Il magistero di papa Paolo VI per la sacralità della famiglia

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Nel ricordo della celebrazione della memoria liturgica del beato papa Paolo VI il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha ricordato come ci sia stata“nel magistero del beato Paolo VI un‘attenzione profetica per l‘umanità, con particolare attenzione alla famiglia, al matrimonio e ai coniugi stessi, uomo e donna, nella luce dell’amore e dell’apertura alla vita, in un’indissolubilità che proviene dalla sacralità stessa della persona e da un atto libero e responsabile degli sposi”.

Infatti già negli anni ’50, quando era arcivescovo di Milano, il card. Montini aveva individuato i nodi centrali delle nuove problematiche che stavano investendo la famiglia, indicendo nel 1959 un Sinodo diocesano su ‘Matrimonio e Famiglia’, seguito, l’anno successivo, dalla Lettera pastorale ‘Per la famiglia cristiana’; ed eletto papa nel 1973 istituì il Comitato per la famiglia, che 10 anni dopo san Giovanni Paolo II lo trasformò in Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Eletto papa la sua azione pastorale è stata molto sollecita verso la cura della famiglia, come si può dedurre dal discorso al XIII congresso nazionale del Centro Italiano Femminile, avvenuto il 12 febbraio 1966: “In questa fiducia, Noi non faremo commenti ai vostri lavori; ma fermando la nostra attenzione sopra un punto del programma, quello della famiglia, Ci permettiamo intrattenervi un momento sopra questo tema, ricordando ciò che il Concilio ecumenico ha prospettato sinteticamente sulle questioni che lo riguardano.

Non è stata possibile in sede conciliare una trattazione esauriente della materia, specialmente circa il grave e complesso problema sulle norme relative alla natalità… Essa ha sempre benedetto la famiglia e l’amore umano, seguendo l’esempio del suo divino Fondatore; ma oggi più che mai avverte che dalla sanità e dalla pienezza di vita spirituale della famiglia dipendono la vita fisica e morale dell’umanità:

più ancora, la dilatazione reale del regno di Dio. Conosce la Chiesa anche i pericoli che minacciano, e le difficoltà che tentano di minare la saldezza della famiglia e la sua sanità morale. Per questo i Padri Conciliari hanno dedicato una attenzione particolare al capitolo della Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo attuale, che parla del matrimonio e della famiglia e dei loro problemi”.

E rimandando l’approfondimento dei partecipanti al capitolo primo della seconda parte della Costituzione Pastorale sulla Chiesa e mondo attuale, dedicato alla ‘considerazione della grande dignità che la Chiesa attribuisce al matrimonio e alla famiglia’, papa Paolo VI ne ha elencato alcuni dettagli:

“Il matrimonio e la famiglia non sono opera dell’uomo soltanto, una costruzione umana prodotta e dominata nel suo intimo essere dalle condizioni storiche ed ambientali, e mutevole come queste. Il matrimonio e la famiglia vengono da Dio: sono opera di Dio e rispondono ad un disegno essenziale, che Egli stesso ha tracciato e che sovrasta le mutevoli condizioni dei tempi, perdurando immutato attraverso di essi.

E’ Dio che per mezzo di essi vuol rendere l’uomo partecipe delle sue prerogative più alte: del suo amore per gli uomini e della sua facoltà creatrice di vita. Per questo il matrimonio e la famiglia hanno una trascendente relazione con Dio: da Lui vengono ed a Lui sono ordinati: le famiglie si fondano e vivono inizialmente sulla terra, ma sono destinate a ricomporsi in cielo”.

Per Paolo VI il matrimonio trova la sua legge fondamentale “nell’amore reciproco degli sposi, per cui ciascuno si impegna con tutto sé stesso ad aiutare l’altro ad essere quale Dio lo vuole; nel desiderio comune di interpretare fedelmente l’amore di Dio creatore e padre, generando nuove vite”.

Richiamando l’insegnamento del Concilio Vaticano II, che si era appena concluso, intorno alla famiglia egli ha sottolineato il compito degli sposi cristiani nella società per la via alla santità: “Comprendano gli sposi quale forza morale stimola, e quale ricchezza spirituale alimenta la virtù della purezza della vita coniugale fedelmente osservata secondo la legge di Dio: la serenità, la pace, la grandezza d’animo, la limpidità dello spirito!

Comprendano in modo particolare l’inestimabile valore che essa possiede per prepararli al loro compito di educatori! E’ vero oggi come ieri e come sempre: i figli trovano nella vita dei genitori la formazione più profonda alla fedeltà a Dio; mentre i genitori trovano nella obbedienza a Dio la certezza della grazia, che loro abbisogna per il compito di educatori cristiani, oggi tanto difficile”.

Il compito della famiglia è quello educativo, come è stato sottolineato al n^ 25 dell’Enciclica ‘Humanae Vitae’: “Gli sposi cristiani, dunque, docili alla sua voce, ricordino che la loro vocazione cristiana iniziata col battesimo si è ulteriormente specificata e rafforzata col sacramento del matrimonio. Per esso i coniugi sono corroborati e quasi consacrati per l’adempimento fedele dei propri doveri, per l’attuazione della propria vocazione fino alla perfezione e per una testimonianza cristiana loro propria di fronte mondo”.

Tale testimonianza cristiana deve portare la famiglia ad essere presente nella società per il bene dei figli, come ha detto nell’Angelus del 30 dicembre 1973, a pochi giorni dall’entrata in vigore dei Decreti delegati del 1974, in cui si chiamavano i genitori a collaborare nelle istituzioni scolastiche:

“I Genitori non devono esservi assenti o inoperanti. Dice bene la legge: tali consigli devono agevolare ed estendere i rapporti ‘docenti-genitori-studenti’ in ordine allo svolgimento dei programmi, al rendimento scolastico, all’andamento di particolari iniziative di carattere educativo e didattico.

La Scuola ha sempre una funzione preponderante nella istruzione e anche nella formazione della gioventù; ma i Genitori non possono e non devono abdicare alla loro insostituibile missione educatrice, specialmente nella trasfusione nei loro figli dei valori spirituali propri della famiglia, specialmente se questa ha la fortuna e la coscienza d’essere cristiana”.

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