Rom: il comune di Roma triplica gli sgomberi

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Sgomberi forzati di insediamenti rom nella capitale più che triplicati dopo l’annuncio del Giubileo straordinario della misericordia: così il comune di Roma ha risposto all’annuncio di papa Francesco del 13 marzo scorso secondo l’associazione 21 luglio che in un appello internazionale, dal titolo #PeccatoCapitale, ha denunciato ben 64 sgomberi forzati ‘che violano il diritto internazionale e i diritti umani delle famiglie coinvolte’.

Secondo l’associazione, infatti, gli oltre 60 sgomberi realizzati dalle autorità capitoline dalla proclamazione dell’Anno santo hanno fatto alzare la media delle operazioni di sgombero mensili: “Si è passati da una media di 2,8 operazioni al mese (dal 1 gennaio al 13 marzo 2015) a una di 9,9 dal 13 marzo al 30 settembre 2015. Nello stesso periodo dell’anno precedente, la media mensile si attestava su poco più di 3 operazioni di sgombero”.

In questo anno sono 71 gli sgomberi portati a termine sul territorio romano nei confronti delle comunità rom, mentre le persone coinvolte sono circa 1.100. Da capogiro le stime dei costi per il Comune: secondo l’associazione si parla di circa 1.342.850 euro. Un’impennata senza precedenti per l’amministrazione Marino. Nel 2014, infatti, gli sgomberi monitorati dall’associazione sono stati solo 34.

Per il presidente dell’associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, gli sgomberi forzati “sono illegali perché non rispettano le garanzie procedurali previste dal diritto internazionale. Rappresentano una evidente violazione dei diritti umani di uomini, donne e soprattutto bambini.

In più rappresentano un inefficace sperpero di risorse pubbliche, si limitano a spostare le persone da una parte all’altra della città, senza risolvere il problema dell’inadeguatezza dell’alloggio e rendendole ancora più vulnerabili, e denotano più che mai il perpetuarsi di un approccio emergenziale da parte dell’amministrazione, in luogo di una lungimirante visione di stampo sociale”.

Nel report anche il racconto di un caso emblematico per la città di Roma: lo sgombero di 39 persone, tra cui diversi minori e un neonato, nei pressi della stazione Val d’Ala. Alle famiglie per strada, dopo l’abbattimento dell’insediamento, è offerta una sistemazione alternativa presso la ‘Ex Fiera di Roma’ solo dopo alcuni giorni di sit-in di fronte al Dipartimento Politiche sociali di Roma. Costo complessivo stimato dall’associazione delle operazioni: oltre € 219.000.

Commentando il dossier mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare della diocesi di Roma sud, ha affermato: “Che il Giubileo sia un’occasione e una provocazione per l’Amministrazione di Roma Capitale per cambiare il proprio atteggiamento e le proprie politiche nei confronti delle comunità più svantaggiate, in questo caso i rom”.

Il missionario comboniano, padre Alex Zanotelli, ha aggiunto: “E’ inammissibile che in prossimità e durante il Giubileo vi siano gli sgomberi forzati dei rom. Non possiamo permettere che lo spirito del Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, sia associato a violazioni dei diritti umani. Dobbiamo far arrivare questo appello al sindaco Marino perché gli sgomberi forzati siano urgentemente fermati e perché le comunità rom non siano più considerate e trattate come la ‘feccia della società’”.

Ma i giovani rom ancora continuano a credere in un’Italia libera dai ghetti, redigendo un Manifesto in cui descrivono l’Italia nella quale vorrebbero vivere e attraverso cui chiedono alle istituzioni un deciso cambio di direzione relativamente alle questioni del disagio abitativo, a partire dal superamento dei campi rom e dei ghetti, dell’istruzione, del lavoro e delle opportunità per i giovani:

“Siamo giovani rom, sinti e non rom, italiani e stranieri. Molti di noi vengono da una storia di disagio, soprusi ed esclusione, ma non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Sogniamo per l’Italia un risveglio di umanità… Non accettiamo più che i nostri figli vivano in un paese di ghetti, separazioni, disuguaglianze, povertà, odio e razzismo, né oggi, né domani.

Vogliamo essere un esempio di società unita e libera, come l’Italia dovrebbe essere. Vogliamo essere attori di un cambiamento di cui tutti possano giovare. Un paese orgoglioso dei suoi valori, aperto verso i deboli, che consenta a ciascuno di essere apprezzato, amato e riconosciuto per le proprie passioni e qualità. Un’Italia che abbracci le differenze e si consideri fortunata per la ricchezza di tutte le culture che la compongono”.

Ma a Roma vivono poco meno di 9.000 rom, molti dei quali con cittadinanza italiana, di cui quasi la metà in contesti informali come i campi abusivi e non attrezzati. Sebbene Roma assorba più della metà dei rom del Lazio, che è la regione che ne conta di più in Italia, rappresentano lo 0,3% della popolazione residente: una incidenza molto più bassa di quella che si riscontra in Paesi come la Grecia (2%), la Spagna (1,8%) o la Francia (0,6%).

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