La nostra emigrazione

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Prendo spunto per alcune riflessioni che mi sono venute in mente visitando di recente il Museo dell’Emigrazione di Gualdo Tadino, ridente cittadina umbra ricca di storia e antichità.

La struttura posta al centro storico del paese si sviluppa su tre piani, vi si possono ammirare reperti storici, foto d’epoca, documenti autentici riferentesi al fenomeno migratorio italiano avvenuto tra la fine dell’800 e gli inizi del 900.

Le guerre, la miseria, la mancanza di lavoro di quegli anni hanno costretto milioni di connazionali ad abbandonare la loro Italia, mogli, figli, affetti alla ricerca disperata di un po’ di benessere.

Molti di questi, dai ponti dei bastimenti vedevano allontanare le coste familiari; il mare con il suo flessuoso e armonico dondolio accompagnava quegli sguardi ricolmi di tristezza e di speranza. Nelle valigie di cartone legate con un grosso spago, nei fagotti di tela annodati stretti erano custoditi i sogni, piccole e grandi cose che ognuno portava con se’ come unica ricchezza.

C’era molta umiltà, chi partiva non sapeva che avrebbe trovato, se avrebbe trovato. Molti sapevano già che non sarebbero più tornati, per qualcuno fu così.

Mi ha molto colpito quella catasta di valige, quei vestiti d’epoca appoggiati su una sedia, oggetti appartenuti a quelle anime, che con i loro sacrifici hanno contribuito a tenere alto nel mondo il valore e la grandezza dell’Italia.

Molti italiani attualmente si trasferiscono per trovare prospettive di lavoro migliori. I nostri migranti si sono sempre distinti per intelligenza nell’ambito scientifico, medico e per  capacità imprenditoriali creando posti di lavoro per tanta gente.

Purtroppo da qualche anno si e’ verificata una profonda crisi economica mondiale; non c’è lavoro, non ci sono soldi e aumenta il livello di povertà.

L’Africa, continente stupendo da un punto di vista naturalistico, ma dilaniata da guerre intestine, da popoli in perenne conflitto tra loro, risente maggiormente di questo disagio.

Molti africani in questi ultimi anni si sono riversati massivamente in Europa alla ricerca di pace, e benessere.

Per quanto possibile l’Europa si e’ dimostrata accogliente e favorevole all’integrazione di questa gente, nonostante difficoltà economiche,  differenze culturali e atteggiamenti spesso pretenziosi .

L’accoglienza è un dovere umano e morale nei limiti delle possibilità, ma è altrettanto giusto adeguarsi alle regole di chi accoglie.

Mi auguro che nel prossimo futuro le autorità competenti possano trovare accordi e soluzioni sempre più idonei alla risoluzione del  problema, garantendo adeguata sistemazione a questa gente e civile convivenza per tutti.

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