il vescovo ha indicato alcune priorità e attenzioni ad alcune emergenze perché si dia vigore ad una nuova speranza: “Il sostegno e la cura di una cultura, già patrimonio della nostra gente, della pacifica convivenza, della solidarietà, del rispetto delle persone, della accoglienza, della integrazione civile, sociale della partecipazione di tutti al bene comune, con il riconoscimento di diritti e doveri; la preoccupazione per un inverno demografico foriero di sterilità generalizzata e dell’avvento di una società di vecchi.

La disoccupazione, specie quella giovanile tende ad accelerare tale fenomeno perché spinge i giovani ad emigrare. Le statistiche parlano di numeri importanti di giovani che dalla nostra Provincia hanno lasciato la nostra terra. Non possiamo assistere ad un fenomeno migratorio al contrario delle forze più valide e innovatrici dei nostri territori”.

Eppoi la burocrazia che ostacola la serenità dei cittadini e la preoccupante situazione ambientale: “E ancora la lentezza, della burocrazia e della macchina amministrativa, che a volte si traduce in vero e proprio ostruzionismo, quasi una persecuzione, che scoraggia, a livello nazionale e locale l’avvio di ogni progetto di impresa e di sviluppo della collettività, con mortificazioni in termini di slancio umano, e di perdite di risorse finanziarie, accantonate con immani sacrifici e svanite per la lentezza e la pigrizia burocratica; il problema dell’ambiente nella nostra città, al centro di un dibattito aspro e ricorrente, non può essere trattato con termini prudenti.

La qualità dell’aria, la messa in sicurezza delle discariche, il monitoraggio delle malattie respiratorie e tumorali, la cultura ecologica richiedono un supplemento di attenzione da parte di amministratori, politici, forze di polizia, cittadini, imprenditori. Nel giro per le parrocchie si è presi dallo sconforto nel vedere giardini e parchi cittadini in stato di abbandono, dove il vandalismo e la stoltezza di gruppi ristretti di nuovi barbari completa la devastazione”.

Ma anche nella Chiesa locale la situazione non è rosea: “Guardando all’interno della comunità ecclesiale posso dire che c’è tanta gente buona, cristiani che amano il Signore, pregano, partecipano, vivono la carità. Ma si avverte il bisogno di riscoprire la gioia dell’annuncio del Vangelo secondo le linee e lo stile, indicato da papa Francesco alla Chiesa nella ‘Evangelii Gaudium’; superare il clericalismo, più volte stigmatizzato dal Pontefice e riscoprire i filoni di rinnovamento, avviati dal Concilio Vaticano II, in attesa di uno slancio più fruttuoso”.

Davanti a questo quadro cittadino mons. Piemontese ha invitato a non scoraggiarsi, ma a rimboccarsi le maniche indicando la strada intrapresa, 100 anni fa, da don Sturzo: “Vorrei suonare la sveglia per un coinvolgimento e impegno dei cristiani laici per svolgere la missione di lievito nella società, di impegno politico.

A tale proposito dovrà essere avviata, appena organizzata, una scuola di formazione socio politica, di dialogo civile nella società, sulla scia di cattolici e menti illuminate che in passato hanno contribuito al bene dell’Italia. A cento anni della sua pubblicazione, il manifesto di don Sturzo, ‘l’appello a tutti gli uomini liberi e forti’, può essere l’ispirazione anche per la realtà odierna”.

Ed ha invitato i cittadini alla lettura del salmo 126 per ‘costruire’ la città: “Il Salmo ci presenta uno spettacolo in movimento: una casa in costruzione, la città con le sue guardie, la vita delle famiglie, le veglie notturne, il lavoro quotidiano, i piccoli e i grandi segreti dell’esistenza.

Ma su tutto si leva una presenza decisiva, quella del Signore che aleggia sulle opere dell’uomo. Una società solida, la stessa Chiesa, nascono, certo, dall’impegno di tutti i membri, ma hanno bisogno della benedizione e del sostegno di quel Dio che, purtroppo, spesso è invece escluso o ignorato. Col Signore, invece, si ha prosperità e fecondità, una famiglia ricca di figli e serena, una città ben munita e difesa, libera da incubi e insicurezze, una Chiesa stabile e ferma”.

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