Mons. Forte: la Quaresima ci ricorda che Dio è amore

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Nel messaggio quaresimale alla diocesi di Chieti-Vasto, l’arcivescovo mons. Bruno Forte, ha esortato i fedeli a vivere le opere di misericordia, perché, come ha ricordato l’apostolo Giovanni nelle sue lettere, Dio è amore:

“E’ in realtà Dio stesso a raccontarci nella Bibbia la storia del Suo amore per rendercene partecipi: per questo ci ha creato, chiamando ciascuno di noi a esistere davanti a Lui e per Lui! Quando l’uomo ha usato la libertà avuta in dono per rivoltarsi contro il suo Creatore, questo Dio d’amore ha sofferto, ma ha rispettato la scelta della Sua creatura”.

Riprendendo la parabola del Padre misericordioso, mons. Forte ha ricordato che la parabola ha un seguito molto interessante: “La storia non finisce qui: Dio ama troppo gli uomini per abbandonarli a se stessi. Davanti al nostro rifiuto manifesta la profondità e l’audacia del Suo amore inviando Suo Figlio, che si fa uomo come noi e si consegna alla morte per amore nostro”.

E questo amore immenso di Dio per l’uomo si manifesta nella Trinità: “La croce è la dichiarazione d’amore di Dio per noi, la rivelazione del cuore divino. La ragione per cui Dio ci ama tanto è che è in se stesso amore. Dio è Trinità. Ecco il centro e il cuore del messaggio cristiano, ecco la sorgente, il grembo e la meta di tutto ciò che esiste: Dio è amore!

Ecco quanto di più importante ci sia dato da pensare! Provo a farlo nel modo più semplice possibile, consapevole di balbettare appena parole d’amore sul mistero santo da cui veniamo, in cui ci muoviamo ed esistiamo e verso cui andiamo nel cammino del tempo.

Se Dio è amore, è facile capire come non possa essere solitudine in se stesso: perché ci sia un rapporto d’amore bisogna essere almeno in due. Amare soltanto se stessi non è amore, è egoismo. Dio amore è allora almeno uno che ama da sempre e uno che da sempre è amato e ricambia l’amore: un eterno Amante e un eterno Amato”.

Proprio nel cammino quaresimale si può scoprire che proprio la croce e la resurrezione sono la rivelazione della Trinità: “In quanto Amore, Dio, dunque, è Trinità, eterno evento dell’amore, che unisce i Tre che sono Uno, il Padre, eterna provenienza dell’Amore, il Figlio, eterno avvento dell’Amore, e lo Spirito, avvenire dell’Amore eterno, Colui nel quale l’amore divino, da sempre uguale a se stesso, è sempre nuovo, eternamente giovane e insieme immutabile nella Sua fedeltà.

Questa eterna storia d’amore ci è stata raccontata nel segno supremo dell’abbandono di Gesù in croce e nella vita nuova di Pasqua: la croce è la storia dell’eterno Amante, il Padre, che consegna Suo Figlio per noi; dell’eterno Amato, il Figlio, che si consegna alla morte per amore nostro; e dello Spirito Santo, l’amore eterno che li unisce fra di loro e li apre al dono che essi fanno a noi, rendendoci partecipi della vita divina.

La resurrezione è l’evento in cui il Padre dà vita nuova al Crocifisso nella forza dello Spirito Santo: proprio così, essa mostra come i Tre sono Uno nell’amore vittorioso e salvifico, non tre amori, ma un unico, eterno ed infinito amore, l’unico Dio che è amore”.

Riprendendo l’immagine dell’icona della Trinità del pittore Andrej Rublev, mons. Forte ha sottolineato che occorre testimoniare l’amore di Dio nelle opere di misericordia: “Proviamo allora a fermarci davanti a un Crocifisso o all’icona in cui i tre Angeli ci chiamano a entrare nel dialogo divino dell’amore: disponiamoci in questa Quaresima con un più intenso impegno di preghiera ad ascoltare la dichiarazione d’amore di Dio.

Cerchiamo di unirci al Figlio amato, abbandonato e risorto alla vita per noi, e di accogliere l’amore del Padre che ci avvolge e lo Spirito che ci unisce a Gesù e in Lui al Padre… E’ un’esperienza bellissima questa di sentirsi amati da Dio e di amare con la forza che viene da Lui:

avvolti dall’amore dei Tre, capiremo che Dio Amore non è una parola vuota, ma il racconto dell’eterno Amore, che si è fatto presente nel tempo perché ciascuno di noi, ascoltandolo e credendo all’amore dei Tre, si lasci trasformare da questo amore e compia le opere di misericordia in cui esso viene a narrarsi fra noi”.

Il messaggio quaresimale ha ripreso la riflessione iniziata nello scorso settembre con la lettera pastorale ‘La misericordia, cuore del Vangelo, anima della Chiesa’: “E’ un Dio che sovverte ogni presunzione umana, un Dio ‘differente’:

riscoprire il Suo volto è importante non solo per riconoscere la verità più profonda della nostra esistenza, ma anche perché in un’ora come l’attuale, in cui la religione è da alcuni accostata alla violenza fondamentalista, appare più che mai urgente comprendere come il Dio che è misericordia mai e poi mai potrà giustificare una qualsiasi forma di violenza dell’uomo sull’uomo”.

La parabola è aperta, perché non rivela nessun finale e chiama in causa ciascun credente: “Dobbiamo essere noi la vivente ‘sequentia sancti Evangeli’, il seguito del santo Vangelo della misericordia. Che cosa sarà la vita di un uomo dopo che si è convertito dalle ricchezze alla povertà e ha accettato di dare il primato incondizionato a Dio nella propria vita? Quale sarà il futuro di chi passasse attraverso una tale conversione?

E quale se invece non facesse passi in tal senso? È quanto ciascuno dovrebbe cercare di comprendere, chiedendosi con umiltà e fiducia: in quale dei due figli mi riconosco di più? In quale delle tappe del loro cammino? in quale dei loro atteggiamenti?

A tutti è chiesto di convertirsi alla misericordia e di esercitare con l’aiuto del Signore le opere di misericordia (quelle fisiche: dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini e vestire gli ignudi, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti; e quelle spirituali: consigliare i dubbiosi e illuminare chi non sa, ammonire chi sbaglia e consolare gli afflitti, perdonare le offese e sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti)”.

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