Il Papa, il presidente, i vescovi, una giornata americana

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I cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione.” Il primo discorso in inglese di Papa Francesco nella cerimonia di benvenuto alla Casa Bianca mette al centro la difesa della democrazia e della libertà.“Assieme a innumerevoli altre persone di buona volontà- dice il Papa-di questa grande democrazia, essi si attendono che gli sforzi per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa.”

La libertà va difesa come conquista, una delle più preziose conquiste, e “tutti sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere.” E conclude il Papa: “Auspico che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e di promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo, così che i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli.” Un discorso che si lega bene con quello che il Papa ha rivolto ai vescovi del paese. Ha ricordato le ferite degli abusi elogiando il modo di uscirne con la attenzione alle vittime, ha chiesto con con forza che non ci siano divisioni, che tutti siano pastori e a ricordato “le vittime innocenti dell’aborto i bambini che muoiono di fame o sotto le bombe, gli immigrati che annegano alla ricerca di un domani, gli anziani o i malati dei quali si vorrebbe far a meno, le vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza e del narcotraffico, l’ambiente devastato. Non è lecito evadere da tali questioni o metterle a tacere.

Di non minore importanza è l’annuncio del Vangelo della famiglia che, nell’imminente Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia, avrò modo di proclamare con forza insieme a voi e a tutta la Chiesa. Questi aspetti irrinunciabili della missione della Chiesa appartengono al nucleo di quanto ci è stato trasmesso dal Signore. Abbiamo perciò il dovere di custodirli e comunicarli, anche quando la mentalità del tempo si rende impermeabile e ostile a tale messaggio”. Il messaggio del Papa – ha aggiunto – si mette in scia delle visite dei suoi “venerati Predecessori” Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La Chiesa di Roma è quanto mai vicina a quella degli Stati Uniti.

Sono qui per “parlare come un fratello tra fratelli”perchè “siamo Vescovi della Chiesa, Pastori costituiti da Dio per pascere il suo gregge. La nostra gioia più grande è essere Pastori, nient’altro che Pastori, dal cuore indiviso ed una irreversibile consegna di sé. Bisogna custodire questa gioia senza lasciare che ce la rubino”. Il servizio all’unità è quanto mai importante per gli Stati Uniti. Offrite al vostro Paese “l’umile e potente lievito della comunione”. Affrontate le sfide attuali: “il futuro della libertà e della dignità delle nostre società dipende dal modo in cui sapremo rispondere a tali sfide”. Infine da ricordare gli auguri, pronunciati a braccio all’inizio del discorso, ai “fratelli ebrei” per la festa di Yom Kippur.

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