Papa Francesco mette a punto le norme per le dimissioni dei vescovi

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La chiave è tutta lì in quella frasetta: “…e gli altri cardinali che svolgono uffici di nomina pontificia”. Questa mattina sono state pubblicate le nuove disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia. Un testo del Papa che entra subito in vigore. Nuove in effetti non sono, se non per alcune aggiunte e chiarimenti. Più che altro si tratta della razionalizzazione di una serie di norme e consuetudini che riguardano il motu proprio Ingravescentem aetatem. In sette brevi paragrafi, dopo le dovute citazioni al Concilio Vaticano II e ai Motu Propri di Paolo VI “Ecclesiae Sanctae” e “Ingravescentem Aetatem”, il Papa ha così messo definitivamente in chiaro quando e come i vescovi si debbano dimettere. Due i punti interessanti. All’articolo 4 delle disposizioni si legge:”Degno di apprezzamento ecclesiale è il gesto di chi, spinto dall’amore e dal desiderio di un miglior servizio alla comunità, ritiene necessario per infermità o altro grave motivo rinunciare all’ufficio di Pastore prima di raggiungere l’età di settantacinque anni. In tali casi i fedeli sono chiamati a manifestare solidarietà e comprensione per chi è stato loro Pastore, assistendolo puntualmente secondo le esigenze della carità e della giustizia, secondo quanto disposto del can. 402 §2 Codice di diritto canonico.” Espressa volontà del Papa, dicono in Vaticano e conferma il Segretario di Stato Pietro Parolin in maniera informale a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.

Un modo per aggiungere un tono pastorale a quella che è già una consuetudine, un invito alle dimissioni, per evitare lo scandalo. E anche una sorta di incoraggiamento per quanti, tra i pastori, sottolineano di non voler abbandonare il gregge in un momento difficoltà. Ancora più interessante il passaggio dell’ articolo 6 del testo : “I Cardinali Capi Dicastero della Curia Romana e gli altri Cardinali che svolgono uffici di nomina pontificia sono ugualmente tenuti, al compimento del settantacinquesimo anno di età, a presentare la rinuncia al loro ufficio al Papa, il quale, ponderata ogni cosa, procederà.” Tra i cardinali in questione quindi anche gli arcipreti delle Basiliche papali e, ad esempio, il camerlengo. Ufficio al momento affidato al cardinale Tarcisio Bertone.

L’articolo 7 contiene le norme riguardanti i capi dicastero della Curia Romana non cardinali e i Segretari ed i Vescovi che svolgono altri uffici di nomina pontificia. Questi “decadono dal loro incarico compiuto il settantacinquesimo anno di età”; i Membri, decadono “raggiunta l’età di ottant’anni”; ma, sottolinea il rescriptu, “quelli che appartengono ad un Dicastero in ragione di un altro incarico, decadendo da questo incarico, cessano anche di essere Membri”. Quanti saranno ora i cardinali che, in virtù di questo motu proprio, avendo già terminato il loro incarico, lasceranno anche il loro posto di membri nei dicasteri vaticani?

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