Papa Francesco accetta a sorpresa il Premio Carlo Magno. “E’ un premio per la pace”

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L’eccezione alla sua regola di non accettare mai premi, Papa Francesco la fa per il premio Carlo Magno. Perché – spiega padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana – “è un premio per la pace”. Ma non si tratta solo di un riconoscimento per la pace. È un riconoscimento – nato nel 1950 – che va a quanti si sono impegnati per creare un clima di unità europea. E ce ne è bisogno.

Linea guida delle motivazioni del premio sono i due discorsi che Papa Francesco ha tenuto il 25 novembre 2014 al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa. Discorsi densi, lunghi, in cui segnava una strada alla Comunità Europea. Una strada basata sull’attenzione per gli ultimi e gli emarginati, dai bambini che rischiano di essere abortiti fino ai più poveri.

Ovviamente, di quel messaggio all’Unione Europea, il mondo secolare aveva preso solamente gli accenti più marcatamente sociali, non esaltando le parti sulla difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale che pure erano contenute nel discorso di Papa Francesco. Lo aveva fatto in particolare Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, che aveva voluto con forza la visita di un Papa che in fondo trattava come se fosse un criptosocialista. Il fatto che Papa Francesco succeda proprio a Martin Schulz nell’albo d’oro del Premio rappresenta anche un particolare segno di attenzione del comitato che conferisce il premio ogni anno. Un segnale, forse, che l’Europa non potrà rinascere davvero, non potrà essere quel qualcosa di più di una unione economica, se non si fonderà su dei valori veri.

Che poi erano valori profondamente cristiani. Lo racconta la cattedrale di Strasburgo, che ha celebrato i suoi mille anni, e sperava tanto lo potesse fare il Papa. Tra quelle vetrate, si racconta che Jean Monnet, non credente, ma sensibile ai valori della pace, mediò l’ideale dell’Europa unita, che poi compì con De Gasperi e Adenauer. Ed è lì, dall’azzurro delle vetrate, che la leggenda narra sia venuta l’idea della bandiera europea, che reca le 12 stelle della corona di Maria.

C’è forse anche tutto questo sottotesto nella decisione di conferire il premio a Papa Francesco. Un sottotesto giustificato dall’Albo d’Oro del Premio. Scorrendo la lista dei vincitori, vi si trovano i principali architetti del progetto europeo: Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, Václav Havel e Frère Roger Schutz di Taizé. Helmut Kohl e François Mitterrand ricevettero il premio congiuntamente, nel 1988, mentre nel 2002 è stato conferito alla valuta “euro”.

Segnale, quello del premio del 2002, che l’economia era un collante fondamentale. Ma poi il premio, nel 2004, andò a San Giovanni Paolo II. Nemmeno lui andò a ritirare il premio ad Aquisgrana nel giorno dell’Ascensione – non potrà nemmeno Francesco – ma ricevette il Premio in Vaticano. Nel discorso, Giovanni Paolo II sostenne di pensare ad “un’Europa la cui unità si fonda sulla vera libertà. La libertà di religione e le libertà sociali sono maturate come frutti preziosi sull’humus del Cristianesimo. Senza libertà non c’è responsabilità: né davanti a Dio, né di fronte agli uomini. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa vuole dare un ampio spazio alla libertà. Lo stato moderno è consapevole di non poter essere uno stato di diritto se non protegge e promuove la libertà dei cittadini nelle loro possibilità di espressione sia individuali che collettive”.

Sono i temi che erano anche alla base dei discorsi di Papa Francesco all’Europa, e che fanno da linea guida alla motivazione del premio. Secondo il comitato, Papa Francesco ha contrapposto un “messaggio di speranza” alle “grandi debolezze, crisi e contraccolpi” che hanno spinto in secondo piano “tutte le conquiste del processo di integrazione” sperimentate dell’Europa. E quindi, il Comitato cita il discorso di Papa Francesco al Parlamento europeo. Discorso nel quale Papa Francesco sottolineò che “è arrivato il momento di abbandonare il pensiero di un’Europa impaurita, ripiegata su se stessa”, e che “è giunta l’ora di costruire insieme quell’Europa che non ruota soltanto attorno all’economia, ma anche intorno alla sacralità della persona umana e dei valori inalienabili”.

Forse l’Europa ha bisogno proprio di questa speranza, per diventare l’ago della bilancia della pace che Papa Francesco spera diventi. Lo spiega Padre Federico Lombardi, sottolineando che il Papa ha accettato il premio in via eccezionale perché – gli ha spiegato lo stesso Francesco – “questo è un premio per la pace ed egli in questo tempo in cui vediamo questi gravi rischi che ci sono per la pace nel mondo – parla spesso anche della Terza guerra mondiale a pezzi – ritiene che parlare della pace, incoraggiare ad agire per la pace, sia fondamentale”.

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