Il Papa all’Age: coltivare la fiducia

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Circa 8.600.000 di studenti delle scuole statali e paritarie sono tornati sui banchi. La maggior parte di loro, oltre 7.000.000, frequenta la scuola statale. Per il 2018/2019 le studentesse e gli studenti delle scuole statali sono 7.682.635, per un totale di 370.611 classi. Di questi, 919.091 frequentano la scuola dell’infanzia, 2.498.521 la scuola primaria, 1.629.441 la secondaria di I grado, 2.635.582 la secondaria di II grado.

Il numero totale di alunni è in leggero calo: lo scorso anno erano 7.757.849. Tra le quattro regioni con il decremento più consistente, le prime tre sono del Sud: -15.534 studenti in Campania, -12.487 in Sicilia, -11.977 in Puglia, -5.972 in Piemonte. Sempre nella scuola statale, sono 245.723 le alunne e gli alunni con disabilità, un anno fa erano 234.658.

Di questi, 21.434 frequentano la scuola dell’infanzia, 89.029 la primaria, 66.823 la secondaria di I grado, 68.437 la secondaria di II grado. Gli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole statali sono quasi 788.000 (per la precisione 787.936), così distribuiti: 109.833 nella scuola dell’Infanzia, 304.100 nella scuola Primaria, 178.270 nella scuola Secondaria di I grado e 195.733 nella scuola Secondaria di II grado.

Il numero più alto di studenti con cittadinanza non italiana si trova in Lombardia (202.210), seguita da Emilia Romagna (95.703), Veneto (84.230), Piemonte (73.795), Lazio (72.451) e Toscana (71.186). In Molise (1.332) e Basilicata (3.280) la presenza minore.

E prima dell’inizio scolastico, in occasione del 50^ anniversario della nascita dell’Associazione dei genitori (Age) si è svolta nella settimana scorsa un’udienza speciale con papa Francesco, invitandoli a sostenere l’alleanza educativa tra scuola e famiglia: “E un’occasione preziosa per confermare le motivazioni del vostro impegno a favore della famiglia e dell’educazione: un impegno che portate avanti secondo i principi dell’etica cristiana, affinché la famiglia sia un soggetto sempre più riconosciuto e protagonista nella vita sociale”.

Il papa ha ricordato il ruolo fondamentale dell’associazione nel sostegno educativo con i genitori: “Molte delle vostre energie sono dedicate ad affiancare e sostenere i genitori nel loro compito educativo, specialmente in riferimento alla scuola, che da sempre costituisce il principale partner della famiglia nell’educazione dei figli. Ciò che fate in questo campo è davvero meritorio.

Oggi, infatti, quando si parla di alleanza educativa tra scuola e famiglia, se ne parla soprattutto per denunciare il suo venir meno: il patto educativo è in calo. La famiglia non apprezza più come un tempo il lavoro degli insegnanti, spesso mal pagati, e questi avvertono come una fastidiosa invadenza la presenza dei genitori nelle scuole, finendo per tenerli ai margini o considerarli avversari”.

Quindi il papa ha chiesto all’associazione di ‘coltivare la fiducia’ nella scuola: “Per cambiare questa situazione occorre che qualcuno faccia il primo passo, vincendo il timore dell’altro e tendendo la mano con generosità.

Per questo vi invito a coltivare e alimentare sempre la fiducia nei confronti della scuola e degli insegnanti: senza di loro rischiate di rimanere soli nella vostra azione educativa e di essere sempre meno in grado di fronteggiare le nuove sfide educative che vengono dalla cultura contemporanea, dalla società, dai mass media, dalle nuove tecnologie. Gli insegnanti sono come voi impegnati ogni giorno nel servizio educativo ai vostri figli”.

Ed ha raccontato un proprio aneddoto sulla collaborazione: “Se è giusto lamentare gli eventuali limiti della loro azione, è doveroso stimarli come i più preziosi alleati nell’impresa educativa che insieme portate avanti. Io mi permetto di raccontarvi un aneddoto.

Avevo dieci anni, e ho detto una cosa brutta alla maestra. La maestra ha chiamato mia mamma. Il giorno dopo è venuta mia mamma, e la maestra è andata a riceverla; hanno parlato, poi la mamma mi ha chiamato, e davanti alla maestra mi ha rimproverato e mi ha detto: ‘Chiedi scusa alla maestra’. Io l’ho fatto. ‘Bacia la maestra’, mi ha detto la mamma.

E l’ho fatto, e poi sono tornato in aula, felice, ed è finita la storia. No, non era finita… Il secondo capitolo è quando sono tornato a casa… Questo si chiama ‘collaborazione’ nell’educazione di un figlio: fra la famiglia e gli insegnanti”.

Poi ha ricordato l’indispensabilità dell’associazione, citando l’esortazione apostolica ‘Amoris laetitia: “La vostra presenza responsabile e disponibile, segno di amore non solo per i vostri figli ma verso quel bene di tutti che è la scuola, aiuterà a superare tante divisioni e incomprensioni in questo ambito, e a far sì che sia riconosciuto alle famiglie il loro ruolo primario nell’educazione e nell’istruzione dei bambini e dei giovani.

Se infatti voi genitori avete bisogno degli insegnanti, anche la scuola ha bisogno di voi e non può raggiungere i suoi obiettivi senza realizzare un dialogo costruttivo con chi ha la prima responsabilità della crescita dei suoi alunni…

La vostra esperienza associativa vi ha certamente insegnato a confidare nell’aiuto reciproco. Ricordiamo il saggio proverbio africano: ‘Per educare un bambino ci vuole un villaggio’. Perciò, nell’educazione scolastica non deve mai mancare la collaborazione tra le diverse componenti della stessa comunità educativa. Senza comunicazione frequente e senza fiducia reciproca non si costruisce comunità e senza comunità non si riesce a educare”.

Ed ha ricordato anche il compito educativo della Chiesa con i genitori nell’accompagnamento dei figli: “Contribuire a eliminare la solitudine educativa delle famiglie è compito anche della Chiesa, che vi invito a sentire sempre al vostro fianco nella missione di educare i vostri figli e di rendere tutta la società un luogo a misura di famiglia, affinché ogni persona sia accolta, accompagnata, orientata verso i veri valori e messa in grado di dare il meglio di sé per la crescita comune.

Avete dunque una doppia forza: quella che vi deriva dall’essere associazione, ossia persone che si uniscono non contro qualcuno ma per il bene di tutti, e la forza che ricevete dal vostro legame con la comunità cristiana, in cui trovate ispirazione, fiducia, sostegno”.

Ed infine ha chiuso l’udienza con un appello ai genitori: “Cari genitori, i figli sono il dono più prezioso che avete ricevuto. Sappiatelo custodire con impegno e generosità, lasciando ad essi la libertà necessaria per crescere e maturare come persone a loro volta capaci, un giorno, di aprirsi al dono della vita.

L’attenzione con cui, come associazione, vigilate sui pericoli che insidiano la vita dei più piccoli non vi impedisca di guardare con fiducia al mondo, sapendo scegliere e indicare ai vostri figli le occasioni migliori di crescita umana, civile e cristiana. Insegnare ai vostri figli il discernimento morale, il discernimento etico: questo è buono, questo non è tanto buono, e questo è cattivo. Che loro sappiano distinguere. Ma questo si impara a casa e si impara a scuola: congiuntamente, tutte e due”.

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