Papa Francesco ad Abu Dhabi

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Con dieci minuti di anticipo sull’orario l’aereo su cui viaggiava papa Francesco è atterrato ad Abu Dhabi per una visita, che si preannuncia ‘storica’, usando un finger, accompagnato dal principe ereditario, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan e con un saluto ha accolto il dono floreale di due bambini in abito tradizionale. Quindi, la Guardia d’Onore ed il saluto alle delegazioni nel salone del protocollo e poi l’ ‘abbraccio all’ ‘amico e caro fratello’ il Grande Imam di Al-Azhar, Ahamad Al-Tayyb.

Prima della partenza, a Fiumicino, il papa ha visitato la struttura adibita all’assistenza di persone senza fissa dimora promossa dagli Aeroporti di Roma, che rientra nel progetto ‘Vite in transito, il volto umano di un aeroporto’ e garantisce sostegno ai clochard che stazionano e riparano nell’aeroporto.

Nel viaggio in aereo il papa ha salutato i giornalisti: “Grazie per la vostra compagnia. Questa è una visita importante, breve. Ma stamattina ho sentito la notizia che pioveva ad Abu Dhabi, e in quel posto pensano che sia un segno di benedizione. Speriamo tutti che lo sia. Grazie molto. Ho portato un’icona fatta nel monastero di Bose, la copia di un’icona che potete portare a casa, ed è sul tema del dialogo tra giovani e anziani che credo dal cuore sia una sfida del nostro tempo”.

L’icona è stata donata ai giornalisti e sul retro è scritto: “In questa icona del monastero di Bose c’è un giovane monaco che porta un vecchio sulle sue spalle. Portando avanti i sogni del vecchio …Un giovane che è in grado di prendere su di sé i sogni dei vecchi, e portarli a buon fine”.

Prima della partenza salutando i fedeli partecipanti all’Angelus ha ricordato le vittime della guerra nello Yemen: “Con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Fratelli e sorelle, il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio.

Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen. ‘Ave o Maria,…’. Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte. Portiamo a casa con noi questo pensiero”.

Poi ha salutato i ragazzi dell’Azione Cattolica, impegnati nella festa della pace, che hanno letto un messaggio: “Con grande affetto saluto i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma. Cari ragazzi, sono lieto di accogliervi, insieme al Cardinale Vicario, ai sacerdoti assistenti, ai vostri genitori ed educatori, al termine della ‘Carovana della Pace’. Con questa iniziativa aprite i festeggiamenti per i 150 anni di fondazione dell’Azione Cattolica di Roma e i 50 anni della nascita dell’ACR. Vi auguro di essere gioiosi testimoni di pace e di fraternità”.

Nell’Angelus il papa ha ricordato il messaggio universale di salvezza di Gesù: “Gesù, con la sua capacità di penetrare le menti e i cuori, capisce subito che cosa pensano i suoi compaesani. Essi ritengono che, essendo Lui uno di loro, debba dimostrare questa sua strana ‘pretesa’ facendo dei miracoli lì, a Nazaret, come ha fatto nei paesi vicini.

Ma Gesù non vuole e non può accettare questa logica, perché non corrisponde al piano di Dio: Dio vuole la fede, loro vogliono i miracoli, i segni; Dio vuole salvare tutti, e loro vogliono un Messia a proprio vantaggio. E per spiegare la logica di Dio, Gesù porta l’esempio di due grandi profeti antichi: Elia ed Eliseo, che Dio aveva mandato a guarire e salvare persone non ebree, di altri popoli, ma che si erano fidate della sua parola”.

Papa Francesco ha sottolineato il rifiuto di accettare il messaggio di Gesù: “E questo Vangelo ci mostra che il ministero pubblico di Gesù comincia con un rifiuto e con una minaccia di morte, paradossalmente proprio da parte dei suoi concittadini. Gesù, nel vivere la missione affidatagli dal Padre, sa bene che deve affrontare la fatica, il rifiuto, la persecuzione e la sconfitta.

Un prezzo che, ieri come oggi, la profezia autentica è chiamata a pagare. Il duro rifiuto, però, non scoraggia Gesù, né arresta il cammino e la fecondità della sua azione profetica. Egli va avanti per la sua strada, confidando nell’amore del Padre”.

Infine il papa ha invitato ad essere perseveranti nella fede: “Anche oggi, il mondo ha bisogno di vedere nei discepoli del Signore dei profeti, cioè delle persone coraggiose e perseveranti nel rispondere alla vocazione cristiana. Persone che seguono la ‘spinta’ dello Spirito Santo, che le manda ad annunciare speranza e salvezza ai poveri e agli esclusi; persone che seguono la logica della fede e non del miracolismo; persone dedicate al servizio di tutti, senza privilegi ed esclusioni. In poche parole: persone che si aprono ad accogliere in sé stesse la volontà del Padre e si impegnano a testimoniarla fedelmente agli altri”.

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