Papa Francesco nella notte di Pasqua: “Stupiamoci davanti al sepolcro vuoto”

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Notte di veglia, notte di dolore e di paura. Ma anche notte di stupore. Papa Francesco celebra la Messa nella notte di Pasqua, benedice acqua e fuoco, e nella notte più importante per i cristiani chiede a tutti di diventare come le donne che “vegliarono, uscirono ed entrarono nel mistero.” In fondo, come la Chiesa che vuole Papa Francesco, che veglia, esce nelle periferie esistenziali ed entra nel mistero.

Prima, il buio della Basilica di San Pietro. Poi, l’ingresso del Cero Pasquale. Quindi circa 7 mila candele illuminano la basilica. Nella notte di Pasqua, il Papa come di consueto celebra dei battesimi. Sono dieci persone, e provengono da cinque Paesi nel mondo: quattro dall’Italia, tre dall’Albania, tre altri da Cambogia Kenya e Portogallo. La loro età va dai 13 ai 66 anni.

Nella sua omelia, Papa Francesco si rifà alle letture. C’è il passaggio del Mar Rosso, l’istituzione della Pasqua Ebraica. C’è la Resurrezione di Gesù, istituzione della Pasqua cristiana. In questa notte di veglia – dice il Papa – il Signore “con la potenza del suo amore fa passare il popolo attraverso il Mar Rosso; e fa passare Gesù attraverso l’abisso della morte e degli inferi.”

È una notte “di dolore e di paura.” Racconta il Papa: “Gli uomini rimasero chiusi nel cenacolo. Le donne, invece, all’alba del giorno dopo il sabato, andarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. Il loro cuore era pieno di commozione e si domandavano: ‘Come faremo ad entrare?, chi ci rotolerà la pietra del sepolcro?…’. Ma ecco il primo segno dell’Evento: la grande pietra era già stata ribaltata e la tomba era aperta!”

È qui che avviene l’incontro con il mistero. Un incontro che “è molto di più” di qualcosa di intellettuale, non basta “studiare o leggere.” Dice Papa Francesco: “Entrare nel mistero ci chiede di non avere paura della realtà: non chiudersi in sé stessi, non fuggire davanti a ciò che non comprendiamo, non chiudere gli occhi davanti ai problemi, non negarli, non eliminare gli interrogativi… “

Sono parole che rappresentano un po’ il senso del pontificato di Papa Francesco, che vuole la Chiesa in una sorta di sinodo permanente, e che per questo ha promosso Consiglio dei Cardinali, il biennio del sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia, le varie strutture consultive: porsi interrogativi, parlare, senza necessariamente arrivare ad una conclusione. Cercare di cambiare, di migliorare, ma senza l’ansia di farlo.

“Entrare nel mistero – dice il Papa – significa andare oltre le proprie comode sicurezze, oltre la pigrizia e l’indifferenza che ci frenano, e mettersi alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore, cercare un senso non scontato, una risposta non banale alle domande che mettono in crisi la nostra fede, la nostra fedeltà e la nostra ragione.”

E quindi – continua il Pontefice – “per entrare nel mistero ci vuole umiltà, l’umiltà di abbassarsi, di scendere dal piedestallo del nostro io tanto orgoglioso, della nostra presunzione; l’umiltà di ridimensionarsi, riconoscendo quello che effettivamente siamo: delle creature, con pregi e difetti, dei peccatori bisognosi di perdono.”

In una parola, ci vuole “adorazione,” perché “senza adorare non si può entrare nel mistero.” Per Papa Francesco, l’adorazione ha un senso universale, è una preghiera profonda, che prescinde anche dal dato religioso – parlò di adorazione anche durante la sua visita alla Moschea Blu – ma che rappresenta l’abbassamento, lo “svuotamento dalle proprie idolatrie.”

Perché solo così si può trovare la capacità di “sorprendersi”, che è quella che fa entrare nel mistero. Una capacità di sorprendersi che vivono le donne che “uscirono e trovarono il sepolcro aperto. Ed entrarono. Vegliarono, uscirono ed entrarono nel Mistero. Impariamo da loro a vegliare con Dio e con Maria, nostra Madre, per entrare nel Mistero che ci fa passare dalla morte alla vita.”

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