Papa Francesco a Redipuglia: la guerra follia e mercato d’armi

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“La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione”. Forte, dirompente, deciso, il messaggio di papa Francesco nell’omelia della messa celebrata al sacrario militare di Redipuglia, davanti a migliaia di militari e di fedeli provenienti dalle diocesi friulane. Questa mattina è avvenuta la visita in uno dei luoghi simbolo della prima guerra mondiale, che quest’anno celebra i 100 anni dal suo scoppio. Qui oltre 100 mila persone (di cui 60 mila ignoti) persero la vita. “Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano, trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia”.
A un secolo da quella che Benedetto XV definì “un’inutile strage”, papa Bergoglio ha pregato per le vittime di tutte le guerre. Tante, ancora oggi, come ha sottolineato fin dall’inizio del suo pontificato. “Anche oggi le vittime sono tante. Come è possibile questo? – si è chiesto il Papa. È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”. Accanto al Papa, a celebrare anche i Cardinali Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna e Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagreb e con numerosi Vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia e dalle diocesi del Friuli Venezia Giulia, oltre ai Vescovi Ordinari Militari ed ai cappellani militari. L’ordine della creazione, opera di Dio, e il disordine della guerra, che distrugge. Perché “la guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!”. Vittime, allora, sono gli uomini, i “fratelli”. “La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere, sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”, “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
“A me che importa?”. Lo ha ripetuto più volte papa Francesco: “a me che importa?”. Tanto da suggerire la domanda come “prima pagina dei giornali”. Ancora oggi, quando “dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta ‘a pezzi’, con crimini, massacri, distruzioni”. Eco di espressioni già pronunciate con davanti ai giornalisti durante il viaggio di ritorno dalla Corea.
La visita del Papa, che al suo arrivo era stato accolto da Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia, era iniziata con un momento strettamente privato: la preghiera silenziosa e solitaria nel cimitero austro – ungarico di Fogliano, che commemora gli oltre 14 mila soldati del fronte opposto, di cui però oltre 12000 risultano ignoti. Un segno particolare, immagini forti e cariche di significato, a dimostrazione del tenore dell’intera visita di Francesco, che poi nella celebrazione ha cercato di additare la via giusta. La capacità di pentirsi, di piangere, di riconoscere gli errori, propria dei saggi. Quasi un dovere, da compiersi “per tutti i caduti della ‘inutile strage’, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo”. Perché “l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”.
A partire da Redipuglia e Fogliano. Dal Carso, dove “l’ombra di Caino ci ricopre, in questo cimitero”. Un’ombra che “si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni”.
Da Redipuglia anche un segno. La Luce di San Francesco, che papa Bergoglio ha consegnato agli Ordinari Militari (da parte di mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, anche un indirizzo di omaggio al Papa: “grazie per questa Eucarestia così ricca di memoria, supplica e speranza; grazie per aver scosso la nostra indifferenza”) ed ai Vescovi presenti per essere accesa nelle rispettive diocesi durante le celebrazioni di commemorazione della prima guerra mondiale. La visita al Sacrario è stata l’occasione per Francesco di incontrare anche le forze armate, con il ministro della difesa Roberta Pinotti che ha consegnato al Papa anche un altare da guerra, mentre il capo di Stato maggiore della difesa, ammiraglio Binelli Mantelli, ha recato al pontefice il foglio matricolare del nonno Giovanni Bergoglio. Gesti significativi, come ha sottolineato Mons. Angelo Frigerio, Vicario Generale della Chiesa Ordinariato Militare. Il Papa, per mons. Frigerio, ha voluto “commemorare i caduti della prima guerra mondiale e i caduti di tutte le guerre. Il Papa sottolinea che la prima guerra mondiale è stata un’inutile strage, non è servita a nulla se non ad ammazzare le persone. Francesco vuole lanciare un messaggio a tutto il mondo sull’inutilità assoluta di tutte le guerre e di tutte le violenze”.

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