La fede criterio per la validità matrimoniale

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Papa Francesco apre l’anno giudiziario della Rota Romana e nel suo discorso cita Paolo VI e ricorda i temi che erano cari a Benedetto XVI. “ L’abbandono di una prospettiva di fede sfocia inesorabilmente in una falsa conoscenza del matrimonio, che non rimane priva di conseguenze nella maturazione della volontà nuziale” dice il Papa e ricorda come nella società attuale siano molte le situazioni di sofferenza. “ Il giudice – ha etto il Papa nel sua discorso è chiamato ad operare la sua analisi giudiziale quando c’è il dubbio sulla validità del matrimonio, per accertare se ci sia un vizio d’origine del consenso, sia direttamente per difetto di valida intenzione, sia per grave deficit nella comprensione del matrimonio stesso tale da determinare la volontà (cfr can. 1099). La crisi del matrimonio, infatti, è non di rado nella sua radice crisi di conoscenza illuminata dalla fede, cioè dall’adesione a Dio e al suo disegno d’amore realizzato in Gesù Cristo.”

Citando la Evangelii gaudium il Papa ha parlato di una “fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti» (ibid., 94). E’ evidente che, per chi si piega a questo atteggiamento, la fede rimane priva del suo valore orientativo e normativo, lasciando campo aperto ai compromessi con il proprio egoismo e con le pressioni della mentalità corrente, diventata dominante attraverso i mass media.”

Parla di “errore determinante la volontà” il Papa e giudici e avvocati rotali ascoltano con attenzione. Poi Francesco ha spiegato che si deve lavorare per il bene delle anime senza giuridicismi e ricorda la “necessaria presenza presso ogni Tribunale ecclesiastico di persone competenti a prestare sollecito consiglio sulla possibilità di introdurre una causa di nullità matrimoniale; mentre altresì viene richiesta la presenza di patroni stabili, retribuiti dallo stesso tribunale, che esercitino l’ufficio di avvocati. Nell’auspicare che in ogni Tribunale siano presenti queste figure, per favorire un reale accesso di tutti i fedeli alla giustizia della Chiesa, mi piace sottolineare che un rilevante numero di cause presso la Rota Romana sono di gratuito patrocinio a favore di parti che, per le disagiate condizioni economiche in cui versano, non sono in grado di procurarsi un avvocato. E questo è un punto che voglio sottolineare: i Sacramenti sono gratuiti. I Sacramenti ci danno la grazia. E un processo matrimoniale tocca il Sacramento del matrimonio. Quanto vorrei che tutti i processi fossero gratuiti!”

Nel suo saluto il Decano della Rota aveva citato Paolo VI che nel suo pontificato aveva dovuto sopportare e affrontare molte difficoltà e chiesto al Papa di proseguire su quella strada di difesa della fede e della verità grazie anche al fatto che Francesco non si trova oggi ad affrontare la stessa situazione.

Il Decano ha anche ricordato l’importanza della semplificazione del processo canonico che permette una maggiore vicinanza pastorale.

Clima familiare nell’udienza tanto che il Papa ha voluto salutare tutti i presenti, giudici, avvocati e familiari.

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