Il Papa ai consacrati: l’obbedienza è la nostra saggezza

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“Le braccia della Madre sono come la “scala” sulla quale il Figlio di Dio scende verso di noi, la scala della condiscendenza di Dio.” Il Papa lo ha detto nella omelia proposta per la messa celebrata nel giorno della Presentazione al Tempio di Gesù, celebrazione dedicata alla vita consacrata. La messa, celebrata nella Basilica Vaticana, si è aperta con la benedizione delle candele e la processione. Il Papa ha spiegato che nell’ arrivo al tempio è Maria che cammina “ma è il Figlio che cammina prima di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare a Lui.”

La strada per “noi consacrati” ha detto il Papa è la strada della obbedienza alla legge: “ chi segue Gesù si mette nella via dell’obbedienza, come imitando la “condiscendenza” del Signore, abbassandosi e facendo propria la volontà del Padre, anche fino all’annientamento e all’umiliazione di sé stesso (cfr Fil 2,7-8). Per un religioso, progredire è abbassarsi nel servizio. Un cammino come quello di Gesù, che «non ritenne un privilegio l’essere come Dio» (Fil 2,6). Abbassarsi facendosi servo per servire.”

La regola per tutti è quindi il Vangelo, e lo Spirito Santo “nella sua creatività infinita” esprime diverse regole, tutte però “nascono dalla sequela Christi, da questo cammino di abbassarsi servendo.”

Come vive ogni consacrato questo svuotarsi di se stessi? Per il Papa il segno della “saggezza” del consacrato è la sua allegria, gioia. E cita l’esempio di Simenoe e Anna: “ Il Signore ha dato loro la saggezza attraverso un lungo cammino nella via dell’obbedienza alla sua legge, obbedienza che, da una parte, umilia e annienta, però, dall’altra parte, obbedienza che custodisce e garantisce la speranza, e adesso sono creativi, perché pieni di Spirito Santo.”

E ancora il Papa sottolinea che obbedienza e docilità non sono una cosa teorica, ma diventano realtà vive e pratiche, incarnate: “ docilità e obbedienza a un fondatore, docilità e obbedienza a una regola concreta, docilità e obbedienza a un superiore, docilità e obbedienza alla Chiesa. Si tratta di docilità e obbedienza concreta.”

Poi il Papa usa la parola conciliare “aggiornamento”  spiegando che è “opera della saggezza, forgiata nella docilità e obbedienza. Il rinvigorimento e il rinnovamento della vita consacrata avvengono attraverso un amore grande alla regola, e anche attraverso la capacità di contemplare e ascoltare gli anziani della congregazione.”

Obbedienza e saggezza che custodiscono il deposito del carisma di ogni famiglia religiosa. E il Papa conclude ricordando che “attraverso questo cammino, siamo preservati dal vivere la nostra consacrazione in maniera light e disincarnata, come fosse una gnosi, che si ridurrebbe ad una “caricatura” della vita religiosa, nella quale si attua una sequela senza rinuncia, una preghiera senza incontro, una vita fraterna senza comunione, un’obbedienza senza fiducia, una carità senza trascendenza.”

Ogni religioso, ogni consacrato, deve essere in pratica una “guida guidata” da Gesù che con

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