Papa Francesco chiede ai giovani la speranza di rischiare

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Sabato 8 aprile papa Francesco ha presieduto a Roma nella basilica di santa Maria Maggiore la Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata della Gioventù di Panama e del Sinodo 2018 dedicato ai giovani, sul tema della Gmg del 2019, ‘Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente’. Infatti da quest’anno è la Vergine ad ispirare i temi di questa e delle prossime Giornate.

Papa Francesco ha ascoltato attentamente la testimonianza di due giovani. Suor Marialisa, francescana alcantarina di origini pugliesi, ha affermato che si dice ‘contenta di essere una suora di questo tempo’: “Avevo 13 anni e quelli che frequentavano la chiesa mi sembravano persone noiose, statiche, prive di interessi. Io cercavo qualcosa di diverso e lo cercavo ovunque. Facevo sempre mille attività, avevo amici sempre nuovi.

Non ero mai contenta e i miei genitori, pur lasciandomi libera di scegliere da sola, mi rimproveravano il fatto di stare poco in casa e do non essere mai contenta. Tra le tante cose giocavo a basket. Un giorno una mia compagna di squadra mi ha invitata a dare una mano nella sua parrocchia. Ho accettato solo perché c’erano un sacco di giovani che frequentavano quel posto”.

Poi frequentando la parrocchia ha capito che aveva bisogno di un incontro personale con il Signore: “Grazie al parroco e in particolare alla mia animatrice (che adesso è una clarissa) ho cominciato a vedere la fede non come staccata dalla vita, ma come qualcosa di strettamente aderente alla realtà di ciò che viveva il mio cuore.

Lì ho fatto esperienza di relazioni belle e libere, che facevano respirare il cuore e ho capito che la vocazione non è altro che una chiamata ad amare in modo radicale, a vivere la vita nell’amore, la vita gli uni per gli altri, da fratelli. Senza dei punti di riferimento e delle relazioni dove sperimentarlo e senza un Padre dove poter sempre tornare… non l’avrei mai capito.

Ho cominciato a camminare con persone alle quali non importava il mio peso, il mio taglio di capelli o cosa indossassi. A loro stavo a cuore io. Marialisa. E stavo a cuore anche a questo Gesù Cristo che pian piano imparavo a conoscere. Subito la mia vita ha assaporato un di più di relazioni. Continuavo con mille cose da fare, anche con tanti amici che non frequentavano la chiesa, ma pian piano qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo coltivare quel di più che stavo scoprendo.

Mi piace dire che pian piano da una fede di ‘comitiva’ son passata a un rapporto più personale con il Signore che desiderava abitare il mio cuore, fermarsi a casa mia, nonostante fosse avvezzo a perdersi e a cercare amore altrove, come poteva. Un’esperienza molto forte è stata una missione dei giovani per i giovani organizzata in diocesi. Lì per la prima volta ho incontrato i frati e le suore, le mie suore”.

Più toccante è stata la testimonianza di Pompeo Barbieri, 23enne sulla sedia a rotelle. La sua disabilità è una conseguenza della tragedia della scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise, dove, ad ottobre di 14 anni fa, una scossa di terremoto uccise una maestra e 27 bambini. Pompeo aveva 8 anni: “La classe ci è crollata addosso, in un attimo siamo stati sepolti da un cumulo di macerie”.

Il piccolo è stato in pericolo di vita per tre mesi, ma è sopravvissuto; i suoi compagni, tra cui il cugino, e la maestra non ce l’hanno fatta: “Per una settimana non ho parlato, né mangiato. Mi sentivo tradito e ferito per quello che era successo. Io ero vivo, mentre loro non c’erano più… perché?”

Quindi il trasferimento a Imola, la riabilitazione e, a 18 anni, la dialisi: “Invece la vita non va così ma ti sorprende sempre. E anche quella volta sono stato fortunato perché mio padre mi donò il suo rene. Per questo, non cambierei quasi nulla della mia vita e di quella tragedia, vorrei solo che i miei amici fossero qui, solo questo.

