Papa Francesco: il benessere non è il bene comune

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Dopo la calorosa accoglienza del popolo boliviano all’aeroporto di El Alto e la visita di cortesia nel Palazzo del Governo di La Paz al Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia, Evo Morales, con lo scambio dei doni, ribadendo l’opzione preferenziale per i poveri e definendo la famiglia come cellula fondamentale della società, papa Francesco ha raggiunto a piedi, attorniato da ali di popolo, la Cattedrale di La Paz insieme al presidente Morales per incontrare le autorità politiche e civili, personalità del mondo della cultura e del volontariato e il Corpo Diplomatico.

Qualche minuto prima egli si era fermato a rendere omaggio all’edicola dedicata a padre Luis Espinal, trucidato perché difendeva i diritti dei poveri il 21 marzo 1980: “Mi sono fermato per salutare un fratello nostro morto per la giustizia. Padre Espinal annunciava il vangelo che ci fa liberi e questo ha disturbato!” Entrato nella cattedrale è stato soggetto di un simpatico siparietto con le suore, che lo volevano abbracciare,ma lui ha fatto il segno con le mani, sempre sorridente, di stare tranquille. Poi è stato salutato dall’arcivescovo di La Paz, mons. Edmundo Luis Flavio Abastoflor Montero, che gli ha espresso la felicità di tutto il popolo boliviano:

“La notizia della tua venuta ha reso felice molte persone. Non potevamo quasi crederci. Ora è diventato parte della Buona Novella del Vangelo. Infinite grazie, caro papà Francesco!.. Ci sono molte ansie e speranze. Abbiamo bisogno di una luce per illuminarci, una parola che ci guida nel nostro cammino. Santo Padre, la tua visita in Bolivia possa essere per tutti, cattolici e non cattolici, pegno di benedizioni divine, profondo e duraturo segno della presenza di Gesù, il nostro Dio fatto uomo, che perdona, rinnova e accompagna e ci incoraggia ad essere e vivere come autentici figli di Dio e fratelli tra noi. Aspettiamo la tua parola e la tua benedizione e preghiamo semppre per te”.

Dopo i saluti di benvenuto, papa Francesco, stanco per il lungo viaggio ma raggiante in viso per l’accoglienza dei ‘suoi poveri’, ha rivolto alla società civile, che ha la vocazione di lavorare per il bene comune (di nuovo in una cattedrale) parole di incoraggiamento, ricordando che: “50 anni or sono il Concilio Vaticano II ha definito il bene comune come ‘l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e speditamente’ (citando la Costituzione pastorale ‘Gaudium et spes’); grazie per il vostro aspirare, secondo il ruolo e la missione di ciascuno, a che le persone e la società si sviluppino, raggiungano la perfezione”.

Riprendendo l’enciclica ‘Laudato sì’ ha esortato i presenti alla ricerca del bello: “Sono sicuro della vostra ricerca del bello, del vero, del bene in questo impegno per il bene comune. Che tale sforzo aiuti sempre a crescere in un maggiore rispetto per la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale, alla pace sociale, vale a dire, alla stabilità e alla sicurezza di un determinato certo, che non si attua senza una particolare attenzione alla giustizia distributiva”.

Facendo riferimento alla bellezza del territorio e l’adattamento dei quartieri con mirabili opere di architettura alla planimetria della natura ha sottolineato: “L’ambiente naturale e l’ambiente sociale, politico ed economico sono strettamente correlati. Questo ci spinge a porre le basi di una ecologia integrale, che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni, altrimenti i ghiacciai continueranno a ritirarsi da queste montagne, e la logica della ricezione, la coscienza del mondo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi, il suo orientamento generale, il suo significato, e i suoi valori anch’essi si ritireranno come questi ghiacci”.

Perciò il papa ha sottolineato che tutto è collegato, c’è bisogno di solidarietà e di sussidiarietà, ribadendo l’importante compito della politica: “Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità. E’ necessaria anche la cultura, di cui fa parte non solo lo sviluppo della capacità intellettuale dell’uomo nelle scienze e la capacità di generare bellezza nelle arti, ma anche le tradizioni popolari locali, con la propria particolare sensibilità all’ambiente da cui sono sorte e a cui danno senso. Allo stesso modo si richiede un’educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità tra le persone”.

Per rendere integrale ed armonioso questo sviluppo papa Francesco ha invitato i presenti a riconoscere il ruolo specifico delle religioni nello sviluppo della cultura e nella società: “I cristiani, in particolare, come discepoli della Buona Notizia, sono portatori di un messaggio di salvezza che ha in sé stesso la capacità di nobilitare le persone, di ispirare alti ideali capaci di dare impulso a linee di azione che vadano oltre l’interesse individuale, consentendo la capacità di rinuncia a favore degli altre, la sobrietà e le altre virtù che ci sostengono e ci uniscono”.

Perciò non ci si deve assuefarsi all’ingiustizia (inequità) ed a distinguere il ‘bene comune’ dal ‘benessere’: “Il benessere che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale tende ad essere egoista, a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo. Così inteso, il benessere, invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno.

Il bene comune, invece, è superiore alla somma dei singoli interessi; è un passaggio da ciò che ‘è meglio per me’ a ciò che ‘è meglio per tutti’, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali”. Quindi gli ‘attori sociali’ devono contribuire allo sviluppo della società attraverso la libertà al servizio del bene comune. Questo è anche compito dei cristiani:

“Anche i cristiani, chiamati ad essere lievito in mezzo al popolo, apportano il proprio messaggio alla società. La luce del Vangelo di Cristo non è proprietà della Chiesa; essa piuttosto lo serve, in modo che raggiunga i confini del mondo. La fede è una luce che non abbaglia, non offusca, ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di ogni persona e di ogni società umana. Il cristianesimo ha svolto un ruolo importante nel formare l’identità del popolo boliviano”, richiamando il valore della libertà religiosa che non ‘può essere ridotta alla sfera puramente soggettiva’.

Infine ha sottolineato ancora il valore sociale della famiglia, che in America Latina è gravemente minacciata; nonostante tutto e ‘una chiara colonizzazione ideologica’: “Sono tanti i problemi sociali che la famiglia risolve in silenzio, che non promuoverla significa lasciare i più vulnerabili senza protezione”. Quindi occorre sviluppare reti di relazione per una ‘nazione che cerca il bene comune’:

“Bisogna costruire ponti piuttosto che erigere muri. Tutti i temi, per quanto spinosi siano, hanno soluzioni condivise, ragionevoli, eque e durature. E, in ogni caso, non devono mai essere motivo di aggressività, di rancore o inimicizia che aggravano ancor più la situazione e ne rendono più difficile la risoluzione… Oggi la Bolivia può ‘creare nuove sintesi culturali’. Come sono belli i Paesi che superano la diffidenza malsana e integrano i diversi, e che fanno di questa integrazione un nuovo fattore di sviluppo!”

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