A Cracovia anche le famiglie protagoniste

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Non poteva esserci cornice migliore della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia per presentare il nuovo progetto del Pontifico Consiglio per la Famiglia, dedicato all’educazione affettiva e sessuale degli adolescenti e dei giovani. Intitolato ‘Il luogo dell’incontro’ e costruito sull’immagine della tenda, questo itinerario educativo accompagna i ragazzi nella comprensione di sé come persone, chiamate a vivere ogni relazioni con gli altri nella dignità e nel rispetto.

Mons. Carlos Simon, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, presentando il progetto al Vocations Center di Cracovia, ha messo in luce come questo articolato materiale è offerto agli educatori di tutto il mondo, affinché possano utilizzarlo e arricchirlo con idee ed esperienze; un cammino che inizia a Cracovia ed apre la prospettiva verso l’Incontro Mondiale delle Famiglie di Dublino del 2018:

“Tale progetto, che vede la luce in questo contesto, è frutto di un lavoro lungo e paziente nel tempo. Infatti, attraverso lo speciale osservatorio al servizio del Papa, quale è il Pontificio Consiglio per la Famiglia, numerose istituzioni, associazioni e singole persone hanno manifestato, nel corso degli anni, il desiderio di uno strumento quanto mai necessario per aiutare i giovani in ciò che coinvolge l’essere intimo di ciascuna persona: ‘Imparare ad amare per essere veramente felici’.

Si tratta in definitiva di quello che ogni individuo brama e desidera: la felicità. E’ qualcosa di semplice e articolato allo stesso tempo e ha richiesto un notevole impegno da parte di quanti hanno concorso, con le loro capacità, a rendere possibile questo progetto”. Quindi mons. Simon ha illustrato le caratteristiche del progetto: “L’attenzione rivolta al giovane e l’attenzione riservata all’educatore o docente.

Infatti, una delle peculiarità del progetto è rappresentata dall’articolazione pedagogica interna caratterizzata dal costante dialogo docente‐alunno e sviluppata nelle differenti tappe della vita giovanile. Di fronte a questa novità, e trovandosi alla vigilia dell’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia, nel settembre del 2015, il Pontificio Consiglio per la Famiglia valutò l’opportunità di presentare il progetto nell’ambito di un evento mondiale il cui tema si collegava, sia direttamente che indirettamente, al progetto stesso: ‘L’amore è la nostra missione, la famiglia pienamente viva’.

La scelta di questa tematica da parte di papa Francesco, per il suo primo Incontro Mondiale come Pontefice, è risultata provvidenziale. Nulla di meglio che indicare nell’amore la missione di ogni cristiano nella costruzione di quel progetto d’amore che è la famiglia e focalizzare l’attenzione sul mistero dell’amore come motore che consente alla famiglia di essere pienamente viva.

L’accoglienza di tale progetto in un ambiente affollato da più di 20.000 persone, nei giorni del Congresso teologico‐pastorale di Philadelphia, fu un evento straordinario e ancor più entusiasmanti furono le molteplici richieste di potersi avvalere di un così utile strumento all’interno della propria famiglia.

In quell’ambiente internazionale si confermò il primato della famiglia nell’educazione integrale dei figli, e la convinzione che l’educazione agli affetti e alla sessualità non è competenza esclusiva né principale di istituzioni come la scuola, sebbene siano tanto necessarie.

Le famiglie tornavano a manifestare in questo modo il loro diritto‐dovere nella determinante missione di educare i figli; già il Concilio Vaticano II aveva indicato che l’improrogabile compito di educare le nuove generazioni spetta principalmente al nucleo familiare. Tale considerazione ha fatto sì che il corso di educazione affettivo‐sessuale si rivolgesse ad un contesto più esteso di quello meramente accademico”.

Inoltre il Progetto, oltreché essere un supporto alle famiglie ed agli educatori, è anche un valido strumento per i figli: “Sono anche offerte delle schede per i giovani. Si tratta di un momento particolarmente ricco a motivo del coinvolgimento attivo dei giovani, che possono poi valutare e confrontare le schede singolarmente o in gruppo. Esse rappresentano uno strumento e un’occasione opportuni per il dialogo tra i formatori e i recettori; difatti, con l’uso dello stesso linguaggio e del dialogo sia gli uni che gli altri possono trarre insegnamento dall’avventura formativa.

L’idea principale del corso, plasmata sull’immagine centrale della tenda da campeggio, ha un impatto immediato: la tenda, i chiodi, le corde, il tetto, la porta con la sua cremagliera…, sono immagini dirette che ci parlano di ciò che si intende trasmettere con il corso, cioè l’avventura del campeggio, l’importanza del gruppo, lo stare insieme, l’impegno richiesto per montare una tenda riflettendo su cosa occorre fare perché la tenda resista e diventi una casa per i suoi abitanti;

tenere conto del Sole che illumina e precede e senza il quale il campeggio non ha senso, valutare il rischio dell’imprevisto, ma anche l’allegria nel cominciare e ricominciare quando il progetto di costruzione non riesce la prima volta”. Infine, citando l’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’ ha spiegato il significato del titolo ‘Da Cracovia a Dublino’:

“In primo luogo perché il progetto ha come intento di integrare, migliorare, accompagnare e, inoltre, parte proprio da Cracovia. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia attiverà un indirizzo elettronico per ricevere suggerimenti, consigli, strumenti che aiutino ad arricchire e perfezionare, attraverso esperienze adeguate, il progetto che si presenta a Cracovia.

Questo intento di integrazione e di dialogo costituisce l’essenza del progetto stesso. Non è qualcosa che si limita a dare e a ricevere, ma, in queste stesse azioni interpersonali, c’è un cammino di comunione e di dialogo, che sono i pilastri dell’azione umana. In secondo luogo, si vuole sottolineare concretamente e realmente come sia opportuno ed urgente che la pastorale giovanile e familiare siano vicine e in relazione tra loro, senza formare compartimenti stagni.

Le esperienze fondamentali dell’umano lo testimoniano: essere figli e fratelli per essere sposi e genitori. Queste esperienze fondamentali di ogni persona hanno come contesto esistenziale la famiglia. Per cui la pastorale familiare non è solamente né principalmente chiamata a risolvere problemi post‐matrimoniali, ma a sostenere in modo adeguato le esperienze fondamentali di ogni essere umano, partendo dalla gioia dell’amore”.

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