Mons. Galantino: la Chiesa e l’accoglienza silenziosa

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Intervenuto a Bari in occasione della manifestazione ‘Notti Sacre’, che ha avuto per tema ‘Ho sete di silenzio’, il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino ha affermato la vicinanza della Chiesa ai migranti attraverso le opere di carità: “A differenza di quello che certa stampa dice, nelle nostre parrocchie e nelle nostre strutture non si è fermata l’accoglienza agli immigrati e certamente non si fermerà.

E la Chiesa stessa chiede che tutto si svolga all’interno della legalità e della sicurezza e soprattutto nel rispetto di queste persone. Non dimentichiamo che gli immigrati economici vengono da nazioni che per tanto tempo sono state anche sfruttate dall’Occidente. Non possiamo abbassare la guardia sugli sfruttamenti degli immigrati. Nonostante ci sia chi accusa la Chiesa di connivenza con queste situazioni. Io dico invece che quando la Chiesa è connivente con i poveri, ben venga questo tipo di connivenza”.

In tale circostanza ha ribadito la necessità affinché l’Europa non perda la memoria e non alimenti l’ostilità verso i migranti: “Una prima causa è senza dubbio la ‘mancanza di memoria’, da quella più estesa (tempi/spazio) a quella più spicciola immediata. Prendiamo il caso degli immigrati: dimentichiamo che alcuni territori dai quali vengono gli immigrati sono territori a suo tempo depredati. Altri (Irak … Libia) sono territori gettati nel caos dall’intervento di forze e da interessi esterni.

A proposito di memoria …. dimentichiamo quanta emigrazione c’è stata nelle nostre regioni! A tutto questo va aggiunto il modo non sempre condivisibile di affrontare il tema immigrazione. Quanta e quale integrazione? Strettamente legata a questa causa, c’è un elevato egoismo personale e comunitario che si sta facendo strada …. Paura giustificata”. Ed in vista del prossimo G7 economico che si svolgerà a Bari nel maggio 2017 il segretario generale della Cei ha sottolineato:

“Dobbiamo cogliere l’occasione per far capire che non stiamo chiedendo assistenza e assistenzialismo. Stiamo invece chiedendo che ci siano delle pratiche e delle decisioni che possano dare a tutti la possibilità di mettere a frutto le potenzialità che hanno. Questo perché a volte le potenzialità del Sud non possono essere messe a frutto perché mancano infrastrutture e persone capaci di osare e rischiare su certe realtà. Purtroppo c’è anche da noi tanto egoismo”.

A fronte di ciò che ha evidenziato mons. Galantino un rapporto Istat sull’immigrazione in Italia ha confermato che sono sempre più numerosi i cittadini non comunitari che ogni anno diventano italiani: da meno di 50.000 nel 2011 a quasi 159.000 nel 2015. Il numero maggiore di acquisizioni di cittadinanza riguarda albanesi (35.134) e marocchini (32.448) che insieme rappresentano oltre il 42% delle acquisizioni.

Tra il 2014 e il 2015 sono diminuite le acquisizioni per matrimonio, dal 14% al 9%. Cresce anche il numero di chi acquisisce la cittadinanza per trasmissione dai genitori o perché, nato in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età sceglie la cittadinanza italiana: da circa 10.000 nel 2011 a oltre 66.000 nel 2015.

Ed in base ai dati forniti dal ministero dell’Interno, al 1° gennaio 2016 sono regolarmente presenti in Italia 3.931.133 cittadini non comunitari, numero sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente; ed i paesi più rappresentati sono: Marocco (510.450), Albania (482.959), Cina (333.986), Ucraina (240.141) e India (169.394). Nel 2016 i permessi di lungo periodo ammontano a 2.338.435 (il 59,5% della presenza regolare) dai 2.248.747 del 2015.

Inoltre risultano in forte crescita anche per le principali collettività dell’Est Europa: sia l’Ucraina che la Moldova arrivano al 63,8% (rispettivamente +5,3% e +8,5% rispetto all’anno precedente). In generale si registrano, in termini assoluti, diminuzioni di rilievo per i cittadini non comunitari provenienti dall’Europa (-21.627) e dall’America Centro-meridionale (-9.744). Al contrario gli aumenti più consistenti si rilevano per l’Africa Occidentale (+23.668, +7,2% in termini relativi) e per l’Asia Centro-meridionale (+18.715, +3,4%).

Tra i primi dieci paesi per numero di permessi, nella generale stabilità del numero di presenze, il Pakistan registra la crescita più intensa (+6.894) e a seguito di questo incremento entra a far parte dei primi dieci paesi in termini di presenze. Se si considerano anche i paesi fuori dalla graduatoria dei primi dieci, la Nigeria (+9.997) e il Gambia (+4.627) hanno dato luogo agli aumenti più rilevanti.

Per quanto riguarda la loro presenza il Centro-Nord si conferma l’area privilegiata di presenza: quasi il 36,6% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato/rinnovato nel Nord-ovest, il 26,8% nel Nord-est ed il 23,5% al Centro; soltanto il 13,2% ha un permesso rilasciato/rinnovato nel Mezzogiorno. La regione in cui si collocano prevalentemente gli stranieri non comunitari è la Lombardia (26,3%), seguita da Emilia-Romagna (11,7%) e Veneto (11%).

Le province nelle quali si concentra la presenza non comunitaria sono: Milano, Roma, Brescia, Torino, Bergamo e Firenze. Nelle province di Milano (12,1%) e Roma (8,7%) vive un quinto degli stranieri non comunitari, ma accanto alle grandi città si collocano centri di minore ampiezza demografica. Per sette delle prime dieci collettività la regione prevalente di presenza è la Lombardia; per i cittadini del Bangladesh è il Lazio, per i moldavi il Veneto e per i tunisini l’Emilia Romagna.

A livello nazionale, l’incidenza dei soggiornanti non comunitari sul totale della popolazione residente è pari al 6,5% e tocca il suo massimo in Emilia-Romagna (10,3%) e Lombardia (9,1%). Per 13 province, tutte nel Centro-Nord, il rapporto si colloca oltre il 10%. A Prato, Reggio Emilia, Modena, Mantova, Brescia, Parma, Milano, Piacenza e Bergamo l’incidenza va dal 23,3% all’11,1%.

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