Anno A 33° Domenica del Tempo Ordinario

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Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

Ogni uomo ha ricevuto in dono dal Signore delle capacità, delle doti e dei beni che gli sono stati consegnati perché possano portare frutti di bene. Molti li utilizzano in maniera opportuna e con le loro opere ne moltiplicano il valore diffondendo ovunque pace e gioia, alleviando le ferite di tanti fratelli e rendendo le loro vite meno dolorose. E’ proprio grazie alle capacità che ogni uomo ha che è possibile intervenire favorendo il bene e alleviando le sofferenze. Ci sono uomini che hanno spiccate capacità dialettiche grazie alle quali riescono ad offrire consolazione agli afflitti; ce ne sono altri dotati di straordinarie abilità anche manuali che grazie al loro impegno riescono ad offrire strumenti con i quali è più facile superare vari tipi di ostacoli o barriere; ce ne sono altri ancora che possiedono molti beni con i quali si fanno promotori di azioni di solidarietà verso chi è nel bisogno.

Grazie all’impegno di queste persone e alla loro abilità e disponibilità, il bene si diffonde offrendo sollievo a tante persone. Esse sono consapevoli che le capacità, le doti e i beni non gli appartengono in proprietà ma gli hanno ricevuti perché portino il bene nel mondo.

Ci sono altre persone che, però, pur avendo ricevuto capacità, doti e beni gli utilizzano solo a proprio vantaggio e altri, peggio ancora, che spendono la loro esistenza per conquistare trofei e accumulare ricchezze. Questi ultimi, quando arriverà il tempo stabilito, saranno gettati nelle tenebre e “la sarà pianto e stridore di denti”.

Chi, invece, avrà speso la propria vita e le cose che gli sono state consegnate per moltiplicare il bene sarà considerato un servo fedele e riceverà altro ancora perché avrà saputo servirsene secondo i desideri e i progetti di Dio.

Questa parabola, quindi, ancora una volta ci offre la concreta opportunità di riflettere sul senso e sul valore della nostra vita incoraggiando il nostro impegno verso il bene.

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