Sinodo, primo capitolo, aspettando le novità

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Il sinodo è arrivato al primo giro di boa. Ma la gente non ne riesce a capire molto. L’esperimento informativo in corso ha contraddetto gli effetti di decenni di organizzazione informativa che metteva a disposizione del Popolo di Dio il dibattito in aula.

Così i media sono sempre più creativi, soprattutto quelli laici, e la gente legge resoconti sempre meno attendibili. Inoltre sembra che nella assemblea straordinaria dedicata alla famiglia e alla evangelizzazione, si parli invece solo di divorziati risposati.

Nel dibattito pubblico pochissimo spazio viene dato alle tante altre questioni che le famiglie normali, sì, normali secondo il disegno di Dio, devono affrontare.

Un effetto prevedibile che potrebbe avere un pessimo effetto sul dibattito sinodale.

Infatti mentre nessuno sa che cosa e chi abbia detto cosa nell’ aula perché alla stampa e alla gente è fornita solo un “pastone” generico sugli interventi, i padri sinodali sono liberi di rilasciare interviste. E non è detto che ai giornalisti dicano le stesse cose che dicono in aula. Anzi. Da fuori si influenza meglio l’opinione pubblica e forse anche il dibattito in aula.

Insomma il rischio è di creare un corto circuito informativo che non permette alla gente di capire davvero di cosa si sta parlando. Del resto si parla di famiglia, una realtà che riguarda i laici e non tanto i preti. Perché allora non essere più aperti e trasparenti?

Certo, il sinodo è strumento di collegialità dei vescovi. Devono sentirsi liberi di discutere tra  loro di quello che vogliono, ovvio. Ma allora sarebbe meglio tenerlo davvero a porte chiuse. Una semplice conferenza alla fine per spiegare il Messaggio al Popolo di Dio e basta. Evitando così speculazioni e manipolazioni.

Del resto quello che emerge dal dibattito fino ad ora non sembra particolarmente nuovo.

In gran parte sembra di sentire le stesse argomentazioni che in Italia negli anni ’70 hanno portato molti cattolici a votare per il divorzio. I risultati nella società non sono certo stati di rendere più forte la famiglia e più convinti i giovani a sposarsi.

In attesa di vedere la Relatio dopo la discussione c’è da cercare di capire tra le righe che cosa sta succedendo. E ricordare che questo è solo un primo momento di discussione, voluta dal Papa che applica la metodologia gesuita del dibattito come prima parte “destruens” per poi portare il ragionamento alla parte “construens” e arrivare a delle proposte concrete. Che speriamo non si limitino alle famiglie in crisi, ma guardino alle tante famiglie sane, e a quelle che dovranno nascere, affinché appunto siano sane.

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