Robert Spaemann: la Verità si è fatta carne

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Robert Spaemann è deceduto a Stoccarda lo scorso 10 dicembre scorso a 91 anni come emerito della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera. Il testo più letto si intitola ‘Persone. Sulla differenza fra qualcosa e qualcuno’, in cui il pensatore cattolico ha sottolineato l’ambiguità dell’uso della parola persona; quando si parla di inizio e di fine biologici della vita umana essa richiede un’analisi approfondita di ciò che è la persona umana valicando le prospettive puramente sociologiche.

La persona, sostiene il filosofo cattolico, rinvia a una natura che confuta le tesi utilitaristiche e kantiane: “La cellula uovo contiene il Dna completo. L’inizio di ciascuno di noi risale alla notte dei tempi. In ogni momento è d’obbligo considerare ciò che, generato dagli uomini, si sviluppa autonomamente fino a diventare una forma umana adulta come ‘qualcuno’ che non può essere sfruttato come ‘qualcosa’, ad esempio come deposito di organi di ricambio a favore di altri, per quanto questi altri siano sofferenti.

Anche gli esperimenti di ibernazione nei campi di sterminio nazisti erano fatti a favore di altri che soffrivano”. Ad un incontro all’Università Cattolica di Milano nel 2009 affermava che se Dio non esiste l’uomo è illusione: “Ragione significa tanto ragione quanto fondamento. La visione scientista del mondo considera il mondo e dunque anche se stessa come priva di un fondamento.

La fede in Dio è la fede in un fondamento del mondo, che lui stesso non è senza fondamento, dunque irrazionale, ma ‘luce’, trasparente a se stessa e così suo proprio fondamento. La prima domanda che vorrei discutere è: che cosa crede colui che crede in Dio? Egli crede in una fondamentale razionalità della realtà. Egli crede che il bene sia più fondamentale del male. Egli crede che ciò che è inferiore debba essere compreso a partire da ciò che è superiore e non viceversa.

Egli crede che il non senso presupponga il senso e che il senso non sia una variante dell’assurdo. Questo però significa che colui che crede in Dio crede che nell’incontro con gli altri noi abbiamo a che fare con la realtà. Non possiamo amare un uomo senza credere che l’altro è reale”.

Quindi il Dio cristiano non è un ente a se stante, ma è partecipe della vita umana: “Il fedele accoglie tutto ciò che accade e che non è in grado di modificare, dalle mani di Dio e si disputa anche con Dio. Giobbe accusa Dio per le disgrazie piovute su di lui. I suoi amici lo vogliono convincere del fatto che Dio è giusto, fanno una giustificazione di Dio, una teodicea.

Dio è giusto e Giobbe deve ricercare in se stesso la causa delle proprie disgrazie. Giobbe non comprende questo e Dio rimprovera alla fine i suoi amici: la loro difesa di Dio è meno devota del lamento di Giobbe. Delle intenzioni di Dio essi comprendono assai poco come Giobbe. Dio allora riduce al silenzio Giobbe non quando egli si difende, ma dicendogli: ‘Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. Il censore vorrà ancora contendere con l’Onnipotente? Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua?’.

Questo illumina Giobbe, il quale risponde: ‘Ho esposto senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere’. La sottomissione incondizionata alla volontà di Dio, che si rivela in ciò che accade e in ciò che noi non possiamo modificare, è l’atteggiamento fondamentale di tutti coloro che credono in Dio”.

Sempre in quell’anno in un’intervista al ‘Sussidiario’ sul rapporto tra fede e libertà il filosofo affermò: “La fede in Dio in questo contesto equivale alla libertà dell’uomo. Libertà intesa come ricerca della verità. In questa ricerca l’Illuminismo ha cercato di sostituire totalmente la fede con la ragione, ma proprio qui risiede il grande errore dell’Illuminismo: l’aver negato a priori la validità della fede come elemento per raggiungere la verità.

Come ultima conseguenza lo scientismo ha contestato poi il fatto che la ragione abbia a che fare con la verità, circoscrivendo la ragione a un ambito puramente empirico. Mentre è la fede, come apertura alla realtà, l’unica vera compagna della ragione”.

Quindi per il filosofo tedesco la Chiesa rimaneva l’unica risposta alle minacce dell’epoca moderna contro la libertà dell’uomo: “Bisogna fare chiarezza. Credo che molte persone vivano l’esperienza di un enorme malessere nei confronti del dominio della tecnica, nella perdita di valori e del senso dell’esistenza. Prima abbiamo parlato di Horkheimer.

Ebbene io sono totalmente d’accordo con la critica da lui mossa nei confronti dell’Illuminismo, sposo quasi in tutto la sua visione. Il problema è che nel pensiero di Horkheimer non c’è terapia, non c’è soluzione… La critica riguarda solo l’aspetto distruttivo. Il cristianesimo è la risposta non solo perché ipotesi di un altro mondo o di un’altra visione della realtà, ma perché la Verità si è fatta carne.

E’ un fatto di cui la Chiesa rende testimonianza e che rende unica l’esperienza di risposta alle domande dell’uomo… Il cristianesimo è la risposta definitiva alla ricerca, non solo perché ipotesi di un altro mondo o di un’altra visione della realtà, ma perché la Verità si è fatta carne”.

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