Per il resto, quella sofferenza, questa sedia a rotelle mi hanno insegnato a vedere la bellezza nelle piccole cose e mi ricordano ogni giorno la fortuna che ho. E ogni giorno mi insegnano nuovamente a superare i momenti di sconforto e a ringraziare dio per quello che ho: la mia famiglia, i miei amici e anche la passione per il nuoto grazie alla quale oggi ho un sogno: partecipare alle paralimpiadi!

Quel crollo ha cambiato la mia vita e quella di moltissime persone a San Giuliano. Ma da quel giorno non ho più paura del futuro e di quello che la vita mi riserva”.

Dopo le due testimonianza papa Francesco ha ringraziato i giovani della loro presenza indicando la strada per il prossimo cammino: “Questa sera è un doppio inizio: l’inizio del cammino verso il Sinodo, che ha un nome lungo: ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’, ma diciamo: ‘il Sinodo dei giovani’, si capisce meglio! E anche il secondo inizio, del cammino verso Panama: c’è qui l’Arcivescovo di Panama. Ti saluto tanto!”

Poi ha risposto alle testimonianze, chiedendo ai giovani di rafforzare la propria fede: “Ricordiamo un po’ Cracovia; la Croce ce lo ricorda. Lì ho detto due cose, forse qualcuno ricorda: è brutto vedere in giovane che va in pensione a 20 anni, è brutto; e anche è brutto vedere un giovane che vive sul divano. Non è vero? Né giovani ‘in pensione’, né giovani ‘da divano’. Giovani che camminino, giovani di strada, giovani che vadano avanti, uno accanto all’altro, ma guardando il futuro!”

A proposito della testimonianza offerta da suor Marialisa ha ribadito che i giovani non devono stancarsi di camminare: “Abbiamo bisogno di giovani in cammino. Il mondo può cambiare soltanto se i giovani sono in cammino. Ma questo è il dramma di questo mondo: i giovani, e questo è il dramma della gioventù di oggi!, spesso sono scartati. Non hanno lavoro, non hanno un ideale da seguire, manca l’educazione, manca l’integrazione… Tanti giovani devono fuggire, emigrare in altre terre…

I giovani, oggi, è duro dirlo, ma spesso sono materiale di scarto. E questo noi non possiamo tollerarlo! E noi dobbiamo fare questo Sinodo per dire: ‘Noi giovani siamo qui!’. E noi andiamo a Panama per dire: ‘Noi giovani siamo qui, in cammino. Non vogliamo essere materiale di scarto! Noi abbiamo un valore da dare’. Noi siamo in cammino, verso il Sinodo e verso Panama. E questo cammino è rischioso; ma se un giovane non rischia, è invecchiato. E noi dobbiamo rischiare”.

A proposito della testimonianza di Pompeo il papa ha invitato i giovani a rischiare: “Voi giovani dovete rischiare nella vita, rischiare. Oggi dovete preparare il futuro. Il futuro è nelle vostre mani. Il futuro è nelle vostre mani. Nel Sinodo, la Chiesa, tutta, vuole ascoltare i giovani: cosa pensano, cosa sentono, cosa vogliono, cosa criticano e di quali cose si pentono. Tutto.

La Chiesa ha bisogno di più primavera ancora, e la primavera è la stagione dei giovani. E inoltre vorrei invitarvi a fare questo cammino, questa strada verso il Sinodo e verso Panama, a farla con gioia, farla con le vostre aspirazioni, senza paura, senza vergogna, farla coraggiosamente. Ci vuole coraggio. E cercare di prendere la bellezza nelle piccole cose, come ha detto Pompeo, quella bellezza di tutti i giorni: prenderla, non perdere questo”.

Perciò il papa ha chiesto ai giovani di scegliere la concretezza della vocazione: “. La vostra età ha il futuro davanti. Ai giovani, oggi, la vita chiede una missione, la Chiesa chiede loro una missione, e io vorrei dare a voi questa missione: tornare indietro e parlare con i nonni. Oggi più che mai abbiamo necessità, abbiamo bisogno di questo ponte, del dialogo tra i nonni e i giovani, tra i vecchi e i giovani”.

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