Papa Francesco: la pace in Medio Oriente grazie al rispetto della libertà religiosa

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“Formulo i voti più sinceri perché la Turchia, ponte naturale tra due Continenti, sia non soltanto un crocevia di cammini, ma anche un luogo di incontro, di dialogo e di convivenza serena tra gli uomini e donne di buona volontà di ogni cultura, etnia e religione”. É questa la frase che Papa Francesco ha scritto sul Libro d’Oro al Mausoleo dedicato ad Ataturk, il padre della patria turca. Il primo atto ufficiale di un viaggio che prosegue la tradizione iniziata dal Paolo VI dopo il Concilio volle suggellare così il il nuovo abbraccio tra Roma e Costaninopoli. Papa Franc è stato accolto da un Ministro delegato dal Governo, da alcune autorità civili e militari e dal Nunzio Apostolico S.E. Mons. Antonio Lucibello.
Nella visita al Mausoleo di Atatürk il Papa ha deposto una corona di fiori e ha sostato in silenzio. Nella sala “Tower of National Pact” del Museo il Papa ha firmato poi il Libro d’Oro, poi in auto si è trasferito al Palazzo Presidenziale. Qui s’ è svolta la cerimonia di benvenuto in Turchia nel piazzale d’ingresso, con gli onori militari e l’esecuzione degli inni nazionali. Dopo un incontro privato con il Presidente della Repubblica di Turchia Recep Tayyip Erdoğan è arrivato il momento dei discorsi pubblici. “Questa terra è cara ad ogni cristiano per aver dato i natali a san Paolo- ha esordito il Papa- che qui fondò diverse comunità cristiane; per aver ospitato i primi sette Concili della Chiesa e per la presenza, vicino ad Efeso, di quella che una venerata tradizione considera la “casa di Maria”, il luogo dove la Madre di Gesù visse per alcuni anni, meta della devozione di tanti pellegrini da ogni parte del mondo, non solo cristiani, ma anche musulmani.” Il Papa ha voluto ricordare anche il ruolo attuale della Turchia nel concerto delle nazioni e ricordato il dialogo di “amicizia e di stima” iniziato dai tempi dell’allora Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, poi san Giovanni XXIII, e dal Concilio Vaticano II. Il Papa ha messo al centro del suo discorso la necessità di un dialogo “che approfondisca la conoscenza e valorizzi con discernimento le tante cose che ci accomunano, e al tempo stesso ci permetta di considerare con animo saggio e sereno le differenze, per poter anche da esse trarre insegnamento.”

Un lavoro paziente fondato “sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo. Per questa strada si possono superare i pregiudizi e i falsi timori e si lascia invece spazio alla stima, all’incontro, allo sviluppo delle migliori energie a vantaggio di tutti.” Per questo il Papa chiede medesimi diritti e doveri per i cittadini di tutte le religioni: “ La libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace.” Dalla Turchia il Papa guarda a tutto il Medio Oriente “da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l’una dall’altra, come se l’unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza.”

E dice. “Con l’aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile.” Parla della necessità del dialogo interreligioso e interculturale “così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo,che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione.” Una opposizione “al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale.”

Insomma occorre invertire la tendenza. Parla dell’ Iraq e della Siria il Papa dove “ si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici; si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente – ma non solo -, i cristiani e gli yazidi:centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo.” Il Papa ringrazia la Turchia che accoglie i profughi ed è “direttamente coinvolta dagli effetti di questa drammatica situazione ai suoi confini, e la comunità internazionale ha l’obbligo morale di aiutarla nel prendersi cura dei profughi. Insieme alla necessaria assistenza umanitaria, non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che ha provocato queste tragedie. Nel ribadire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare.” E ancora il Papa chiede ancora una volta la fine della corsa agli armamenti per usare le risorse per combattere fame e miseria e difendere il creato.

“La Turchia- ha concluso il Papa- per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell’importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell’individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso.”

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