Misericordiae vultus, una sintesi

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Lo scorso 13 marzo, nel corso della Celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha annunciato l’indizione di un Anno Giubilare straordinario della Misericordia che avrà inizio il prossimo 8 dicembre, con l’apertura della Porta Santa in Vaticano, per poi concludersi il 20 novembre 2016, Solennità di Cristo Re. Ora, l’11 aprile, in occasione dei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia (12 aprile, II Domenica di Pasqua), Papa Francesco provvede alla pubblicazione della Bolla di indizione del Giubileo: in essa, il Pontefice spiega le motivazioni che sono all’origine dell’Anno giubilare ed indica le linee-guida per viverlo nel modo migliore.

La Bolla si può dividere, grosso modo, in tre parti: nella prima, Papa Francesco approfondisce il concetto di misericordia; nella seconda, offre alcuni suggerimenti pratici per celebrare il Giubileo, mentre la terza parte contiene alcuni appelli. La Bolla si conclude poi con l’invocazione a Maria, testimone della misericordia di Dio.

Prima parte: il concetto di misericordia

In principio, il Papa sottolinea che l’apertura della Porta Santa della Basilica Vaticana avverrà l’8 dicembre per due motivi: il primo, perché la data coincide con la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, di Colei che Dio ha voluto “santa e immacolata nell’amore” “per non lasciare l’umanità sola ed in balia del male”. In secondo luogo, l’8 dicembre coincide con il 50.mo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II che ha abbattuto “le muraglie che per troppo tempo avevano richiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata”, portandola ad “annunciare il Vangelo in modo nuovo”, usando – come diceva Giovanni XXIII – “la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore”.

Una Porta Santa anche nelle Diocesi

Quindi, Papa Francesco annuncia che domenica 13 dicembre, Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa della Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si apriranno le Porte Sante delle altre Basiliche Papali. Inoltre, il Pontefice stabilisce che in ogni Chiesa particolare ed anche nei Santuari si apra per tutto l’Anno Santo un’uguale Porta della Misericordia, affinché il Giubileo possa essere celebrato anche a livello locale, “quale segno di comunione di tutta la Chiesa”.

Misericordia, architrave della Chiesa

“Via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il limite del nostro peccato”; “legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona”; “architrave che sorregge la vita della Chiesa”; “ideale di vita e criterio di credibilità per la nostra fede”: sono numerose le definizioni che Papa Francesco dà della misericordia, sottolineando che essa non è affatto “un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio”. La misericordia di Dio è “eterna”, sottolinea ancora il Papa, perché “per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre”. In Gesù “tutto parla di misericordia e nulla è privo di compassione”, perché “la sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente”.

A questo punto, il Papa fa una sottolineatura importante: la misericordia, spiega, “non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli”. In pratica, tutti “siamo chiamati a vivere di misericordia perché a noi per primi è stata usata misericordia”: “il perdono delle offese”, dunque, “è un imperativo da cui i cristiani non possono prescindere”. Tante volte sembra difficile perdonare, sottolinea il Pontefice, eppure “il perdono è lo strumento posto nelle fragili mani dell’uomo per raggiungere la serenità del cuore”, “per vivere felici”.

Anche “la credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole”, aggiunge il Pontefice: “forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia”, cedendo alla tentazione di “pretendere sempre e solo giustizia”, mentre nella cultura contemporanea “l’esperienza del perdono si fa sempre più diradata”. Di qui, l’esortazione alla Chiesa affinché si faccia “carico dell’annuncio gioioso del perdono”, “forza che risuscita a vita nuova ed infonde coraggio per guardare al futuro con speranza”.

“Misericordiosi come il Padre”, motto del Giubileo

Il Papa ricorda, poi, che il tema della misericordia gli è particolarmente caro, tanto da averlo scelto come motto episcopale, “Miserando atque eligendo”, un’espressione che “mi ha sempre impressionato”, scrive. Citando, quindi, l’Enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, Papa Francesco sottolinea “l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo”, con “un nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale”, perché ciò “è determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio”. “Là dove la Chiesa è presente – scrive il Papa – là deve essere evidente la misericordia del Padre” e “dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”.

La prima parte della Bolla si conclude con l’annuncio del motto del Giubileo, ovvero “Misericordiosi come il Padre”, tratto dal Vangelo di Luca (Lc, 6,36). Si tratta di “un programma di vita tanto impegnativo, quanto ricco di gioia e di pace”, sottolinea il Pontefice, che richiede la capacità di “porsi in ascolto della Parola di Dio”, così da “contemplare la sua misericordia” ed assumerla come proprio stile di vita.

Seconda parte: come vivere al meglio il Giubileo

Nella seconda parte della Bolla, Papa Francesco offre alcune indicazioni pratiche per vivere il Giubileo straordinario in pienezza spirituale:

Compiere un pellegrinaggio, perché esso sarà “un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio”:
Non giudicare e non condannare, ma perdonare e donare, restando lontani dalle “chiacchiere”, dalle parole mosse da “gelosia ed invidia” e cogliendo “il buono che c’è in ogni persona”, diventando “strumenti del perdono”.
Aprire il cuore alle periferie esistenziali, portando consolazione, misericordia, solidarietà e attenzione a quanti vivono “situazioni di precarietà e sofferenza nel mondo di oggi”, “ai tanti fratelli e sorelle privati della dignità”. “Che il loro grido diventi il nostro – esorta il Papa – e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”.
Compiere con gioia le opere di misericordia corporale e spirituale, per “risvegliare le nostre coscienze assopite davanti al dramma della povertà”. D’altronde, sottolinea il Papa, la missione di Gesù è proprio questa: portare consolazione ai poveri, annunciare la liberazione ai prigionieri delle moderne schiavitù, restituire la vista a chi è curvo su se stesso, ridare dignità a chi ne è stato privato, divenendo capaci di “vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà”. Come dice San Giovanni della Croce, “alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”.
Incrementare nelle diocesi l’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato della IV settimana di Quaresima. In particolare, il Papa evidenzia che tanti giovani si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione, che “permette di toccare con mano la grandezza della misericordia”, grazie alla quale molti di loro sentono di poter “riscoprire il senso della propria vita”.
Sacerdoti autorizzati alla remissione dei peccati riservati alla Sede Apostolica

