Papa Francesco si prende cura di Cristina, e con lei della sua Argentina

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“Abbiate cura di Cristina”. Pare che Papa Francesco faccia spesso questa raccomandazione, ai suoi connazionali argentini che incontra. Perché Cristina Fernandez vedova Kirchner, presidente dell’Argentina, è in una situazione di grande fragilità politica. La sua popolarità è scesa ai minimi storici, la situazione economica dell’Argentina è disastrosa. Così, l’incontro con Papa Francesco è un incontro che in fondo aiuta entrambi. Aiuta Cristina Kirchner (presentatasi con un vistoso tutore alla gamba) a guadagnare un po’ di popolarità. E permette a Papa Francesco di mostrare la sua vicinanza alla popolazione argentina.

Si sono visti in via ufficiale, e poi a pranzo, con una festa ufficiale che comprendeva 14 persone più un gruppo di sostegno di altri 31 membri. E Cristina Kirchner è uscita dalla Domus Sanctae Marthae intorno alle 4 del pomeriggio, al termine di un incontro di circa tre ore che si è rivelato informalissimo.

Ufficialmente, Cristina Kirchner è venuta per celebrare il primo anno di Pontificato di Papa Francesco. Come era ufficialmente partita di corsa da Buenos Aires alla notizia dell’elezione, per incontrare in favore di telecamere quello che era diventato improvvisamente il suo più famoso e illustre concittadino.

La verità è che Cristina Kirchner ha bisogno del sostegno della Chiesa, perlomeno per non uscire troppo con le ossa rotte da una situazione che è diventata politicamente insostenibile.

Dall’Argentina, fanno sapere che “la situazione è così al collasso che non si esclude che la Kirchner, in un crollo psicologico e morale, possa ammettere di non farcela più”, anche di fronte al carrierismo dei suoi, desiderosi di portare alla vittoria il partito per prendere il potere. E allo stesso tempo – aggiungono sempre dall’Argentina – “la politica di Cristina Kirchner le ha creato così tanti nemici che quando finirà il mandato di presidente sarà un cadavere politico, e allora potrebbe aver cominciato adesso il giro che le possa garantire perlomeno una sorta di immunità dagli attacchi politici”.

Quest’anno, per la prima volta dopo tanto tempo, il Te Deum che si celebra a maggio per l’anniversario dell’inizio della rivoluzione  che portò all’indipendenza del Paese si è celebrato a Buenos Aires, insieme all’arcivescovo della città, Mario Aurelio Poli. Erano stati i Kirchner a decidere che il governo avrebbe recitato il Te Deum in altre città, stanchi di ascoltare la voce critica dell’allora cardinale di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, che spesso aveva infastidito il governo.

Ora, però, la situazione è cambiata. Lo stesso Papa Francesco ha scelto come suo successore ad arcivescovo di Buenos Aires Mario Aurelio Poli, un “vescovo di strada” dal basso profilo politico (gli unici contatti/scontri che si ricordino con il mondo della politica hanno riguardato la rimozione di una statua della Madonna dal crocicchio di una strada) e dall’accentuato profilo pastorale. Un modo per il Papa di segnalare in che modo si debba esercitare l’autorità episcopale e allo stesso tempo per tenere saldamente le redini di un dialogo con il mondo politico. E Cristina Kirchner ha bisogno, oggi più che mai, di mostrare un dialogo con la Chiesa cattolica.

La campagna contro Bergoglio in fondo non aveva avuto grande successo. Già il giorno dopo l’elezione, Pagina 12 (un giornale argentino vicino al governo) aveva pubblicato un profilo nel nuovo Papa che nell’occhiello conteneva le accuse di collusione con la dittatura, infondate e smentite dagli stessi interessati. La foto della pagina di giornale con quel profilo circolava in questi giorni sulle reti sociali in Argentina, quasi a voler sottolineare l’opportunismo della Kirchner.

Ed era stata attribuita ad un settore kirchnerista anche la responsabilità della diffusione della foto che raffigurava Bergoglio nel momento di dare l’ostia consacrata al dittatore Videla. Era un falso, il sacerdote in questione venne subito identificato. E subito – raccontano dall’Argentina – i giornali vicini alla Kirchner cambiarono strategia, e cominciarono a parlare di Jorge Mario Bergoglio come una figura amica.

Non a caso, tra i doni portati da Cristina Kirchner al Papa c’era anche una foto del giovane Bergoglio nel quartiere 21-14 di Barracas di Buenos Aires. Accanto a Bergoglio, c’era padre Lorenzo Devedia, padre Toto. “Me l’hanno data quando abbiamo visitato il quartiere,” ha sottolineato la Kirchner, desiderosa di mostrarsi vicino ai poveri.

Dal comunicato ufficiale non trapelano i contenuti del lungo pranzo, e sarà da vedere come la Kirchner ne farà uso con l’opinione pubblica. Fino ad ora, tutto è rimasto oscuro. Comprensibile, soprattutto da parte del Papa.

Anche perché poco tempo fa è circolata la voce secondo la quale Papa Francesco avrebbe cercato di fare da mediatore per aprire uno spiraglio di dialogo in vista di una successione alla presidenza. Si trattava di una indiscrezione che fonti governative avevano sapientemente fatto pubblicare su un importante quotidiano argentino, e che lo stesso Papa Francesco aveva fatto smentire attraverso una sua amica giornalista.

Ma mostrare l’interessamento del Papa serviva al governo argentino per guadagnare tempo di fronte ad una situazione esplosiva: l’inflazione è oltre il 30 per cento, la seconda più alta della regione dopo il Venezuela, la svalutazione del peso è stata brusca, ha fatto impennare i prezzi e preoccupare gli investitori. È un’Argentina sull’orlo del baratro economico, dove i prezzi dell’ “oro blu”, ovvero il prezzo del dollaro sul mercato nero, sono persino pubblicati sui giornali nonostante sia formalmente vietato.

“A dicembre – racconta una fonte – i saccheggi ed i disordini scaturiti da un sospettosissimo sciopero di vari corpi di polizia di diverse provincie, chiusosi con una dozzina di morti, aveva tutto il sapore di un avvertimento di cosa potrebbe succedere nel Paese. E chi conosce il peronismo, sa che sono capaci di farlo.”

Papa Francesco si trova così a rinforzare la sua credibilità in Argentina, con una Chiesa che in fondo non ha mai brillato per la composizione dell’episcopato. Jorge Mario Bergoglio aveva una autorità morale contrastata dai settori considerati più “conservatori e affezionati alla difesa dei principi morali”. Ma è un settore – sostiene una fonte in Argentina – “oggi abbastanza poco attivo, anche per alcuni repulisti cominciati nella Curia, dove erano appoggiati e ascoltati”.

La stessa fonte concede comunque che “Bergoglio aveva forse calcato la mano nel suo scontro con il governo, al punto da suscitare qualche preoccupazione in certi vescovi che notavano una questione quasi personale con i Kirchner, le cui stranezze ed anche i cui fini personali al cardinale di Buenos Aires erano sempre stati chiari. Con lui lontano, mi pare che la Chiesa abbia assunto un ruolo un po’ neutro, simbolico e di poco peso politico, che potrà cambiare solo se col tempo le nuove nomine potranno aprire la strada a figure nuove, meglio formate e con capacità di articolare un dialogo con la società e col mondo politico”.

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