Dalle Diocesi: la Quaresima apre al tempo ‘nuovo’

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Nell’Angelus della prima domenica di Quaresima papa Francesco ha invitato i cristiani a prepararsi alla propria missione: “Gesù va nel deserto per prepararsi alla sua missione nel mondo. Egli non ha bisogno di conversione, ma, in quanto uomo, deve passare attraverso questa prova, sia per Se stesso, per obbedire alla volontà del Padre, sia per noi, per darci la grazia di vincere le tentazioni. Questa preparazione consiste nel combattimento contro lo spirito del male, cioè contro il diavolo.

Anche per noi la Quaresima è un tempo di ‘agonismo’ spirituale, di lotta spirituale: siamo chiamati ad affrontare il Maligno mediante la preghiera per essere capaci, con l’aiuto di Dio, di vincerlo nella nostra vita quotidiana. Noi lo sappiamo, il male è purtroppo all’opera nella nostra esistenza e attorno a noi, dove si manifestano violenze, rifiuto dell’altro, chiusure, guerre, ingiustizie. Tutte queste sono opere del maligno, del male”.

Però la Quaresima non è il tempo della tristezza, ma dell’impegno: “Infatti, non siamo mai sufficientemente orientati verso Dio e dobbiamo continuamente indirizzare la nostra mente e il nostro cuore a Lui. Per fare questo bisogna avere il coraggio di respingere tutto ciò che ci porta fuori strada, i falsi valori che ci ingannano attirando in modo subdolo il nostro egoismo. Invece dobbiamo fidarci del Signore, della sua bontà e del suo progetto di amore per ciascuno di noi.

La Quaresima è un tempo di penitenza, sì, ma non è un tempo triste! E’ un tempo di penitenza, ma non è un tempo triste, di lutto. E’ un impegno gioioso e serio per spogliarci del nostro egoismo, del nostro uomo vecchio, e rinnovarci secondo la grazia del nostro Battesimo”.

Ha invitato ad ascoltare l’appello di Gesù alla conversione: “In questa prima domenica di Quaresima siamo invitati ad ascoltare con attenzione e raccogliere questo appello di Gesù a convertirci e a credere nel Vangelo. Siamo esortati a iniziare con impegno il cammino verso la Pasqua, per accogliere sempre più la grazia di Dio, che vuole trasformare il mondo in un regno di giustizia, di pace, di fraternità”.

Quindi la vita vince la morte, secondo le parole omilitiche di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, che ha invitato i fedeli ad ‘ad accogliere la grazia che rende possibile la trasfigurazione della morte nella vita’:

“Il tempo di grazia, il tempo in cui Dio sta con gli oppressi e gli umiliati, è il tempo in cui la vita può assorbire la morte e cioè la gloria di Dio può trasfigurare, accogliere, salvare la tribolata storia dei figli di Dio. Questo tempo di quaresima racconta la trasfigurazione che riveste l’umanità che grida e geme con due modi di arrendersi alla grazia…

I credenti sono disponibili alla lotta, non si meravigliano della tentazione, sono abbastanza realisti da sapere che il male si presenti come più promettente del bene, che adorare il principe di questo mondo e allearsi con le potenze mondate sia più rassicurante che fidarsi di Dio.

I credenti lo sanno, i credenti non si lasciano ingannare da quello che sembra. I credenti resistono, i credenti continuano a vivere di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, i credenti continuano a rendere culto solo a Dio”.

La conversione ‘gioiosa’ è al centro anche della lettera dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, intitolata ‘Le ultime 7 parole di Cristo sulla croce’: “Gesù ha percorso la sua via, quella tracciata dalla volontà del Padre suo, e non si è ritirato indietro, non ha desistito malgrado la sofferenza e la solitudine estrema.

Nella sua morte si compie ogni profezia, ogni attesa, ogni aspettativa dell’uomo e della storia. Compimento significa appunto questo: non c’è più niente dopo di esso, perché tutto è stato definitivamente attuato. Il sacrificio pasquale di Cristo è definitivo ed eterno. Egli ha salvato l’umanità di allora, di oggi e di sempre”.

