Ventimiglia solidale con Nizza: la carità vince la violenza

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L’attentato di Nizza ha provocato in tutti un grande dolore, specialmente a Ventimiglia, città di frontiera con la Francia, che ospita molti profughi, tantoché il vescovo della diocesi di Sanremo-Ventimiglia ha invitato i vescovi di Nizza e Monaco nella città per un confronto con le tre delegazioni Caritas, durante il quale si sono poste le basi per progetti comuni a fondamento di un nuovo modo di accogliere.

L’arcivescovo di Monaco, mons. Bernard Barsi, il vescovo di Nizza, mons. André Marceau, e mons. Antonio Suetta hanno visitato il centro di accoglienza allestito nella chiesa di Sant’Antonio a Roverino: “Stupisce come, nonostante il numero dei transiti quotidiani arrivi a sfiorare le novecento persone, si respiri un’atmosfera di serenità e di ordine. Questo grazie all’impegno generoso dei tanti volontari che ogni giorno con grande dedizione offrono lavoro e tempo libero per servire gli ultimi”.

La chiesa di Sant’Antonio offre i pasti e la possibilità di una sosta per riposare, mentre le eventuali cure mediche sono prestate presso l’ambulatorio mobile della Croce Rossa. Inoltre il responsabile della Caritas ha spiegato le procedure per la richiesta di asilo, aiutando gli ospiti a prendere decisioni e ad effettuare scelte che rispettino le norme di legge e garantiscano loro un futuro, per quanto possibile, migliore.

Dopo la visita il vescovo di Nizza ha scritto sul quotidiano ‘La Croix’ di essere rimasto impressionato per il clima di grande serenità e calma che regna nel campo: “Non c’è soltanto Calais, ma anche Ventimiglia è un luogo problematico per i migranti. Alcuni giovani telefonano al loro paese, altri ci rivolgono sorrisi che ci danno molta pena”.

Inoltre mons. Suetta è intenzionato a realizzare un luogo di carità nel complesso della Congregazione dei Fratelli Maristi, in frazione Bevera. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni che ospitava un tempo il noviziato della famiglia religiosa e che è ormai disabitato da circa 70 anni:

“Non riusciremo certo a concretizzare tale proposta in tempo utile per far fronte all’attuale emergenza, ma esiste già un progetto a medio lungo termine: l’idea è quella di realizzare una struttura idonea ad ospitare persone in difficoltà in caso di emergenza e che nello stesso tempo abbia al suo interno un laboratorio di accoglienza, una struttura dove costruire percorsi di solidarietà, di attenzione al prossimo e di educazione al volontariato. Sarebbe una bella opportunità. Spero che il Signore ci conceda di realizzarla”.

A proposito di accoglienza ogni mattina la parrocchia di Sant’Antonio serve circa 800 colazioni ai migranti, tantoché il vescovo ha invitato lo Stato ad intervenire per non creare ghetti pericolosi, perché l’emergenza cresce: “Spero che lo Stato faccia la sua parte. Bisogna lavorare con operatori e mediatori qualificati, che spieghino bene ai migranti i loro diritti, i volontari non bastano”.

E che gli Stati occidentali non facciano abbastanza il proprio dovere lo afferma un rapporto di Oxfam, secondo cui i sei paesi più ricchi nel mondo (Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito), pur contribuendo per più della metà all’economia globale, ospitano solo il 9% dei rifugiati.

Mentre altri sei paesi, ben più poveri ma vicini alle peggiori aeree di crisi, si stanno facendo carico del 50,2% dei rifugiati e richiedenti asilo di tutto il mondo. Il report ‘La misera accoglienza dei ricchi del mondo’ rivela come l’anno scorso le sei economie più grandi del pianeta hanno ospitato complessivamente 2.100.000 di rifugiati e richiedenti asilo, ossia solo l’8,88% del totale.

Un dato molto inferiore alla risposta di Giordania, Turchia, Libano, Sud Africa, Pakistan e Territorio Palestinese Occupato, che pur rappresentando meno del 2% dell’economia mondiale, ne hanno accolti oltre 11.900.000. L’Italia, pur impegnata in prima linea con 134.997 persone ospitate (lo 0,6% del totale) è ancora lontana dalle cifre raggiunte dalla Germania nell’ultimo anno, che in controtendenza ha aperto i propri confini a 736.740 rifugiati.

La Presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino, ha chiesto all’Italia un impegno serio: “Nel nostro Paese osserviamo quotidianamente all’arrivo di tante persone che hanno compiuto drammatici viaggi della speranza alla ricerca di un rifugio sicuro. E’ quindi prioritario che i governi con economie più forti si impegnino a portare cambiamenti sostanziali nei Paesi in via di sviluppo, dove la maggior parte dei profughi di tutto il mondo sta vivendo in una provvisorietà senza prospettive.

In primis chiediamo al nostro governo di rinnovare l’impegno a proteggere la vita di queste persone e assicurare loro un trattamento dignitoso e il diritto di chiedere protezione internazionale: confermando la propria volontà di investire nello sviluppo dei paesi più poveri e nella risoluzione dei conflitti, a partire dai prossimi appuntamenti di New York e nel momento in cui l’Italia assumerà la presidenza del G7”.

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