Papa Francesco in Colombia: facciamo il primo passo

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Secondo i dati del trasponder dell’Az4000 (A330) il velivolo in cui viaggiava Papa Francesco, dopo 12 ore e 30 minuti di volo, è atterrato nell’aerostazione internazionale di Bogotá ‘El Dorado’.

Dopo l’atterraggio con una semplice cerimonia di benvenuto, senza discorsi ufficiali, papa Francesco è stato accolto dal presidente della Repubblica Juan Manuel Santos Calderon, premio Nobel per la pace nel 2016, autore dello storico accordo con l’ex guerriglia delle Farc, accompagnato dalla consorte. Secondo la stampa locale durante il percorso fino alla Nunziatura apostolica papa Francesco ha ricevuto il saluto di benvenuto di almeno 800.000 persone.

Durante il viaggio papa Francesco si è recato a salutare gli operatori dei media che lo accompagnano sul volo: “Buongiorno e grazie per la compagnia, per questo lavoro che voi farete per accompagnarmi in questo viaggio, che è un po’ speciale perché è un viaggio anche per aiutare la Colombia ad andare avanti nel suo cammino di pace. E vi chiedo una preghiera per questo durante il viaggio. E grazie di tutto quello che voi farete.

E inoltre vorrei dire che nel volo sorvoleremo il Venezuela. E dunque, una preghiera anche per il Venezuela, perché vi si possa fare il dialogo e il Paese trovi una bella stabilità, mediante il dialogo con tutti. Grazie per il vostro lavoro!”

Prima di intraprendere il viaggio il papa, salutando i giornalisti che lo accompagnavano nel viaggio aveva rivolto una preghiera per aiutare la Colombia sulla via della pace: “Questo viaggio è un po’ speciale, perché è un viaggio per aiutare la Colombia ad andare avanti nel suo cammino di pace. Vi chiedo anche una preghiera per questo durante il viaggio. Grazie per tutto quello che farete, grazie per il vostro lavoro”.

Nel quinto viaggio nel continente americano ha chiesto ai giornalisti anche una preghiera per il Venezuela: “Vorrei dire che sorvoleremo il Venezuela: vi chiedo una preghiera anche per il Venezuela perché si possa fare il dialogo e perché il Paese ritrovi una bella stabilità con il dialogo con tutti”.

Inoltre prima della partenza papa Francesco aveva inviato un telegramma al presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella: “Nel momento in cui lascio Roma per recarmi in Colombia, per sostenere la missione della Chiesa locale e portare un messaggio di speranza, mi è caro rivolgere a lei, signor Presidente, il mio deferente saluto, che accompagno con fervidi auspici per il benessere spirituale, civile e sociale della diletta nazione italiana, cui invio volentieri la benedizione apostolica”.

Ed il presidente della Repubblica italiana aveva ricambiato rispondendo come l’Italia e la comunità internazionale guardino ‘con grande interesse’ alla visita del Pontefice “in un Paese che ha intrapreso un cammino di pace e riconciliazione difficile ma carico di speranza”. Nel fare gli auguri a Francesco per la missione pastorale appena iniziata, il capo dello Stato italiano aveva affermato che la presenza del Papa “sarà fonte di incoraggiamento per la società colombiana nel suo insieme, e recherà anche un importante segnale di pace in una regione ancora scossa da dolorose inquietudini, cui l’intera comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione”.

Prima della partenza papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per affidare alla Madonna la sua nuova missione apostolica. Inoltre, papa Francesco, lasciando Casa Santa Marta, ha salutato due famiglie, composte da 5 persone, alle quali è andata a fuoco la propria abitazione durante gli ultimi incendi estivi nella zona di Ponte Mammolo a Roma e che l’Elemosineria Pontificia sta aiutando.

Nel video messaggio al popolo boliviano papa Francesco aveva sottolineato la peculiarità del viaggio come pellegrinaggio di pace, facendo il ‘primo passo’: “Caro popolo della Colombia, tra qualche giorno visiterò il vostro Paese. Verrò come pellegrino di speranza e di pace, per celebrare con voi la fede nel nostro Signore e anche per imparare dalla vostra carità e dalla vostra perseveranza nella ricerca della pace e dell’armonia…

‘Facciamo il primo passo’ è il motto di questo viaggio. Esso ci ricorda che abbiamo sempre bisogno di fare un primo passo per qualsiasi attività e progetto. Esso ci spinge anche ad essere i primi ad amare, a costruire ponti, a creare la fraternità. Fare il primo passo ci incoraggia ad uscire per andare incontro all’altro, a tendere la mano e a scambiarci il segno della pace. La pace è quella che la Colombia cerca e per il cui conseguimento lavora da molto tempo.

Una pace stabile, duratura, perché possiamo vederci e trattarci come fratelli, non come nemici. La pace ci ricorda che siamo tutti figli dello stesso Padre che ci ama e ci conforta. Sono onorato di visitare questa terra ricca di storia, cultura, fede, uomini e donne che hanno lavorato con determinazione e perseveranza per renderla un luogo in cui regna l’armonia e la fraternità, in cui il Vangelo è conosciuto e amato, dove dire fratello e sorella non risulta un segno strano, ma un vero e proprio tesoro da proteggere e difendere.

Il mondo di oggi ha bisogno di consiglieri di pace e di dialogo. Anche la Chiesa è chiamata a questo compito, per promuovere la riconciliazione con il Signore e con i fratelli, ma anche la riconciliazione con l’ambiente che è una creazione di Dio e che stiamo sfruttando in modo selvaggio”.

Alla Nunziatura apostolica il papa è stato accolto dai balli dei giovani dal progetto Idipron (Istituto distrettuale per la protezione dell’infanzia e della gioventù), nato dalla sensibilità del sacerdote salesiano Javier de Nicolò, italiano ma radicato in Colombia dal 1949 per togliere i ragazzi a rischio dalle strade. A loro ha rivolto parole di incoraggiamento:

“Perfino i più piccoli possono essere eroi; i più giovani, quando vengono ingannati o sbagliano, si rialzano e sono eroi e vanno avanti. Continuate ad andare avanti! Non lasciatevi vincere, non lasciatevi ingannare, non perdete la gioia, non perdete la speranza, non perdete il sorriso”.

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