Episcopalis communio dà vitalità ai Sinodi

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All’apertura del Sinodo dei vescovi sui giovani la Costituzione apostolica ‘Episcopalis communio’ rappresenta uno degli interventi normativi più importanti di papa Francesco, perchè dal punto di vista istituzionale il suo impatto sulla vita della Chiesa sarà probabilmente uno degli esiti più duraturi nel tempo di questo pontificato.

Dal punto di vista del metodo, basta rimarcare quanto il dettato della Costituzione appaia profondamente legato alla modalità con la quale il papa ha voluto si sviluppasse la stagione sinodale sulla famiglia. Presentando questa costituzione apostolica il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Lorenzo Baldisseri, ha sottolineato la continuità con i papi precedenti:

“Papa Francesco si connette dunque ai suoi predecessori, che più volte nel corso degli anni hanno messo mano alla revisione dell’Ordo Synodi Episcoporum, la cui ultima edizione è stata approvata da papa Benedetto XVI nel 2006. Al tempo stesso, dopo oltre 50 anni di attività (e ben 27 Assemblee, senza contare la prossima sui giovani e quella dell’anno venturo sull’Amazzonia), sembrava giunto il momento per una revisione di più ampio respiro, che tenesse conto della ricca esperienza acquisita e delle nuove prospettive teologiche, giuridiche e pastorali nel frattempo emerse”.

Poi ha presentato due ‘piste di lettura’ della Costituzione apostolica: “La prima è il riferimento al Concilio Vaticano II, che rappresenta il ‘grembo’ generativo del Sinodo dei Vescovi. Il richiamo all’ultima assise ecumenica non è motivato da semplici ragioni di circostanza, bensì offre al papa l’occasione per riprendere e approfondire alcuni snodi teologici cruciali del Concilio, in particolare per quanto concerne la dottrina ecclesiologica.

Centrale è il riferimento alla collegialità episcopale, come sviluppata nel III capitolo della Costituzione Dogmatica ‘Lumen gentium’, grazie a cui ‘è apparso definitivamente chiaro che ciascun Vescovo possiede simultaneamente e inseparabilmente la responsabilità per la Chiesa particolare affidata alle sue cure pastorali e la sollecitudine per la Chiesa universale’…

Il Sinodo, dunque, è deputato in certo modo a prolungare nella vita ordinaria della Chiesa il dinamismo benefico del Concilio ecumenico, che nella storia si è costantemente dimostrato un potente fattore di riforma ecclesiale, ma che, per sua stessa natura, è un avvenimento assolutamente eccezionale”.

La seconda chiave di lettura: “La seconda chiave di lettura è offerta dal riferimento al tema del rinnovamento della Chiesa. Papa Francesco non guarda solo al passato, cioè al Concilio Vaticano II, ma anche al presente, cioè all’ora attuale della Chiesa, la quale si va introducendo in ‘una nuova tappa evangelizzatrice’, domandandole con forza di costituirsi ‘in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione’.

Si tratta, per papa Francesco, di riplasmare profondamente tutte le strutture ecclesiali, perché diventino ‘più missionarie’, cioè più sensibili ai bisogni delle persone, più aperte al nuovo che avanza, più duttili in un’epoca di rapide trasformazioni”.

Nella Costituzione apostolica del papa un capitolo è offerto al compito episcopale: “Così il Vescovo è contemporaneamente maestro e discepolo. Egli è maestro quando, dotato di una speciale assistenza dello Spirito Santo, annuncia ai fedeli la Parola di verità in nome di Cristo capo e pastore.

Ma egli è anche discepolo quando, sapendo che lo Spirito è elargito a ogni battezzato, si pone in ascolto della voce di Cristo che parla attraverso l’intero Popolo di Dio, rendendolo ‘infallibile in credendo’… Il Vescovo, per questo, è insieme chiamato a ‘camminare davanti, indicando il cammino, indicando la via; camminare in mezzo, per rafforzare [il Popolo di Dio] nell’unità; camminare dietro, sia perché nessuno rimanga indietro, ma, soprattutto, per seguire il fiuto che ha il Popolo di Dio per trovare nuove strade.

Un Vescovo che vive in mezzo ai suoi fedeli ha le orecchie aperte per ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese e la ‘voce delle pecore’, anche attraverso quegli organismi diocesani che hanno il compito di consigliare il Vescovo, promuovendo un dialogo leale e costruttivo’”.

Quindi il Sinodo dei Vescovi “deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: ‘Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama’…

Alla consultazione dei fedeli segue, durante la celebrazione di ogni Assemblea sinodale, il discernimento da parte dei Pastori appositamente designati, uniti nella ricerca di un consenso che scaturisce non da logiche umane, ma dalla comune obbedienza allo Spirito di Cristo. Attenti al sensus fidei del Popolo di Dio, i Membri dell’Assemblea offrono al Romano Pontefice il loro parere, affinché questo possa essergli di aiuto nel suo ministero di Pastore universale della Chiesa.

In tale prospettiva, il fatto che «il Sinodo abbia normalmente una funzione solo consultiva non ne diminuisce l’importanza. Nella Chiesa, infatti, il fine di qualsiasi organo collegiale, consultivo o deliberativo che sia, è sempre la ricerca della verità o del bene della Chiesa. Quando poi si tratta della verifica della medesima fede, il consensus Ecclesiae non è dato dal computo dei voti, ma è frutto dell’azione dello Spirito, anima dell’unica Chiesa di Cristo”.

E perciò anche il Sinodo è l’organismo dei vescovi esso è rappresentativo del popolo di Dio: “Benché nella sua composizione si configuri come un organismo essenzialmente episcopale, il Sinodo non vive pertanto separato dal resto dei fedeli. Esso, al contrario, è uno strumento adatto a dare voce all’intero Popolo di Dio proprio per mezzo dei Vescovi, costituiti da Dio ‘autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa’, mostrandosi di Assemblea in Assemblea un’espressione eloquente della sinodalità come ‘dimensione costitutiva della Chiesa’”.

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