I francescani su Expo: dove sono i poveri

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La grande fiera internazionale dedicata al tema del cibo, della nutrizione, della sicurezza alimentare promana “bellezza” ma non tiene in debito conto i poveri: sono questi gli spunti di riflessione emersi dalla visita di una delegazione di francescani italiani, laici e religiosi.

 

In occasione dell’evento internazionale Expo 2015, sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, l’intera Famiglia francescana ha organizzato dal 21 al 23 maggio un seminario di riflessione con la visita guidata all’interno dell’esposizione per sensibilizzarsi, sensibilizzare e dare una significativa testimonianza di unità francescana di fronte ad una realtà, quella del valore etico del cibo, così importante e vitale ai nostri giorni.

Hanno partecipato rappresentanti italiani degli Ordini dei frati francescani (frati Minori, frati Minori Cappuccini, frati Minori Conventuali e frati del Terz’Ordine Regolare) delle suore francescane (le responsabili del Movimento Religiose Francescane) e i laici dell’Ordine Francescano Secolare e della Gioventù Francescana.

 

Due interventi hanno preceduto la visita. Fra Ugo Sartorio, responsabile a livello internazionale del settore Giustizia, Pace e Integrità del Creato dei frati Minori Conventuali, ha proposto una riflessione a partire dal testo di fra Marco Tasca “Cibo che nutre. Per una vita sana e santa”. Il cibo, dunque, come tematica fondante per provare ad occuparsi di nutrire il pianeta. Il cibo come elemento essenziale di relazione. «Se il cibo non è “parlato”, si trasforma in violenza», sottolinea Sartorio, parlando innanzitutto delle relazioni all’interno degli Ordini francescani, per poi provare a tracciare delle linee di testimonianza e di evangelizzazione. «È giunto il momento di smettere di parlare di povertà e di tornare a parlare di poveri. Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium, per 53 volte usa la parola povero e solo 4 volte e in maniera incidentale la parola povertà»: la relazione tra gli uomini, tra le diversità, con chi necessita di cura e di attenzione è ciò che crea le condizioni per nutrire il pianeta.

 

Fra Paolo Martinelli, frate cappuccino nominato lo scorso anno Vescovo ausiliare della diocesi di Milano, ha sottolineato, nella rilettura dei racconti della creazione nel libro della Genesi, la responsabilità affidata all’uomo nei confronti del giardino dell’Eden. «L’uomo è l’unica creatura fatta appello di responsabilità» nei confronti delle altre creature che sono donate da Dio. «L’uomo – si legge in un inno ambrosiano – è coscienza del cosmo». La libertà, dunque, è la caratteristica fondamentale dell’uomo per poter vivere appieno la responsabilità verso tutto il creato.

 

Con queste premesse la delegazione dei francescani d’Italia, 25 persone in tutto, ha solcato le vie dell’Expo, in lungo e in largo, visitando alcuni padiglioni con due guide milanesi che hanno offerto spunti di grande interesse, sia dal punto di vista della riflessione sul tema (in particolare, grande rilievo hanno avuto il Padiglione Zero, di Caritas, quello della Santa Sede, della Corea e della Svizzera), sia dal punto di vista architettonico e tecnologico.

 

La visita guidata, conclusasi la sera del 22 maggio, ha lasciato poi ampio spazio per poter visitare altri padiglioni a tutti i partecipanti. Il lavoro di seminario si è concluso nella mattinata di sabato 23 maggio con un workshop che ha delineato alcune riflessioni condivise tra i partecipanti.

 

  1. I partecipanti hanno colto molti spunti positivi in diversi padiglioni che offrono, nel concreto, la possibilità ai visitatori di confrontarsi con le questioni così importanti del tema di Expo: la grande sperequazione fra i popoli, il controllo delle risorse da parte di pochi, il commercio che crea equità sociale, la reciprocità tra tutti gli abitanti del pianeta. Rimane però la sensazione di vedere sostanzialmente disattesa la tematica centrale di Expo. Molti, forse troppi sono i padiglioni che trattano unicamente il tema del cibo e non si sono lasciati provocare dal titolo di Expo: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Alcuni hanno preferito puntare su una struttura di padiglione e di percorso che tenda a valorizzare le bellezze del proprio Paese con una sorta di ricerca di sensazionalismo.

 

  1.  D’altro canto si è notata la ricerca tecnologica, l’architettura, i giochi di luce, di ombre, le sensazioni piacevoli dei profumi che attraversano tutta la grande superficie di Expo: la bellezza, san Francesco d’Assisi l’ha detto chiaramente tante volte, è immagine della bellezza di Dio. «Tu sei bellezza», scrive proprio Francesco in una celebre preghiera indirizzata a «Dio Altissimo». L’uomo è immagine di quella bellezza.

 

  1. Non si è potuto evitare di notare poi un’ulteriore forma di abbandono del tema principale, vedendo padiglioni che rappresentano un’attenzione particolare alla cura del creato, alle coltivazioni che rispettano la natura e ai diritti dei lavoratori accanto ad altri che rappresentano il cibo distribuito in grandi quantità, a costi bassi per scelte scellerate di sfruttamento delle materie prime, dei metodi di allevamento degli animali o di coltivazione. O, soprattutto, per lo sfruttamento lavorativo in tutti i livelli della filiera alimentare.

 

  1. I poveri, infine, sembrano essere i veri assenti a questo Expo 2015: sono ospitati, come già si accennava, solo in qualche padiglione che cerca di stimolare attenzione e cura verso gli emarginati.
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