Pakistan: rinviato il processo d’appello ad Asia Bibi

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Con un’udienza di II grado di giudizio davanti all’Alta Corte di Lahore (Pakistan) oggi si sarebbe dovuto riaprire il processo ad Asia Bibi, madre di 5 figli, cristiana protestante, arrestata il 19 giugno 2009 e condannata a morte l’11 novembre 2010 da un tribunale di primo grado in base alla ‘legge di blasfemia’ con l’accusa di aver offeso il Profeta Maometto. Purtroppo l’udienza è stata rinviata a ‘data da destinarsi’ per l’assenza di uno dei due giudici incaricati. Infatti, per la legge vigente in Pakistan i casi di appello per pena capitale devono essere presieduti da due giudici, entrambi presenti per l’intera durata del procedimento.

La donna sta vivendo da 1.750 giorni una dura carcerazione; ora si trova nel carcere femminile di Multan (in Punjab) e, come riferisce a Fides la difesa di Asia Bibi, non sarà presente all’udienza per motivi di sicurezza. Un’udienza sul caso era stata programmata nel febbraio scorso, ma poi rinviata.

La difesa di Asia si avvale di un team guidato dall’avvocato cristiano Naeem Shakir, nota personalità nel campo della difesa dei diritti umani, premiato dal governo pakistano nel 2012 con lo ‘Human Rights Defender Award’. Nel team vi sono anche avvocati musulmani: la difesa, infatti, non vuole che il caso sia strumentalizzato in un ‘conflitto di religione’, ma che sia considerato solo su un piano legale. Le spese legali sono sostenute dalla ‘Renaissance Education Foundation’ (REF) di Lahore e da alcune Ong. Le comunità cristiane di Lahore, intanto, stanno diffondendo un ‘passaparola’, invitando tutti alla preghiera “perché i giudici abbiano la forza e la saggezza per prendere la giusta decisione, siano liberi da pregiudizi e onesti, a cuore aperto”.

Asia Bibi è stata arrestata nel 2009 con l’accusa di aver insultato Maometto; nel novembre 2010 è stata condannata a morte in base alla ‘legge nera’ ed è in attesa della sentenza di appello. Il direttore della sezione pakistana della REF, Joseph Francis, prima del processo di II grado aveva detto ad Asia News: “Il caso ha tutto il nostro sostegno. Spero che non ci saranno pressioni degli estremisti sui giudici, che devono gestire il caso con cura, considerazione e diligenza. Se i giudici saranno lasciati liberi di prendere una decisione giusta, le accuse cadranno… Asia sarà rilasciata”.

L’appello avrebbe dovuto decidere sul ‘crimine’ commesso da Asia Bibi, ovvero aver bevuto un bicchiere d’acqua raccolta da un pozzo di proprietà di un musulmano; perciò accusata di aver ‘infettato’ la fonte, poi la discussione con le altre donne e, infine, l’incriminazione per aver ‘insultato il profeta Maometto’. Anche il Papa emerito Benedetto XVI il 17 novembre 2011 al termine dell’udienza generale aveva lanciato un appello per la sua liberazione:

“La comunità internazionale segue con grande preoccupazione la difficile situazione dei cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenza o discriminazione”, esprimendo ‘vicinanza spirituale’ ad Asia Bibi e ai suoi familiari: “Prego per quanti sono in situazioni analoghe e perchè la loro dignità umana e i loro diritti fondamentali siano pienamente rispettati”.

Ad inizio di questo anno Asia Bibi aveva inviato una lettera a papa Francesco a ringraziamento delle preghiere della Chiesa per la liberazione: “Nel nome del Signore nostro onnipotente e glorioso, io Asia Bibi vorrei esprimere tutta la mia più profonda gratitudine a Dio e lei, Padre Santo. Spero che ogni cristiano abbia potuto celebrare con gioia il Natale appena trascorso. Come molti altri prigionieri, anche io ho festeggiato la nascita del Signore nel carcere di Multan, qui in Pakistan. Vorrei ringraziare la Renaissance Education Foundation che ha fatto avverare il sogno di vivere quel momento insieme a mio marito e ai miei figli, portandoli qui a Multan.

Mi sarebbe tanto piaciuto poter essere a San Pietro per Natale a pregare insieme a lei ma ho fiducia nel progetto che Dio ha per me e magari Lui vorrà realizzare il mio desiderio l’anno prossimo. Sono molto grata a tutte le Chiese che stanno pregando per me e si battono per la mia libertà. Non so quanto potrò andare ancora avanti. Se sono ancora viva è grazie alla forza che le vostre preghiere mi danno. Ho incontrato molte persone che parlano e combattono per me. Purtroppo ancora non è servito.

In questo momento voglio affidarmi solo alla misericordia di Dio che può tutto. Unicamente Lui può liberarmi. Prego, inoltre, per tutti coloro che lavorano e raccolgono fondi per la mia causa. Grazie… So che lei prega per me con tutto il cuore. E questo mi dà fiducia che un giorno, la mia libertà sarà possibile. Certa di essere ricordata nelle sue preghiere, la saluto con affetto. Asia Bibi, sua figlia nella fede”.

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