Nella lettera l’arcivescovo di Torino ha sottolineato che la fede cristiana non esalta la sofferenza: “La fede cristiana non esalta il dolore e la sofferenza in sé, ‘Tutto è compiuto!’ (Giovanni 19,30) perché si tratta pur sempre di conseguenze del peccato e dunque da superare e combattere, anche con tutte le possibilità mediche e di ricerca.

Ma tuttavia, il mistero del dolore e della sofferenza umana resta e non è affrontabile solo sul piano medico o sociale. E’ necessario affrontarlo pure sul piano religioso e spirituale, che non può essere eluso o ignorato, se vogliamo trovare un senso al soffrire e al morire dell’uomo sulla terra.

Nella volontà del Padre, anche la sofferenza di Cristo compie un disegno di salvezza universale per tutti gli uomini e come tale chiede la collaborazione e il coinvolgimento di ciascuno, per dare realmente efficacia, per se stessi e per gli altri, alla croce del Signore e sfociare così nella Pasqua di risurrezione”.

Anche dalla diocesi di Bologna mons. Matteo Zuppi ha sottolineato che la quaresima è un tempo ‘nuovo’: “Frutto della Quaresima, delle sue proposta spirituale è risorgere con Cristo ad un uomo nuovo, sapere riconoscere i segni dei tempi, vedere il deserto iniziare a trasformarsi oggi in un giardino, affrancarci dal nostro peccato, non accettare che il male spenga la vita di tanti e semini divisione e violenza nella famiglia umana. Nel messaggio di questo anno per la Quaresima papa Francesco ci invita a non farci raffreddare il cuore.

A che serve un cuore senza il calore dell’amore? Sopravvive, ma non ha più vita. Un cuore tiepido non ha niente da dire, si accontenta e non compie miracoli. Per questo il Male lo rende tiepido, perché così avverte tutto come troppo difficile, rimane indifferente, finisce per scaldarsi per quello che non conta.

Facilmente possiamo credere di avere un cuore funzionante perché pieno di passioni, ma se queste girano intorno al nostro io, nel banale e tolemaico egocentrismo, il cuore in realtà rimane freddo di amore anche se agitato da tante paure e qualche volta da rabbia. Il cuore è caldo quando ama e mette al centro Gesù… Frutto della Quaresima è un cuore amato e capace di amore”.

Dalla diocesi di Ancona-Osimo, mons. Angelo Spina ha invitato i fedeli all’ascolto della Parola di Dio: “La Quaresima è il tempo per ascoltare di più la parola di Dio, da Dio che parla al nostro cuore, scaturisce la risposta della preghiera. Pregare è lasciarsi amare da Dio e amarlo. La preghiera ci permette di smascherare le menzogne del nostro cuore e trovare consolazione solo in Dio che è nostro Padre e vuole per noi la vita.

La Quaresima è il tempo per confessarci e ritornare a Dio con un cuore contrito e umiliato, perché Lui crei in noi un cuore puro e ci doni la forza di perdonare chi ci ha offeso e di riconciliarci con quelle persone con cui siamo risentiti, verso cui conserviamo rancore… Andiamo così incontro alla luce del Cristo che risorge glorioso disperdendo le tenebre del nostro peccato e facendoci uomini e donne risorti in Lui”.

Anche dall’archidiocesi di Fermo mons. Rocco Pennacchio ha invitato i fedeli all’assiduità della preghiera: “Crediamo alla potenza della preghiera. Chiediamo a Dio la fede, la capacità di amare il prossimo come Gesù ha amato noi, la voglia di sognare un mondo diverso che ancora non si vede, ma che in unione con Gesù possiamo contribuire a costruire; chiediamo l’umiltà per riconoscere le nostre debolezze ed incoerenze ed accogliere l’invito alla conversione”.

Dalla diocesi di Cagliari, mons. Arrigo Miglio ha ricordato che la Quaresima ‘riscalda ciò che è gelido’: “La Quaresima è invito forte alla conversione: siamo chiamati a riconoscerci peccatori e a invocare ‘Dio Padre di Misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella la morte e risurrezione del suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati’, come recita la liturgia della Riconciliazione. Il peccato raffredda la Carità, rende il cuore gelido e insensibile ed un cammino di conversione è un cammino verso la Carità piena, l’Amore che Dio ci offre e che è la sua vita”.

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