L’Università Cattolica per il futuro dei giovani

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Domenica 10 marzo si è svolta la 92^ giornata per l’Università Cattolica che ha come slogan: ‘Nell’Italia di domani io ci sarò. Da oggi’, con la Santa Messa dalla sede di Brescia trasmessa in diretta da Rai1, presieduta da mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo. Nel messaggio la presidenza della Cei ha scritto: “La formazione delle nuove generazioni è il più importante investimento che un paese possa fare per il suo futuro.

L’Italia, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni, ha realizzato un progressivo e qualificato impegno sul versante della formazione scolastica e universitaria raggiungendo livelli tra i più elevati al mondo. E’ anche grazie alla crescita di competenza e professionalità che il nostro Paese ha saputo garantire alle ultime generazioni una condizione di vita contrassegnata dallo sviluppo e dal benessere.

Ma da qualche anno si registrano segnali di affaticamento e stanchezza, con ritardi e fenomeni involutivi. Preoccupano, soprattutto, le criticità sempre più marcate che emergono nell’ambito universitario e dell’alta formazione professionale con vistosi cali di iscrizioni in molti atenei e perdita di interesse da parte delle famiglie e di ampie fasce della popolazione giovanile verso la formazione come strumento di crescita personale e di acquisizione di conoscenze da spendere nel campo lavorativo.

Sono molteplici le cause: dalla situazione di perdurante crisi economica che ha ridotto gli investimenti allo scoraggiamento derivante dall’aumentata disoccupazione che colpisce anche chi ha investito molto nella formazione universitaria fino a un certo scadimento dell’offerta formativa che non sembra più in grado di attrarre e interessare le nuove generazioni”.

La Chiesa italiana è preoccupata per i giovani ed auspica che le Istituzioni favoriscano la ricerca scientifica e culturale: “Per affrontare le sfide e vivere i cambiamenti, generazioni e generazioni di giovani sono state aiutate nel nostro Paese dall’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha offerto loro una solida formazione illuminata da uno sguardo di fede e corroborata dall’amore di Dio.

Coerente con la sua storia e con la sua missione, ma anche capace di innovazione e di rinnovamento, questa insigne istituzione accademica dei Cattolici italiani è chiamata a farsi sempre più interprete delle domande dei giovani e a dare risposte concrete affinché possano essere artefici di un futuro che realizzi il bene del Paese e nello stesso tempo promuova condizioni di giustizia e di pace per tutti i popoli”.

Secondo la Chiesa il tema della Giornata “vuole esprimere il diretto impegno dei giovani per il loro e il nostro futuro, ma anche la ferma volontà della comunità ecclesiale di continuare a sostenere con l’affetto, la preghiera e aiuti concreti, un centro di eccellenza formativa a livello nazionale e internazionale… I giovani ci sono e vogliono fare la loro parte, ce lo conferma anche il costante monitoraggio condotto con il Rapporto Giovani curato dall’Istituto Toniolo assieme all’Università Cattolica.

Le nuove generazioni sono desiderose di contribuire, con la loro creatività e il loro entusiasmo, al futuro del Paese. Anche l’Università Cattolica c’è e si pone con rinnovato impegno al loro fianco. Ci conforta vedere che i giovani continuano a trovare, assieme alle loro famiglie, un punto di riferimento valido scientificamente e affidabile dal punto di vista educativo nell’Ateneo dei Cattolici Italiani.

Anche le comunità ecclesiali devono esserci, a fianco dei giovani e dell’Università Cattolica, rinnovando e possibilmente rafforzando, con modalità adeguate alle esigenze del nostro tempo, quel rapporto di reciproca stima e sostegno che fin dai suoi inizi lega l’Ateneo ai cattolici italiani”.

Ed il rapporto conferma che rispetto ai coetanei di Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna, i giovani italiani sono quelli che vedono con maggior preoccupazione la situazione del proprio paese e considerano le opportunità che offre sensibilmente peggiori rispetto al resto del mondo sviluppato. Oltre il 75% ha questa opinione.

Al di là del tipo di contratto e delle modalità di impiego, quella che si è deteriorata è l’opportunità di essere inseriti in processi di crescita, di dimostrare quanto si vale e di veder riconosciuto pienamente tale valore. Rispetto, poi, a quello che i giovani si aspettano nel prossimo futuro, ovunque la maggioranza degli intervistati (il 71,6%) è poco convinta che ci sarà un miglioramento. E’ interessante confrontare il dato dell’Italia con quello della Spagna (62,9%) e della Germania (68.8%).

L’Italia presenta, nella percezione dei giovani, la combinazione peggiore in Europa tra condizioni attuali e aspettative verso il futuro. Rispetto a questo scenario non incoraggiante i giovani italiani non rimangono però passivi, come ha spiegato il prof. Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Facoltà di Economia della stessa Università e tra i curatori del Rapporto:

“I giovani italiani non sono una generazione ‘senza futuro’, una generazione ‘perduta’. Sembrano piuttosto una ‘generazione smarrita’ nel senso di chi sta cercando la propria strada e fa fatica a trovarla nel nostro paese. Con il rischio quindi di diventare anche una generazione ‘dispersa’, non solo e non tanto in senso geografico, ma più nell’accezione di energia non usata in modo efficiente per produrre cambiamento e sviluppo…

Con il timore alla fine di essere ricordata come una generazione ‘sprecata’, ovvero non riuscita, nonostante le potenzialità, a raggiungere pieni e importanti obiettivi di lavoro e di vita. Ma sempre maggiore è anche la consapevolezza, nei giovani stessi, che è soprattutto con la forza dell’impegno personale e la disposizione a mettersi continuamente in gioco che si può evitare tale destino e aiutare il paese a tornare a crescere”.

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