Papa Francesco: il Medio Oriente sia cantiere di pace

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Un mese è passato dal pellegrinaggio del Papa in Terra Santa. Tre giorni vissuti intensamente, non solo per la densità degli appuntamenti ma anche per la loro grande portata simbolica. Quei momenti li ha ricordati oggi Francesco, ricevendo in Vaticano i partecipanti all’assemblea della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali” (R.O.A.C.O.). “Grande è stata la consolazione e grandi sono l’incoraggiamento e la responsabilità che scaturiscono da quel pellegrinaggio – ha riflettuto -, affinché proseguiamo il cammino verso la piena unità di tutti i cristiani e anche il dialogo interreligioso”. In questa chiave ha riletto anche l’appuntamento dell’8 giugno scorso in Vaticano: “L’ulivo, che ho piantato nei Giardini Vaticani insieme con il Patriarca di Costantinopoli e i presidenti israeliano e palestinese, richiama quella pace che è sicura solo se è coltivata a più mani”, senza mai dimenticare – ha sottolineato – che “la crescita dipende dal vero Agricoltore che è Dio. Perciò, nonostante le gravi ferite che purtroppo subisce anche oggi, essa può risorgere sempre”. Non solo. I cristiani, soprattutto quelli che vivono in terra Santa, nelle terre in cui “fin dagli inizi è risuonato il Vangelo del Figlio di Dio fatto uomo”, sono invitati a sperimentare che “la certezza che il fuoco della Pentecoste, la potenza dell’Amore, può fermare il fuoco delle armi, dell’odio e della vendetta”.

Francesco ha quindi invitato i presenti a continuare il loro lavoro in questo “cantiere” della pace: “con l’unità e la carità i discepoli di Cristo coltivano la pace per ogni popolo e comunità vincendo le persistenti discriminazioni, a cominciare da quelle per cause religiose”. Un pensiero speciale ha rivolto ai cristiani di Terra Santa, auspicando che “possano avere sempre il sostegno della Chiesa universale. Le loro lacrime e le loro paure sono le nostre, come del resto la loro speranza! A dimostrarlo sarà la nostra solidarietà, se riuscirà ad essere concreta ed efficace”. Quindi il Papa si è stretto “ai fratelli e alle sorelle della Siria e dell’Iraq, ai loro vescovi e sacerdoti”, alla “amata Ucraina, nell’ora tanto grave che sta vivendo”, e “alla Romania, alle quali vi siete interessati nei vostri lavori”.

Il Papa ha quindi incoraggiato l’opera del ROACO, indicando due punti d’azione: la formazione delle nuove generazioni e degli educatori, come da “programma” dell’ultima sessione plenaria, e la famiglia, a cui sarà dedicato anche il prossimo Sinodo dei vescovi. “In effetti – ha osservato -, la Santa Famiglia di Nazareth, ‘che ha vissuto … il dolore della persecuzione, dell’emigrazione e del duro lavoro quotidiano’, ci insegna ‘a confidare nel Padre, a imitare Cristo e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo’. La Madre di Dio accompagni le famiglie ad una ad una perché, grazie ad esse, la Chiesa, con la gioia e la forza del Vangelo, sia sempre una madre feconda e sollecita nell’edificare l’universale famiglia di Dio”.

NB- La foto è relativa all’udienza del 2013

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