Aibi per i bambini siriani

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Anche questo anno si è chiuso il festival di Sanremo, che accompagnato dalle immancabili polemiche ha riscosso il solito successo di audience, segno che la melodica canzone italiana ancora è in voga; però con la vittoria, meritatissima, degli Stadio, una vera band di lungo corso. Devo ammettere, come è mia usanza, ma anche per impegni, da molti anni non seguo Sanremo.

Però, questo anno i rimbalzi sui social media hanno attirato l’attenzione su Ezio Bosso, compositore e performer affetto da Sla, e sull’esibizione di Nino Frassica che con la canzone ‘A Mare si Gioca’, scritta da Tony Canto (autore per Mannarino, Nina Zilli e Patrizia Laquidara), ha sostenuto la campagna ‘Bambini in Alto Mare’, promossa da Ai.Bi, Amici dei Bambini.

Il brano promuove questa campagna di Ai.Bi., impegnata in Italia e in Siria a sostenere concretamente coloro che in questo dramma sono i più deboli, fragili e indifesi: i bambini e le loro famiglie. In Siria a causa della guerra ogni 60 secondi una famiglia è costretta a lasciare la propria casa e attraversare il mare. Un ritmo impressionante di 9.500 sfollati al giorno, di cui il 50% sono bambini. Infatti Ai.bi sostiene il loro desiderio di restare nella terra che amano aiutando le famiglie in difficoltà nell’area di Idlib con la distribuzione di ceste alimentari gratuite e la realizzazione di forni per la distribuzione del pane.

In Italia il progetto prevede, invece, la creazione di Case di Accoglienza per famiglie con bambini piccoli e minori stranieri non accompagnati. Nel brano, la fantasia va ancora più lontano, e così le 366 persone annegate al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 tramutano in altrettanti delfini nei versi che ricordano la poesia di Ovidio, mentre le istantanee di un mondo immaginario danno conto delle ragioni dei migranti in fuga verso l’Europa.

Sopra note delicate e squillanti che richiamano il folk mediterraneo e il sirtaki, Nino Frassica ha cercato di spiegare l’inspiegabile anche a sé stesso e agli adulti: “E’ partito tutto da una proposta di un mio conterraneo, un artista interessante, e questo ha reso tutto più semplice. Quando Tony mi disse di avere un pezzo per me io pensavo a qualcosa in dialetto siciliano o qualcosa da ridere. Invece mi sono trovato di fronte a una cosa molto seria.

Quando ho letto bene il testo ho capito che lo stava chiedendo a me come persona, non come maschera o comico. Il testo mi ha commosso e ho sentito la canzone subito nelle mie corde: per questo ho voluto interpretarla, perché si racconta e si spiega un dramma con il grande potere della fantasia e del sorriso. Conosco Tony Canto da un po’, è un autore e produttore che ho sempre stimato per il suo stile, e non solo perché è messinese come me!

Quando Tony mi ha fatto sentire questa canzone ho pensato alle continue tragedie che colpiscono bambini innocenti, una realtà che interessa quotidianamente non solo le coste della nostra Sicilia ma tutto il Mediterraneo. Il testo mi ha commosso e ho sentito la canzone subito nelle mie corde: per questo ho voluto interpretarla, perché si racconta e si spiega un dramma con il grande potere della fantasia e del sorriso”.

L’autore del testo, Tony Canto, ha spiegato come è nata l’ispirazione: “Come si può spiegare a un bambino l’immagine del piccolo Aylan in quella famigerata fotografia, una delle più brutte pagine del 2015? Solo una favola potrebbe farlo, usando le parole degli stessi bambini… Quando la realtà diventa un incubo, l’adulto ha il dovere nei confronti dei bambini di trovare un lieto fine: non per edulcorare i fatti, ma per dar loro un senso, come ha fatto Roberto Benigni con il film ‘La vita è bella’…

Questa canzone nasce pensando al suo interprete, Nino Frassica, alla sua profondità evocativa, alla sua voce innocente e unica che può fare da ponte fra generazioni: perché raccontare ai bambini significa raccontare anche a se stessi e a tutti gli adulti. La musica richiama il Mediterraneo e il testo semplice e diretto recita una favola per bambini. Niente retorica, perché i bambini della retorica non se ne fanno niente, ma piuttosto poesia e invenzione che trasfigurano la tragedia dandole un valore universale”.

Il progetto ha l’obiettivo di rafforzare il sistema di una ‘giusta’ accoglienza a favore dei minori non accompagnati, madri sole e famiglie di profughi con bambini piccoli. In collaborazione con prefetture, comuni, parrocchie e associazioni locali, Ai.Bi. ha avviato una serie di iniziative imperniate su un modello di accoglienza familiare, caratterizzato da piccoli numeri, al fine di assicurare non solo una migliore e più efficace assistenza, ma anche l’instaurarsi di relazioni amicali.

Infatti Ai.Bi. gestisce una rete di famiglie affidatarie su tutto il territorio nazionale; una rete di famiglie di pronta accoglienza a Lampedusa per minori non accompagnati e mamme sole; case di accoglienza a Milano e Messina per famiglie di profughi con figli piccoli e minori stranieri non accompagnati; un osservatorio sui fenomeni migratori a Lampedusa che organizza anche campi di volontariato e di turismo responsabile;

centri di Servizi alla Famiglia a Milano, Messina, Salerno per la formazione e l’accompagnamento delle famiglie che si rendono disponibili ad accogliere minori stranieri non accompagnati e dei volontari di supporto; una ludoteca a Bolzano, in prossimità della stazione ferroviaria, un luogo protetto e sicuro riservato ai bambini delle famiglie dei profughi in transito; una rete di volontari (famiglie e singoli), appositamente formati, per il sostegno alle attività di accoglienza e inserimento sociale delle famiglie dei profughi.

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