CEI: approvato il Regolamento per la tutela dei minori

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Metodo di lavoro, protagonismo delle Conferenze Episcopali Regionali, stile sinodale, contenuti significativi, fiducia nella possibilità di riuscire insieme ad affrontare e superare le sfide del tempo presente: sono stati i temi affrontati nella sessione invernale del Consiglio Permanente, svoltasi a Roma fino a mercoledì 16 gennaio.

I Vescovi hanno avviato un lavoro di ascolto, verifica e confronto, volto ad accompagnare la conclusione della parabola decennale degli Orientamenti pastorali dedicati alla domanda educativa. Tra le proposte, è stato condiviso un percorso di preparazione ed approfondimento in vista di un evento, in programma nel marzo 2020, dal titolo: ‘Educare ancora. La riflessione del Consiglio ha iniziato anche a raccogliere indicazioni ed elaborare proposte strutturali e contenutistiche per nuovi Orientamenti pastorali’.

L’analisi dei vescovi ha dato voce alla domanda di vita che sale dalla gente: “è domanda di opportunità per i giovani, di lavoro, di accesso ai servizi e alle cure sanitarie, di qualità ambientale. Ancora, è domanda di superamento delle condizioni di sofferenza, legate all’usura, alla sopraffazione mafiosa, alla dipendenza dal gioco e da Internet. Infine, è domanda di accoglienza, incarnata soprattutto dai migranti: oggi rappresentano un dramma umanitario, dal quale la Chiesa si sente interpellata in modo inderogabile nella sua coscienza e nella sua missione”.

Ampio spazio è stato dedicato al confronto sulle linee guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa, con l’approvazione del Regolamento, che istituisce il Servizio nazionale, e la nomina del suo presidente: “Finalità del Servizio è l’offerta di un supporto in questo ambito alla Conferenza Episcopale Italiana, alle Chiese particolari, agli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, alle associazioni e alle aggregazioni ecclesiali”.

Infine i vescovi, nell’esprimere vicinanza e solidarietà alle diocesi sicule colpite dal terremoto, hanno espresso la preoccupazione per i ritardi nella ricostruzione in Italia Centrale, sollecitando il Governo anche per la situazione in cui versa il Centro Italia, dove le promesse di ricostruzione sono rimaste ancora inevase.

Rispondendo ai giornalisti, il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, ha ripreso il discorso del card. Bassetti, sottolineando la necessità dei cattolici nella politica: “E’ importante che i cristiani si impegnino e siano parte attiva nella costruzione del bene comune per il Paese… Il centenario dell’appello di Sturzo ‘ai liberi e forti’ può essere un’occasione importante per l’impegno da cristiani in politica, proprio a partire dal pensiero di Sturzo sulla responsabilità dei cristiani in ordine alla ricerca di condivisione, nel dibattito politico, della ricerca del bene comune”.

Infatti nella conclusione della prolusione il presidente della Cei aveva ricordato il centenario dell’appello di don Luigi Sturzo, chiedendo il rispetto della laicità della politica: “Va in questa medesima direzione anche l’appello con cui concludo: governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento.

Ai liberi e forti di oggi dico: lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione. Come Chiesa assicuro che faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega, per meritarci fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”.

Ritornando all’apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei il card. Gualtiero Bassetti aveva sottolineato che sui poveri non ci si può ‘dividere’, prendendo spunto dal salvataggio sulla costa crotonese di un gruppo di migranti curdi, subito accolti dagli abitanti e dalle istituzioni di Torre Melissa, con un invito agli italiani a non sentirsi scoraggiati:

“Portiamo nel cuore le fatiche e le speranze della nostra gente, delle nostre Chiese e dei nostri territori, coinvolti come siamo dalla loro domanda di vita: domanda che ci interpella in prima persona, rispetto alla quale avvertiamo la responsabilità di non far mancare il contributo sostanziale di quell’esperienza cristiana che passa dall’annuncio credente e dalla testimonianza credibile del Vangelo”.

Nell’introdurre i lavori ha spronato i vescovi a concentrarsi sulle necessità: “Se la confusione è grande, non dobbiamo essere noi ad aumentarla; se ci sentiamo provocati o criticati, dobbiamo cercare di capirne le ragioni; se siamo ignorati, dobbiamo tornare a bussare con rispetto e convinzione; se veniamo tirati per la giacca, dobbiamo riflettere prima di acconsentire e fare”.

Inoltre aveva invitato i vescovi a stare accanto al popolo con metodologia: “Le nostre decisioni devono seguire un metodo, supportato da un’idea forte e da continue verifiche, da un luogo di elaborazione culturale che non sia semplicemente una vetrina per proporre se stessi.

Ci serve metodo anche per utilizzare al meglio le risorse materiali e finanziarie che i cittadini e i fedeli mettono a disposizione della Chiesa; ci serve metodo per interagire con le Istituzioni, in modo distinto e collaborativo; ci serve metodo per guardare avanti con fiducia e impegno.

Non possiamo, infatti, limitarci a rincorrere l’attualità con comunicati e interviste; non possiamo perdere la capacità di costruire autonomamente la nostra agenda, aperti a ciò che accade, a partire dalle emergenze che bussano ogni giorno alla porta, ma fedeli a un nostro programma pastorale, che è poi il Vangelo di nostro Signore, incarnato in questo tempo”.

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