Tratta: insieme si può sconfiggere

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“ la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, offre a tutti l’opportunità di aiutare i nuovi schiavi di oggi a rompere le pesanti catene dello sfruttamento per riappropriarsi della loro libertà e dignità. Penso in particolare a tante donne e uomini, e a tanti bambini! Occorre fare ogni sforzo per debellare questo crimine e questa intollerabile vergogna”:

accompagnata dalle parole di papa Francesco, pronunciate nell’Angelus di domenica scorsa, in tutta Italia lunedì 8 febbraio, si è celebrata la seconda giornata contro la tratta degli esseri umani nel ricordo della beata Giuseppina Bakhita. A Milano la manifestazione più importante, organizzata dal PIME, dalla Caritas Ambrosiana e da Mani Tese, con la partecipazione del premio Nobel Kailash Satyarthi.

Nel salutare gli intervenuti il card. Scola ha affermato che con la complicità occidentale questa ‘piaga’ della tratta è lontano dall’essere debellata, ricordando la storia di Bakhita: “Noi sappiamo che una poverissima figlia dell’Africa, Giuseppina Bakhita, canonizzata il 1 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II è stata una figura decisiva per muovere tante persone nella lotta contro la tratta.

Dopo tante umiliazioni subìte, riconoscendo Gesù come l’unico Signore della sua vita e vivendo fino in fondo la relazione filiale con il Padre, madre Moretta, come veniva chiamata dalla gente, ritrovò con una profondità nuova la propria dignità e divenne appassionata custode e difensore di quella di tutti i più deboli, soprattutto delle bambine e delle donne sfruttate ed umiliate con cui veniva in contatto…

La Chiesa, esperta in umanità, canonizza una persona perché, come dice l’etimo del verbo, ne riconosce il valore paradigmatico, di strada per tutti gli uomini. Il santo (ripeto spesso ai giovani affamati di punti di riferimento) non è un super-eroe, fornito di doti straordinarie, né è un uomo impeccabile, ma un uomo riuscito. Indicandoci Santa Giuseppina Bakhita la Chiesa ci mostra che vivere secondo il Vangelo significa vivere pienamente la propria statura umana, in qualunque situazione e condizione ci si trovi.

Nell’Anno Santo della Misericordia, voi vi spendete senza sosta per la libertà di tante nostre sorelle e fratelli attraverso opere che diventano segno tangibile della tenerezza con cui il Padre che è nei cieli abbraccia ogni uomo, in particolare i più derelitti. Circondate da ogni parte il male con il bene e così date speranza. Essa è, per tutti, il motore della vita”. Molta calorosa, testimoniata anche dalle parole del cardinale, l’accoglienza riservata la premio Nobel per la pace 2014, che ha posto al centro del suo discorso la tratta come un nuova forma di schiavitù.

L’ex docente di ingegneria che ha lasciato la sua carriera accademica per dedicarsi alla difesa dei diritti dei bambini ha sottolineato: “Viviamo in un mondo interconnesso: le scarpe, i vestiti che state indossando probabilmente sono fabbricate da bambini sfruttati. Non potete pensare di vivere in un paradiso, fino a quando l’infanzia sarà violata e i sogni dei più piccoli rubati”.

Ed ha ‘snocciolato’ alcuni dati, che purtroppo facciamo finta di non conoscere: secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) circa 21.000.000 di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, adozione illegale. Ogni anno, circa 2.500.000 persone sono ridotte in schiavitù; il 60% sono donne e minori, che molto spesso subiscono abusi e violenze inaudite.

Problemi solo apparentemente lontani dall’Europa e dall’Italia: “I 10.000 minori migranti scomparsi in Europa di cui la metà, 5.000, solo in Italia non sono spariti nel nulla, ma sono stati rapiti da gang criminali. L’Europol sospetta che cadano in mano a trafficanti di essere umani e siano preda di abusi sessuali. E’ il nuovo commercio di schiavi, il nuovo trend criminale nel mondo, non solo in Europa. Un traffico di persone che vale $ 150.000.000.000…

Quei bambini non sono figli di nessuno, sono figli nostri. Non possiamo tollerare che ancora esista questa forma moderna di schiavitù che è la tratta, in un mondo che è sbarcato sulla Luna prima che molti di voi qui presenti ancora nascoste… Ogni volta che libero un bambino, che ha perso ogni speranza di tornare da sua madre, e vedo sul suo volto il primo sorriso della libertà; ogni volta che una madre che ha perso ogni speranza di rivedere suo figlio, lo abbraccia di nuovo nel suo grembo, e vedo la prima lacrima di gioia scendere giù sulla sua guancia… allora in tutto ciò trovo una grande ispirazione”.

Il premio Nobel non è rassegnato e nutre la speranza che la tratta può essere sconfitta: “Quando nel 1998 abbiamo iniziato a porre il problema dei minori sfruttati sul lavoro non c’erano ancora agenzie e trattati internazionali che se ne occupavano. Ora le abbiamo e il numero dei bambini nelle fabbriche è diminuito anche se è ancora altissimo.

Occorre prendere consapevolezza che tutti i problemi sono intrecciati tra loro e li risolveremo solo se saremo uniti, cioè praticando la globalizzazione della compassione”. Poi la riflessione si abbandona al ricordo quando a 27 anni, aveva liberato una ragazza che stava per essere venduta a un bordello:

“Questo episodio mi ha dato l’idea di creare una nuova strategia per salvare e liberare i bambini dalla schiavitù. Non si tratta di uno, dieci o venti; io e miei colleghi siamo stati in grado di liberare oltre 83.000 bambini-schiavi e di consegnarli alle loro famiglie. Sapevo però che c’era bisogno di politiche globali.

Quindi, abbiamo organizzato marce in tutto il mondo contro il lavoro minorile e questo ha portato alla definizione di una nuova convenzione internazionale sul fenomeno… Il grande lavoro che è stato fatto negli ultimi 15 anni ha contribuito a ridurre di un terzo il numero di bambini lavoratori a livello globale. Ma resta ancora molto da fare”.

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