Le Antifone dell’ Attesa

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Le Antifone O, chiamate anche “Antifone Maggiori”, sono sette piccole stelle che si accendono all’interno della novena d’attesa del Santo Natale. Attraverso le classiche immagini della Santa Scrittura, enumerano unLa serie di titoli del Verbo Incarnato. Si tratta di una litania di appellativi con i quali è invocato il Signore Veniente: Sapienza imperscrutabile, Adonai d’Israele, Germoglio d’albero delle generazioni, Scettro del Re consacrato, Aurora sorgente, Fondamento della convivenza, Dio che vive con noi. L’attesa d’Avvento, con il cuore trepidante, ci fa cantare: O Sapienza, O Germoglio di Iesse, O Emmanuele. Chi dice: “O” è immerso nello stupore della contemplazione del Mistero. Contemplare non significa evadere dalla percezione dell’evento, ma penetrarne il significato per viverne il senso ultimo. Le Antifone iniziano con l’esclamazione e si chiudono con l’invocazione che inneggia alla speranza cristiana: O SapienzaVieni! Esse, per il loro modo di esprimere l’attesa, sono anche definite le “Antifone del batticuore”, “dei sussulti d’amore”, cioè della fretta, dello stupore, della più accesa invocazione nell’imminenza del Natale.

Il canto delle Antifone fa contemplare, con lo sguardo del cuore ricolmo di stupore, le meraviglie di Dio nel suo rivelarsi alle sue creature, nel “Venire – Restare” del Dio-con-noi. Il Verbo viene e resta con noi perché ci ama: ecco la spiegazione, l’esegesi di tutti i misteri! L’Emmanuele nasce e s’immola per distruggere tutto ciò che ci disorienta, ci turba e ci separa da Dio. Ecco perché invochiamo: “Vieni, non tardare!”. Se leggiamo le sette Antifone iniziando dall’ultima, si ottiene l’acrostico EROCRAS: Emmanuel, Rex, Oriens, Clavis, Radix, Adonai, Sapientia. L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera, la nostalgia dell’incontro con il Salvatore diviene gioia di possesso d’amore. Il suo Avvento nel Mistero si colloca tra la venuta di Cristo nel tempo e quella finale nella gloria. Il Signore che viene è lo stesso Signore che già opera, “qui e ora”, per la costruzione del Regno che sarà definitivo nell’altra vita. Egli viene sempre ogni qualvolta, all’invocazione ardente dello Spirito, la Sposa grida: Vieni, Signore Gesù! E lo Sposo risponde: Sì, vengo presto! Cioè: “Sì, sono già qui!” (cf Ap 22,20).

Il Signore che è venuto e che verrà, continua a venire nel restare dolcissimo della Chiesa sacramentale. Il Corpo glorioso di Cristo è presente per lo Spirito: nella sua umanità ormai gloriosa che attendiamo nella seconda venuta, nel Cibo della Parola che parla a noi e si fa Pane di Vita, nella Chiesa, suo Corpo, sua Sposa, suo Tempio, sua Dimora. Attraverso questo perenne venire-restare, il Regno di Dio è già in noi. L’Avvento mistico dello Sposo divino che la Chiesa celebra nei santi Misteri nel Convito delle Nozze regali con la Chiesa sua Sposa, è anticipazione e pregustazione delle Nozze eterne.

La prima Antifona inneggia alla Sapienza inviata da Dio in terra per rivelare i segreti della sua volontà. Lo afferma San Paolo nella prima Lettera ai Corinti: Parliamo della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria (2,7). Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione (1,30).

O Sapienza,

che esci dalla bocca dell’Altissimo,

ti estendi ai confini del mondo,

e tutto disponi con soavità e forza:

vieni,

insegnaci la via della saggezza.

Sapienza, più che un nome, è un attributo divino che si manifesta in tanti modi e in tanti momenti: nella creazione e nella conservazione dell’universo; nella manifestazione della volontà di Dio e delle sue leggi, per farle conoscere al popolo e nella sublime visione-ascolto della sua Parola.

Nel capitolo 13° dei Proverbi, la Sapienza, come presenza femminile, si fa conoscere come figlia e compagna di Dio, come operaia e regina che lavora con il divino Architetto per la creazione del mondo. Il capitolo 7° tesse gli elogi proprio di Lei. La Sapienza esce dalla bocca dell’Altissimo. Altissimo è attributo di Dio, ed è il nome che lo qualifica. Egli è al di sopra di tutto e di tutti, Egli è il Sublime, il Sovrano. La Sophia è il Logos che è da sempre (cf Gv 1,1), e in cui Dio esprime se stesso; è l’Inno che Egli canta a se stesso da tutta l’eternità; è la Potenza per mezzo della quale tutto è stato fatto (Gv 1,3). La Sapienza, eccelsa, sottile, sublime, profonda, uscita dalla bocca del Padre, si è fatta “carne”. Questa è la Parola che tutto ordina, tutto rinnova, tutto santifica, tutto «dispone con soavità e forza». La prerogativa della Sapienza divina è quella di ordinare tutto con vigore e con soave armonia. È soave ciò che è dolce e piacevole. È soave chi, vivendo la beatitudine della mitezza, infonde calma e tranquillità. È forte chi ha l’attitudine a reggere, a resistere, a governare. Il Signore trabocca nella storia con la sicurezza di un Dio che è Sovrano, Onnipotente. Onnipotenza che si manifesta attraverso l’Energia di un Amore misericordioso. Dio infatti non ama se non chi vive con la sapienza (Sap 7,28). Da qui l’invocazione: Dammi la Sapienza, che siede accanto a te in trono (Sap 9,4).

La Sapienza personificata che esce «dalla bocca dell’Altissimo» che ha creato ogni cosa e che abbraccia e avvolge tutto l’universo è Gesù, quel bambino che nasce a Betlemme e che illumina il mondo e il cuore d’ogni uomo. In Lui e per Lui contempliamo il volto del Padre, riflesso nel volto umano del Figlio; conosciamo il senso della vita e del destino umano; comprendiamo il senso della storia e il suo termine ultimo. Tutti in Lui siamo figli della luce e nella luce camminiamo. Perciò sgorga dal cuore l’invocazione dell’attesa: Vieni!

L’incarnazione è il venire-restare dell’Amore nel cuore della creazione. Il Dio dell’Avvento è il Signore che viene a liberare l’uomo dal peccato e dalla morte, riconciliando creatura e creazione con Dio. Il Messia, a dirlo con Isaia, è Colui che colma le valli, spiana le montagne, fa fiorire il deserto, mette insieme il leone e l’agnello, trasforma le spade in falci, solleva le sorti dei poveri e degli oppressi (cf Is 11,1-9. 35,1-10. 40,1-11).

L’esclamazione culmina nell’invocazione: Vieni! Insegnaci la via della saggezza. Saggio è chi pensa e agisce con la Sapienza di Dio. Gesù è la Sapienza personificata: solo chi crede in Lui sperimenta il gusto delle realtà divine; la notte dell’intelligenza è irradiata dalla Luce che viene nel mondo e in questa Luce che abbaglia l’universo, tutto vive, tutto si muove, tutto germoglia, fiorisce e fruttifica.

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