Nel giubileo dei senza fissa dimora il papa ha indicato nuove strade

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Nel giorno in cui si sono chiuse le Porte Sante di tutto il mondo, il Giubileo della misericordia ha posto l’accento sulle persone più care a Gesù: gli esclusi e gli emarginati con una santa messa celebrata in San Pietro da papa Francesco.

Il giubileo dei senza fissa dimora si era aperto con un concerto ‘con i poveri e per i poveri’ di Ennio Morricone, che ha ringraziato il papa: “Non penso al regalo che io faccio a questo pubblico; penso che è stato il Papa a volere questo pubblico. E’ molto importante che un pubblico non ricco, anzi il contrario, assista a questa musica, con questo coro, con questa orchestra. Questa è una cosa che mi stimola molto a fare bene, a far suonare l’orchestra con il cuore e intensamente per loro, che spero sentano bene questa nostra prestazione e apprezzino il programma che ho scelto per loro”.

Nell’omelia domenicale il papa, partendo dalle parole del profeta Malachia, ha affermato che Dio ama i poveri in spirito: “Per costoro, poveri di sé ma ricchi di Dio, sorgerà il sole della sua giustizia: essi sono i poveri in spirito, cui Gesù promette il regno dei cieli e che Dio, per bocca del profeta Malachia, chiama ‘mia proprietà particolare’. Il profeta li oppone ai superbi, a coloro che hanno posto nella loro autosufficienza e nei beni del mondo la sicurezza della vita”.

Le stesse questioni sono riprese dal brano evangelico: “Gesù invita fermamente a non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca, nemmeno di fronte alle prove più gravi e ingiuste che capitano ai suoi discepoli. Egli chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude: ‘Nemmeno un capello del vostro capo sarà perduto’. Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietà preziosa, che siamo noi”.

La ricchezza terrena è superflua, ma il prossimo è una ricchezza: “Eppure proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio.

E’ grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali… Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi.

E’ una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti. Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia.

Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani”.

A conclusione dell’omelia, il papa ha menzionato l’esempio di San Lorenzo, che “prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuì i beni della comunità ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa”. Con la preghiera di “guardare senza paura a ciò che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori”.

Nell’udienza ai senza fissa dimora il papa aveva risposto alle domande di alcuni di loro: “Di fronte alla povertà non smettere mai di avere passione e di sognare a partire dal Vangelo… Ho preso nota di alcune parole, di questi testimoni e dei loro gesti, una cosa che Roberto diceva la passione e il sogno ci portano avanti, la passione a volte ci fa soffrire ma è anche positiva e ci porta a sognare in questo caso.

Chi perde la passione e la capacità di sognare diventa povero di una povertà diversa dalla vostra, per questo non dovete mai perdere la forza di sognare, la vostra passione, continuate a sognare, sognate che il mondo possa essere sognato, è una semina che nasce dal vostro cuore… Questa è la dignità, poveri si ma che non si trascinano, questa è la dignità, poveri ma non dominati, non sfruttati!”

Ricordando la loro condizione li ha invitati a vivere ugualmente la bellezza della vita: “So che per ognuno di voi la vita si fa molto difficile, da qui nasce la capacità di essere solidali, dare una mano a chi sta soffrendo quanto me, o più di me. Questo è un dono della povertà ed è un esempio che voi ci date, insegnatecelo! Insegnate la solidarietà al mondo.

Mi ha anche colpito la testimonianza di Cristian, una frase che parla del suo percorso interiore, la pace e la gioia che ha sentito quando ha fatto parte del coro di Nantes… La più grande povertà del mondo è la guerra! Ascoltare questo dalle labbra di un uomo che ha conosciuto la povertà materiale, ebbene questo è una appello fortissimo alla ricerca della pace.

Voi potete essere artefici della pace, la guerra se la fanno tra i ricchi, per possedere più denaro, più territori, è molto triste e raro che la guerra venga fatta tra i poveri, i poveri sono molto più inclini a essere operatori di pace”. Ed ha concluso l’incontro invitandoli a cercare l’armonia della pace:

“Io ringrazio tutti voi qui presenti, grazie per la vostra testimonianza, e vi chiedo perdono se qualche volta vi ho offesi con le mie parole e vi chiedo perdono a nome di quei cristiani che non leggono nel Vangelo la dignità di voi poveri, per ogni volta che quei cristiani si sono girati dall’altra parte dinanzi a voi. Nel cuore del Vangelo c’è la povertà e voi ci ricordate la purezza del suo messaggio, ricordandoci che c’è bisogno di voi e del vostro messaggio. Dio vi benedica”.

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