Addio all’amico ebreo di Karol Wojtyla

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Si vedevano spesso da quando nel 1965 si erano ritrovati dopo lo strazio della II Guerra Mondiale Karol Wojtyla e Jerzy Kluger. Sabato scorso, l’ultimo giorno del 2011, Jerzy ha raggiunto il suo amico d‘infanzia Karol. Si è spento a Roma dopo che l‘Alzheimer da cui era affetto, gli aveva impedito perfino di essere presente alla beatificazione del suo amico Papa. L’ingegner Kluger era amico di “Lolek” dagli anni delle elementari. Ebreo l’uno cattolico l’altro, erano compagni di giochi, poi di scuola fino al liceo. Poi uno studia teologia e l’ altro va a Varsavia per diventare ingegnere. La guerra spazza via tutto.

La famiglia Kluger viene annientata, i maschi si arruolano le donne finiscono nei campi di concentramento. Karol segue la sua vocazione sacerdotale e Jerzy finalmente trova la sua vita in Inghilterra, sposa una donna cattolica, nascono due figli e alla fine si trasferisce a Roma. E’ qui che negli anni del Concilio ritrova il suo vecchio amico. Wojtyla è il vescovo di Cracovia, e ogni volta che passa da Roma si ferma con la famiglia Kluger. Una consuetudine che non finisce quando diventa Papa. L’amicizia di “Lolek e Jurek” come si chiamavano tra loro è raccontata da un libro del 1993: Lettera ad un amico ebreo. Ne è autore Gianfranco Svidercoschi che oggi ricordando Jerzy dice : “ la loro amicizia è stata tanto profonda e fatta anche di piccole cose. Uno dei ricordi che ancora erano vivi nella memoria dell’ anziano e malato Kluger era un episodio di quando avevano 6 anni e cercarono di rubare lo spadone di legno dell’unico poliziotto di Wadovice.”

La vicinanza del Papa polacco al suo amico di infanzia si univa ai ricordi di alcuni altri loro compagni dei tempi del liceo. “Il Santo Padre- dice il cardinale di Cracovia Stanislao Dziwisz nel libro Una vita con Karol scritto con Svidercoschi- lo invitava ogni tanto a pranzo o a cena con i familiari. E anche allora continuavano a darsi del tu, si parlavano sempre come due compagni di scuola. L’ ingegner Kluger trattava il Papa come se fosse uno di famiglia e il Papa si sentiva realmente uno di loro. Battezzò la nipote, poi ne benedisse le nozze, infine battezzò anche la figlia di questa. Una vera amicizia! L’amicizia di una vita!”

Tra i molti incontri dei due, uno in particolare fu significativo. Quello allo Yad Vashem. Il Papa in visita e Kluger tra i sopravvissuti. ”E’ stato un momento difficilmente spiegabile a parole- disse Jerzy subito dopo- Questo e’ un grande, un grandissimo Papa”. Il libro “ Lettera ad un amico ebreo” ha fatto conoscere al mondo questa amicizia e anche il legame personale del Papa con la comunità ebraica polacca. Nell’ aprile dell’ 89 Wojtyl incarica il suo amico ebreo di rappresentarlo nella cerimonia di commemorazione che la comunità ebraica di Wadowice, città natale di Giovanni Paoli II, terrà il 9 maggio successivo per ricordare la distruzione della locale Sinagoga da parte dei nazisti. “Ricordo molto bene la sinagoga di Wadowice che si trovava vicino al nostro ginnasio – scrive nella lettera il papa polacco – ho ancora negli occhi le file dei fedeli, che il giorno festivo si recavano nella sinagoga a pregare. Il 9 maggio a Wadowice devi dire a quanti saranno lì riuniti, che insieme con essi ricordo i loro connazionali e correligionari assassinati, molti dei quali erano nostri colleghi nella scuola elementare e poi nel ginnasio”. Il futuro papa aveva proprio nella comunità ebraica i suoi migliori amici, accanto ai quali Wojtyla visse la tragedia della guerra e dell’ invasione nazista.

 

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