Pakistan: garantire la sicurezza alle minoranze cristiane

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Gli attentati alle chiese di Youhanabad, compiuti nei giorni scorsi, “rendono la comunità cristiana in Pakistan più vulnerabile. La reazione della minoranza, che ha linciato due persone, dimostra che la gente è stufa della situazione attuale e non ha fiducia nelle istituzioni, dal momento che non hanno mai fornito giustizia alle minoranze”, ha affermato ad AsiaNews Mohammad Hanif, musulmano e coordinatore per il distretto di Pakpattan dell’ong South Asia Partnership Pakistan (Sap-Pk), che, insieme ad altre 300 persone (attivisti sociali e membri di entrambe le comunità), ha partecipato ad una manifestazione pacifica per condannare gli attentati.

Affiancato anche da leader religiosi cristiani e islamici, il corteo è partito dal Press Club di Pakpattan diretto all’ufficio del District Police Officer’s (Dpo); qui una delegazione di 10 membri ha incontrato il funzionario ed espresso le sue preoccupazioni per l’atteggiamento della polizia nei confronti delle minoranze, e sulla necessità di fornire adeguate misure di sicurezza a chiese e luoghi di culto cristiani. Nel frattempo il Muftì Muhammad Usman, leader religioso islamico e membro della fazione di Samiul Haq del Jamiyat Ulema-e-Islam (Jui), ha dichiarato:

“E’ responsabilità dello Stato fornire protezioni ai luoghi religiosi del Paese. Il governo ha fallito nel proteggere le minoranze del Pakistan. I cristiani non sono solo una minoranza religiosa in questo Paese, ma nostri fratelli, parte dello Stato come i musulmani. Secondo l’islam è nostra responsabilità proteggere le loro vite e i loro beni da ogni forma di terrorismo”.

Nel frattempo la polizia ha arrestato molti cattolici per individuare i colpevoli del linciaggio dei due musulmani seguito all’attentato; però p. Francis Gulzar, vicario generale dell’arcidiocesi di Lahore, ha spiegato a Fides: “E’ giusto che i responsabili siano individuati e condotti davanti alla giustizia. Ma, con i leader religiosi e politici, chiediamo di rilasciare gli innocenti, perchè è possibile che ve ne siano…

I cristiani si sono macchiati di un crimine, la reazione violenta non è cristiana e non è evangelica. Non ci si può fare giustizia da soli. Gli uccisi , secondo i primi rapporti, potrebbero essere persone innocenti. E’ la prima volta nella storia del Pakistan che i cristiani, da vittime, si fanno carnefici. E’ stato un atto disumano che tutti condanniamo. Speriamo che sia sempre la giustizia a trionfare”.

Però al tempo stesso ha chiesto l’applicazione di tale solerzia anche negli arresti degli assassini del ministro Shahbaz Bhatti, ancora impuniti, oppure dei colpevoli della strage di Gojra, dove nel 2009 una folla di musulmani devastò un quartiere cristiano bruciando vivi otto fedeli tra bambini, donne e anziani… e l’elenco è molto lungo.

Infatti secondo l’ong ‘Porte Aperte’ l’esigua minoranza cristiana del Paese, già pesantemente discriminata, è, sempre più spesso, presa di mira dalla violenza dei musulmani radicali (non solo fondamentalisti): “Oltre agli attacchi da parte dei fondamentalisti islamici, i cristiani si trovano a dover fronteggiare una discriminazione costante e un’ostilità continua da parte della maggioranza musulmana della popolazione.

Frequenti sono infatti le accuse, spesso infondate, di blasfemia a carico dei cristiani che possono portare a condanne (a morte) da parte dei tribunali, ma che spesso scaturiscono in episodi di violenza che portano all’assassinio degli accusati (come successo alla coppia uccisa e data alle fiamme nel novembre scorso).

La discriminazione sociale e gli attacchi mirati contro le chiese o singoli cristiani stanno facendo aumentare a dismisura il livello di tensione all’interno della minoranza cristiana, che è tentata, in assenza di interventi significativi da parte del governo e della polizia, di reagire alle continue violenze. L’uccisione da parte della folla di due musulmani sospettati di aver collaborato con gli attentatori è ascrivibile proprio a questo stato di tensione, ma questo tipo di reazioni può solo contribuire ad inasprire i conflitti tra i due gruppi religiosi”.

In questo senso l’associazione cristiana pakistana Life for All ha invitato i cristiani a praticare il perdono: “Stiamo vivendo il tempo di Quaresima, in cui praticare in modo speciale il perdono e il sacrificio. Dobbiamo restare tranquilli e riferirci continuamente a Cristo: l’uomo innocente percosso, umiliato e crocifisso, che non ha reagito ma è stato come un agnello di fronte ai suoi persecutori”. Intanto anche il nuovo rapporto di Human Rights Watch ha ribadito che il governo pakistano deve assicurare la sicurezza delle minoranze religiose del Paese, mettendole a riparo dall’ingiustizia in sede giudiziaria e dagli attacchi da parte dei militanti:

“Il governo del Pakistan ha fatto ben poco nel 2014 per fermare il numero crescente di omicidi e la campagna di repressione dei gruppi estremisti che colpiscono le minoranze religiose. Il governo sta fallendo nel dovere fondamentale di proteggere la sicurezza dei propri cittadini e di far rispettare stato di diritto. Secondo i dati contenuti nel testo, a Karachi la violenza settaria ha causato nel 2014 almeno 750 omicidi mirati. Un’area calda è il Balochistan dove si registrano sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture che restano impunite”.

Notevoli sono anche gli abusi sulle donne, mentre le donne delle minoranze religiose sono particolarmente vulnerabili: “Ogni anno, ha ricordato il Rapporto, almeno 1.000 ragazze appartenenti alle comunità cristiane e indù sono costrette a sposare uomini musulmani”.

Nel frattempo non possiamo dimenticare che Asia Bibi è rinchiusa nel carcere senza alcun processo dal 19 giugno 2009 senza poter abbracciare i propri familiari, come ha ricordato la figlia quattordicenne Esham: “L’abbiamo incontrata l’ultima volta a dicembre. Quando abbiamo chiesto al secondino di aprire la porta della cella per salutarla prima di andarcene, ha rifiutato. Così nostra madre Asia ci ha abbracciato e baciato attraverso le sbarre. In lacrime”.

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