Libertà religiosa, nel mondo diminuisce anche nei paesi democratici

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Decisamente non è buona la situazione della libertà religiosa nel modo. A confermarlo è la 12 edizione del rapporto che dal 1998 Aiuto alla Chiesa che soffre redige come strumento si lavoro per tutti coloro che si occupano di religioni. ACS, istituzione di diritto pontificio che custodisce la eredità di Padre Werenfried van Straaten che nel post seconda guerra mondiale fu il vero missionario dell’ est e della Russia con le sue Cappelle Volanti, mette in moto la coscienza del mondo.  Più di 70 milioni di euro distribuiti ogni anno in 6000 progetti di 140 paesi del mondo sono una realtà che permette ad ACS di avere informazioni di prima mano da ogni parte del pianeta. Non solo sulle violazioni dei diritti dei cristiani, ma in generale dei diritti umani.  E proprio uno dei principali e fondamentali diritti è quello a professare liberamente la propria religione.

Il rapporto, pubblicato in questi giorni e presentato a Roma dai vertici della Fondazione, racconta il mondo dai paesi che sotto gli occhi di tutti violano i diritti religiosi e non permettono ad esempio il cambio di religione, cosa che accade soprattutto nei paesi dove vige la Sharia, a quelli insospettabili come Regno Unito, Svezia, Danimarca e altri.

Le motivazioni sono semplici quanto drammatiche. Il criterio usato dai redattori del rapporto ACS valutano il diritto alla conversione, a costruire luoghi di culto, a fare missione, a permettere la educazione dei figli nella religione scelta dai genitori, a non essere discriminati nel luogo di lavoro, o nella società civile, a poter scegliere per i figli di non avvalersi di una educazione sessuale contraria ai propri principi religiosi e tanto altro.

Il problema principale è ovvio si trova in paesi come l’ Irak, la Siria, il Sudan, la Cina, la Corea del nord, etc. Ma ci sono anche paesi come l’ Iran che pur vivendo una situazione di elevato grado di violazione della libertà religiosa, tende al miglioramento.

Moltissimi, i paesi in uno stadio medio, come Turchia, Sri Lanka, Territori Palestinesi, Libano e perfino Grecia.

Va un po’ meglio in America Latina e in Africa, dove, se si escludono i punti caldi come la Nigeria il Marocco, il Kenya, sembra ci sia una certa tolleranza religiosa. Nell’ America del sud  la situazione è buona e addirittura l’ Argentina è nella lista “verde” anche se con una tendenza al peggioramento. Un discorso a parte va fatto per l’ Europa dove la religione è diventata sempre più un problema da risolvere. Un laicismo invasivo e aggressivo rigetta i credenti in un ghetto che rende lo stato della libertà religiosa preoccupante in molti paesi.

Lo spiegò bene Benedetto XVI nel 2010 parlando ai rappresentanti del corpo diplomatico acceditato presso la Santa Sede: “Purtroppo, in alcuni Paesi, soprattutto occidentali, si diffondono, negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione, e, talvolta, di ostilità, per non dire di disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana. E’ chiaro che, se il relativismo è concepito come un elemento costitutivo essenziale della democrazia, si rischia di concepire la laicità unicamente in termini di esclusione o, meglio, di rifiuto dell’importanza sociale del fatto religioso. Un tale approccio crea tuttavia scontro e divisione, ferisce la pace, inquina l’“ecologia umana” e, rifiutando, per principio, le attitudini diverse dalla propria, si trasforma in una strada senza uscita.” Un testo che è stato guida per gli estensori del rapporto.

Testimone diretta della situazione in Irak Pascale Warda, cattolica caldea, impegnata nella ricostruzione del suo paese, che ha raccontato la lunga storia di persecuzione dei cristiani in quella parte del mondo iniziata già all’ inizio del ‘900.  Fondatrice della società irachena per i diritti umani, membro del Movimento Democratico Assiro, e presidente dell’ Unione donne Assire, Warda ha chiesto espressamente che l ‘Europa si prenda cura della situazione dei cristiani del paese che cerca da anni una mediazione tra il diritto democratico e la Sharia sulla quale si base la legislazione.

Martin Kugler, membro dell’Osservatorio sull’intollerenza e la discriminazione contro i crisitani, ha ricordato che in Europa, considerata culla della civiltà, della democrazia e del diritto, la libertà religiosa è minacciata. “ Una ricerca sulla violazione dei religiosi spesso riscontrerà  che uno de tre seguenti gruppi sostiene la causa: femministe radicali, gruppi di pressione omosessuali, e laicisiti radicali”

Dalla impossibilità della obiezione di coscienza soprattutto per il personale sanitario, alla legalizzazione del matrimonio gay. “Ciò richiede che cristiani, musulmani, rimangano completamente silenziosi rispetto alla loro visione morale dell’ omossesualità” conclude Kugler.

Alla conferenza di presentazione a Roma sono intervenuti  Johannes Heereman von Zuydtwyck, presidente esecutivo internazionale di ACS e Peter Sefton-Williams, presidente del comitato di redazione del Rapporto ACS sulla libertà religiosa nel mondo.

Il rapporto viene pubblicato sul sito http://www.religion-freedom-report.org/ in diverse lingue.

Quest’anno il Rapporto si accompagna al Focus sulla Libertà Religiosa, una pubblicazione di 32 pagine che, oltre ad una panoramica generale sui dati emersi dall’analisi, contiene una graduatoria che suddivide i paesi in quattro categorie in base al grado di violazione della libertà religiosa: elevato, medio,preoccupante, lieve. La classifica è ovviamente indicativa, i fattori che condizionano la libertà religiosa sono altamente variabili e poco si prestano ad una valutazione oggettiva. La classifica è stata realizzata prendendo in considerazione gli episodi di violenza a sfondo religioso e indicatori diversi quali il diritto alla conversione, a praticare la fede, a costruire luoghi di culto e a ricevere un’istruzione religiosa.

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