Ad Assisi mons. Galantino: siamo accanto alla gente che soffre

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La Pro Civitate Christiana, fedele alla propria storia che l’ha vista protagonista di dialogo, riflessioni e incontri, ha riunito ad Assisi associazioni, gruppi, movimenti e singoli, credenti e non credenti, per riflettere e avanzare progetti, tanto alle chiese locali, quanto alla chiesa e alla società italiane, perché la svolta profetica che Papa Francesco ha posto in atto metta radici, con il tema del 75° Corso di studi cristiani: ‘Diamo futuro alla svolta profetica di Francesco’, svoltosi alla Cittadella di Assisi.

E per incarnare ‘la Chiesa in uscita’ la Pro Civitate Christiana ha iniziato un percorso di riflessione sino ad elaborare proposte di cambiamento da avanzare innanzitutto alla Chiesa italiana ma anche alle istituzioni civili sui seguenti temi:il modello teologico che emerge dal pontificato di Papa Francesco, ovvero quale immagine di Dio; la ‘Chiesa povera per i poveri’; l’ecologia integrale; il dialogo ecumenico e interreligioso; le nuove schiavitù.

In questo percorso di ricerca e riflessione hanno partecipato: mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei; mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo; Maymouna Abdel Qader del Centro culturale islamico di Perugia; Luis Badilla, giornalista e direttore del sito di informazione religiosa Il Sismografo; Enzo Bianchi, fondatore Comunità ecumenica di Bose; Paolo Branca, docente all’Università Cattolica di Milano; Luigi Ciotti, fondatore e presidente del ‘Gruppo Abele’ e di ‘Libera’; Andrea Grillo, docente di Teologia dei sacramenti e Filosofia della religione a Roma e a Padova; Raniero La Valle, giornalista e scrittore; Marco Politi, giornalista e scrittore; Antonietta Potente, teologa della morale; Brunetto Salvarani, docente di Teologia della missione e del dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna; Nello Scavo, giornalista e scrittore; mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; e la biblista Rosanna Virgili.

Nel saluto ai convegnisti il presidente della Pro Civitate Christiana, don Tonio Dell’Olio ha auspicato che lo stile ecclesiale di papa Francesco si possa radicare evangelicamente sino a divenire espressione di ogni comunità e contagiare ogni settore dell’umano, del sociale, dell’economico e del politico: “Siamo più che consapevoli che per dare futuro alla svolta profetica di Francesco una mera operazione di make up non è sufficiente… La chiesa in uscita per essere incarnata, vissuta e proposta, ha bisogno di un autentico processo di conversione che riguarda tutti, pastori e fedeli”.

A tal riguardo, nell’intervento conclusivo, il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, partendo dal racconto di Giacobbe ed Esaù ha sottolineato il valore della comunione: “La stessa comunione alla quale non smette di richiamarci papa Francesco. La stessa comunione che con tanta fatica cerchiamo tutti di perseguire. La stessa comunione che vediamo tante volte tradita. E’ alla comunione, che è insieme ‘dono’ e ‘compito’, che siamo chiamati.

La prima cosa che sento di poter e dover sottolineare, in questo momento storico della nostra Chiesa, è l’invito a rinnovare la nostra fiducia nella diffusa volontà a creare comunione. Vivere nella convinzione che gli altri non la desiderino, e che la loro azione sia pregiudizialmente orientata ad altro e comunque in direzione contraria alla comunione e al Vangelo di Gesù, fa di noi dei presuntosi. Ci trasforma in giudici implacabili degli altri. Unici capaci di identificare e di indicare percorsi di comunione; anche facendo ricorso a linguaggi inaccettabili, carichi di intolleranza”.

Solo se si è consapevoli della propria mendicanza ci si apre al mistero di Dio incarnato: “Oggi c’è bisogno di prendere l’iniziativa (primerear), occorre osare… In questa prospettiva di Chiesa, che ricolloca in una maniera diversa le componenti istituzionali e organizzative per essere più agile nell’assolvere al suo fine di annunciare la gioia del Vangelo, l’opzione fondamentale si chiama comunione missionaria.

Il Papa è chiaro: dinanzi a una società ferita e stanca, la Chiesa deve tornare sulla strada, in una condizione di mendicanza, deve essere in grado di abitare su quella frontiera esistenziale e geografica dove concretamente si incontra, si abbraccia, si accompagna l’umanità”. Riprendendo il convegno di Firenze mons. Galantino ha concluso che l’architrave della Chiesa deve essere la comunione: “Mendicanza, fragilità, voglia di scommettere; ma anche capacità di conoscere ed apprezzare la differenza. Qualche parola sulla necessità di conoscere e apprezzare la differenza.

Anche all’interno della nostra Chiesa. Permettete che mi domandi e vi domandi: quanto si conosce di quello che si sta facendo nella Chiesa italiana in ordine a temi che sono rimbalzati qui, in questi giorni: ad esempio, sulla mobilità umana, sulla trasparenza nella gestione dei beni, sul dialogo? Su questi temi vi sono state e vi sono posizioni chiare di uomini e realtà di Chiesa, regolarmente fatti oggetto di attacchi da parte di media e uomini politici.

Mi risulta che pochi, anche lodevolmente impegnati sui temi della pace e dell’accoglienza, si sono fatti sentire. Sui social vedo solo post al vetriolo di cosiddetti conservatori! Ho l’impressione che, per alcuni, gruppi o singoli, l’unico nemico da braccare e al quale impartire lezioni sia la Chiesa istituzionale! Perché, assieme a questa importante azione, non si riesce anche ad accompagnare lo sforzo di conoscere e far conoscere il cammino della Chiesa?”

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