Un paragrafo a parte il Papa lo dedica al tema della remissione dei peccati: innanzitutto, auspica che “i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre”, non improvvisandosi in questo compito, ma divenendo “per primi penitenti in cerca di perdono”. “Fedele servitore del perdono di Dio”, dunque, ogni confessore dovrà accogliere i fedeli “come il padre della parabola del figliol prodigo”, ovvero “un padre che corre incontro al figlio, nonostante abbia dissipato i suoi beni”. I confessori, quindi, “non porranno domande impertinenti”, perché “sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono”, chiamati ad essere “sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia”.

In secondo luogo, il Papa annuncia che nella Quaresima dell’Anno Santo invierà i Missionari della Misericordia, ovvero sacerdoti a cui verrà data “l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica”. “Segno della sollecitudine materna della Chiesa per il popolo di Dio”, spiega il Papa, essi saranno gli artefici, presso tutti, di “un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo”. Allo stesso tempo, il Papa chiede che nelle diocesi si organizzino “missioni al popolo”, in modo che tali Missionari “siano annunciatori della gioia del perdono”.

L’indulgenza

Elemento caratteristico del Giubileo, l’indulgenza – spiega il Pontefice – dimostra che “il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini”. Tuttavia, mentre nel sacramento della Riconciliazione i peccati vengono cancellati dal perdono di Dio, con l’indulgenza il peccatore viene liberato “dall’impronta negativa”, “da ogni residuo della conseguenza del peccato”, che rimane “nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri”. In questo senso, chi ottiene l’indulgenza, viene “abilitato ad agire con carità, a crescere nell’amore, piuttosto che a ricadere nel peccato” stesso.

Terza parte: Appelli contro criminalità e corruzione

Nella terza parte della Bolla Giubilare, Papa Francesco lancia alcuni appelli:

Ai membri di gruppi criminali: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita”, scrive il Pontefice, invitandoli a non restare indifferenti di fronte alla chiamata a sperimentare la misericordia di Dio. “Il denaro non dà la vera felicità – incalza il Santo Padre – Ciò è solo un’illusione” e “la violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti, né immortali” e “nessuno potrà sfuggire al giudizio di Dio”.
Alle persone fautrici o complici di corruzione: “Questo è il momento favorevole per cambiare vita! – dice loro il Papa – E’ sufficiente accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia”. Il Pontefice sottolinea, inoltre, che la corruzione è “piaga putrefatta della società, grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale”; è “un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza; è “un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo”; è una tentazione dalla quale “nessuno può sentirsi immune”. Di qui, l’invito a debellare tale piaga “dalla vita personale e sociale”, usando “prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia”.
Al dialogo interreligioso: ricordando che l’Ebraismo e l’Islam considerano la misericordia “uno degli attributi più qualificanti di Dio”, e che “anch’essi credono che nessuno può limitare la misericordia divina, poiché le sue porte sono sempre aperte”, il Pontefice auspica che il Giubileo possa “favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose”, rendendo “più aperti al dialogo, eliminando ogni forma di chiusura e disprezzo ed espellendo ogni forma di violenza e di discriminazione”.
Al rapporto tra giustizia e misericordia: esse “non sono due aspetti in contrasto tra loro, ma due dimensioni di un’unica realtà”, ricorda il Papa, che si sviluppano fino a raggiungere l’apice “nella pienezza dell’amore”. Discostandosi da una visione puramente “legalista”, ovvero dalla “mera osservanza della legge”, Gesù mostra “il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza”. “La giustizia di Dio è il suo perdono”, spiega il Papa, ed è questo “il primato della misericordia”, “dimensione fondamentale della missione di Gesù”, perché “non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo”. In questo senso, “la misericordia non è contraria alla giustizia”, perché tramite essa Dio offre al peccatore la possibilità di “ravvedersi, convertirsi e credere”. Naturalmente, aggiunge il Pontefice, “ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario: chi sbaglia, dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono”. In fondo, sottolinea il Santo Padre, “l’amore è a fondamento di una vera giustizia”.
Conclusione

In chiusura del documento, Papa Francesco si richiama alla figura di Maria, “Madre della Misericordia”, la cui vita è stata plasmata “dalla presenza della misericordia fatta carne”. “Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini”, Maria “attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti, senza escludere nessuno”. Nella stessa ottica, il Pontefice ricorda anche Santa Faustina Kowalska, “che fu chiamata ad entrare nella profondità della divina misericordia”.

La Bolla si conclude, quindi, con l’invito a “lasciarsi sorprendere da Dio che non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore” agli uomini. Il primo compito della Chiesa, dunque, “è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo, soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni”.

L’Anno Giubilare si concluderà il 20 novembre 2016, Solennità di Cristo Signore dell’Universo. “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia, per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! – conclude il Papa – A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio, già presente in mezzo in noi”.

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