Rinnovare nell’unità la diversità dell’ Europa: la missione della Croazia

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Quando il papa prende la parola in piazza Josip Jelačić scoppia il grandissimo applauso dei più di 50 mila giovani che lo ascoltano. Sono il futuro dell’Europa, quelli cui il papa affida la preghiera davanti all’ Eucarestia.

Applaudono le parole del papa già in italiano, applaudono di nuovo quando vengono ripetute in croato. La Croazia porta in se almeno due culture. Quella latina, italiana e veneziana, e quella slava, croata. Una convivenza non sempre facile, soffocata spesso dalla violenza o dalla dittatura, ma che oggi finalmente trova la sua unità nella più grande casa comune europea.

L’ Europa, quella occidentale che sembra voler dimenticare le sue radici cristiane, l’Europa che sembra animata sola da interessi mercantili, che concorda solo azioni militari e non pensa alle conseguenti emergenze umanitarie. Questa Europa che ha bisogno di riscoprire la propria coscienza.
Questa Europa ha bisogno dell’oriente per ritrovare se stessa. E l’ oriente europeo ha bisogno del cristianesimo per ritrovare se stesso. Un modo per vincere la “cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia e della ricchezza della storia”, una vera “missione di questo popolo, che entra adesso: di rinnovare nell’unità la diversità.”
Benedetto XVI in Croazia porta ad esempio tre persone. Uno scienziato gesuita cosmopolita, un giovane laico beato della carità, un vescovo martire del totalitarismo ateo. Una linea guida da seguire per i giovani di oggi, quelli che lo applaudono più volte nella piazza centrale di Zagabria, quelli che saranno cittadini europei, quelli che con le loro famiglie si aprono alla vita cristiana, quelli che vogliono costruire una società a misura dell’uomo. E il papa affida tutti a Maria, ai piedi della immagine della Madonna della Porta di Pietra, protettrice di Zagabria, depone un rosario d’oro.

 

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